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QUANDO PACS…. NON E’ PAX! di Pino Grimaldi

Enna 29/03/2006 – I francesi sono noti per creare sigle, motti, logo che poi nel mondo vengono assunti come dettami evangelici e gabellati per iniziative proprie, e nel caso nostro italiche.
Gli ormai famosi PACS, in Francia ”pacte civil de solidarieté” furono creati per dare alle unioni di fatto che non volevano contrarre matrimonio una opportunità d’utilizzare leggi in favore dei conviventi-coppia-: dalla eredità alla pensione di reversibilità ed altro.
E successivamente estesi a quanti (a prescindere dal sesso) decidevano di stare assieme come coppia -più o meno (molto meno che più) fissa .
Fece scalpore oltralpi, ma subito la Spagna a dimostrare che nessuno è più a sinistra di alcuno adottò la stessa legislazione e per giunta con un governo di destra, lasciando al successivo governo di sinistra di benedire laicamente omosessuali ed altri: perfetto.

In Italia ove se in Francia – ed oggi Spagna di Zapatero – si urina fuori dal vaso é come se si fosse aperta una nuova fontana di Trevi,ci si appropriò subito dell’idea delle unioni civili che manco a dirlo ebbero la stessa sigla, convenendo lasciare nel fumo il problema che invece è di una serietà rara.

La coalizione di sinistra tuttavia non ha incluso detti patti nelle sue 281 pagine forse perché avrebbe dovuto scriverne almeno altre dieci, e tutto è stato lasciato alla tradizione orale degli undici convenuti a formare il blocco del popolo (come una volta si sarebbe chiamato, ma oggi Unione guidata dal cattolico Prodi). Questi ovviamente sottolinea che di tale legislazione non v’è cenno nel programma dei programmi e dunque manda e porta messaggi alla gerarchia ecclesiastica per tranquillizzare e non allarmare il “suo” elettorato, certo, come dice di essere, che mai tanto accadrà.

Ma tra i convenuti, ripeto undici, ben 9 non la pensano come lui e ritengono che in uno stato laico tutto debba essere concesso a tutti -tesi boselliana- e che dunque appena -ed ove- diverranno governo si darà il via al riconoscimento pacsiano delle coppie-poco importa se omo o etero sessuali.

Apriti cielo! Margherita, non fiore ma partito, spara a zero e dice che mai tanto avverrà asserendo “un conto sono le battaglie dei partiti (rosa nel pugno e similari) un altro il programma dell’unione in cui le proposte della rosa nel pugno non ci sono. Il resto è autolesionismo”.
Ed addirittura due insigni (pare) personaggi l’ex presidente ACLI (sempre vicina alla Chiesa) e l’ex presidente di Scienza e Vita ed appartenente alla Opus Dei, sparano a con nero su bianco dicendo che loro due mai consentiranno che ciò accada e dunque esortano a votare Unione, ulivo ed altre piante si, ma dando la loro parola che grazie proprio a questo fronte del dissenso mai e poi mai avverranno nefandezze di tale genere.

Pari a quanto divide in due o tre fazioni dentro l’unione il problema della tassazione dei bot Cct, tasse sulle eredità, aumenti degli estimi catastali e tante altri qualificanti aspetti di un programma che citarli tutti si rifarebbe un altro librone di pagine pari a quello di 281.
Nulla da ridire se v’è dinamica dialogica nel seno di un gruppo.

Secondo molti sociopsicologi non solo non è male, ma ove non ci sia si dimostra che non v’è democrazia interna (non ci credo ma è giusto riferirlo).Ma la domanda che ci si pone – sempre su un piano interpretativo – è un’altra: quanta onestà mentale possa esservi tra i contraenti un patto quando in ciascuno vi è il retropensiero (mica tanto poi !) di non onorarlo se non ad usum delphini.

E quanta tranquillità possa avere un leader nel momento in cui sa che se dovesse governare tra i vari veti incrociati e le prese di posizione rischierebbe di ridurre il programma scritto sottoscritto e giurato (?) ad un libro di antiquariato da esporre al British Museum.

Il che se vogliamo fa pendant con quanto accade sull’opposta riva della politica italiana ove i convenuti 4 de iure ma qualcosa in più di fatto, cercano ognuno di far passar per buona la propria tesi partitica e soprattutto fa l’impossibile per dimostrare che all’indomani delle elezioni a capofila verrà chiamato chi prende più voti: quanto dire il capocordata di oggi è tale solo perché capo del governo e della forza politica più rappresentata in parlamento, ma nel libro non c’è scritto che egli sia Mosè ne che le sue siano le tavole delle leggi da adottare.

Tutta roba saputa e risaputa, ma che sconcerta.
Perchè ad oggi anche nella ritenuta (da inglesi e francesi) sgangherata Italia mai era accaduto che si litigasse -che di questo si tratta- coram populo ed in corso di campagna elettorale tra alleati (o sedicenti tali), anche se poi a cose fatte di nefandezze ne sono accadute e non poche con fenomeni di transumanza da far ricordare il passaggio del Mar Rosso da parte del popolo eletto (è il caso di dirlo!).

In queste condizioni da cabaret che tiene desto il gusto di divertirsi degli italiani si andrà a determinare il futuro del paese che non sarà comunque roseo con ogni povero ragazzino che appena nato si trova un debito sulla groppa di più di 1500 euro, che se lo sapesse rimarrebbe nel ventre materno. Tuttavia c’è di che essere allegri: si vota (unico caso nei paesi civili) in due giorni dei quali il primo serve per pensare ed il secondo per mettere una croce non su chi vogliamo eletto a gestire la politica del paese, ma su cosa le parti vogliono che noi si abbia.
Sartori ha detto che è una ”porcata”.
La parola non mi piace,ma rende l’idea.
No, non ce affatto pax (e non pacs,anche se la pronuncia è uguale)! né fuori, tra gli Ulivi e manco in “Casa”!

Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it

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