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MA NO, LA BRAMBILLA: NO di Pino Grimaldi

Enna 28/07/08 – Nulla di personale. Non l’ho mai incontrata, non la conosco e so solo quanto da qualche giorno si scrive di lei come novella pulzella d’Orleans capace di portare l’Italia ad un nouveau Etat.

Insomma una Giovanna d’Arco modello duemila, accessoriata e con tutte le facilities disponibili sul mercato dell’usato (nulla di offensivo, ovvio). Perchè di questo in fondo si tratta. Una gentile signora (convive) di buona famiglia imprenditoriale di Lecco divenuta, pare, per caso essa stessa capitano d’industria.

Presidente della Sal Seafood, azienda leader nel commercio di prodotti ittici, filosofa (?) per passione, creatrice dei circoli (5.000) della libertà ed ora proprietaria, per averne depositato logo e forse anche altro (programma?), del “partito della libertà” che come eccentricità e novità di denominazione farebbe pendant con il “partito democratico”d ella manca.

Un agosto così non lo avrebbe pensato neanche Dino Falconi figlio del grande Armando e fine scrittore che amava nei mesi estivi partorire espressioni del tipo: ”snobismo, montatura lungo corso normale per l’istupidimento generale” solo per definire un gioco di carte il “bridge”. Non so come avrebbe definito questa corsa pazza a creare partiti che imperversa in Italia ove gentilmente ve ne sono già registrati e depositati ben 76 (settantasei!).
Che si sia aperta la corsa a chi arriva per primo al numero cento?

La signora, Presidente – tra l’altro – dei Giovani imprenditori della Confcommercio, ha un aplomb di una certa manierata eleganza moderna (in altri tempi avrei usato altre parole) con lunghi capelli rossi (naturali?) alla Veronica Lake diva americana degli anni ’40 del ‘900 che fece perdere la testa, turbandone i sogni, a tanti suoi ammiratori cinematografici (d’altro non so). Ha grinta, buon scilinguagnolo, gamba lunga e mostrata stile Kesler (gemelle indimenticabili!) sguardo semifreddo mobile e socchiuso negli occhi ed infine è pupilla (non riconosciuta ma detta) di Berlusconi suo idolo e patriarca da emulare.

C’è ne è invero tanto per pensare che in una Italia adusa al massimo alla ottima Moratti (persona seria, gran signora), alla intrigante e submarine Bindi (colta, figlia di Maria e politica di razza) o alla Finocchiaro (bella, seducente, sexy, con voce affascinante da far cadere ai piedi anche Putin, ma siciliana e dunque segregata per non indispettire il magico Nord), in questa nostro paese tutto mare da Goletta verde (pizzi, sembra, a parte) una persona come Vittoria Michela Brambilla, possa avere la chance di sfondare e “nulla interposita more” – senza indugio – divenire l’affabulatrice di cui il popolo ha bisogno per farsi menare come sempre accade per il naso su lidi sospirati nei mugugni agostani.

Ma se all’estero Sarkozy (bravo) è capace di proporre la castrazione chimica per i pedofili senza che saltino reazioni corali e chiama il nostro povero Bassanini come consulente (da noi già messo in archivio e murato) senza scioperi di alcuno, da noi le cose vanno diversamente. La povera Nilde Iotti venne sublimata alla carica di Presidente della Camera per non averla tra i piedi; ed alla buona Rosetta Jervolino hanno fatto il sacco mandandola a fare il sindaco di Napoli, che castigo peggiore non poteva esserci. E la dinamica – e vera politica di ottima razza – Emma Bonino la mandarono alla Commissione Europea ed ora ad un ministero in cui non riesce a far molto per evitare danni maggiori. Insomma alla faccia della par condicio da noi le donne vengono pensate sempre ed ancora in una certa maniera che sarà molto “under gender” ma non corrisponde a quanto avviene in altri paesi.

Ove una di loro la Royal ha rischiato di divenire Presidente della Repubblica (Gallica non dimenticare!) di Francia ed ora la Hilary Rodham Clinton è pronta al gran balzo per dominare il mondo dal letto – già suo – della Casa Bianca. Sembra che la maledizione dei Savoia “gli uomini comandano, le donne stanno a casa e sono utili per la rappresentanza” è ancora cogente ed ad onta degli scongiuri impressiona – e condiziona – ancora tantissimi.

Riuscirà la nostra a sfatare ogni mito e chioma al vento portare la italica gente verso la rivoluzione dei redditi, la fine della anarchia nella burocrazia, dei continui litigi tra tutti gli uomini della politica, a risolvere la crisi delle istituzioni e chi più ne ha più ne metta?

I tacchi a spillo la fanno apparire almeno di una spanna più alta di tutti (pare sia l’unica cosa che il Cavaliere non apprezzi) e il virgulto promette almeno di non supergerontocratizzare di più il paese che avrebbe bisogno di qualcuno che oltre a dire “ai miei tempi” possa immaginare il domani da creare e gestire ad usum proprio ma anche di quanti ne possano beneficiare.

Ma…. è il nome – che richiama il film del 1942 “la famiglia Brambilla in vacanza” – che desta (in me almeno) preoccupazione per la trama di quella commedia cinematografica giudicata dalla critica superficiale e leziosa.
Eccola: “la signora Brambilla ostacola l’amore della figlia per un bravo giovane povero perché vuol trovarle un ricco marito. La porta su una spiaggia alla moda dove un ricco disonesto attenta alla sua virtù”. Il titolo ricalca peraltro quello di una canzonetta molto in voga in quegli anni quasi a farci non valutare la tragedia bellica che da li a poco ci avrebbe portato alla fine di un epoca.

Beh, sarà che tutte le volte che vedo la nostra Vittoria Michela, cerco di immaginare chi possa essere il ricco disonesto che attenti alle sue virtù; e tale turpe accadimento per un possibile primo ministro italiano mi fa pensare seriamente che forse dovremmo rivedere tutti gli schemi e dall’altare in cui viene posta oggi bisognerebbe che avesse, come Napoleone, un pò di polvere, in attesa, ovviamente, di tempi migliori: per esempio una legge sulla sterilizzazione chimica anche degli attentatori alle pure virtù femminili.

E poi, immagino tutti gli amministratori, ministri e dignitari a pretendere di stare seduti in fronte ad essa per, diciamo così, far godere l’occhio e fugare in tal modo le ansie per il disastro del paese. Ed infine il gossip che si solleverebbe con attribuzioni di mille relazione e spaccatura della buona convivenza che la poveretta, si fa per dire, ha.

Insomma una serie di ragioni (e non m’importano quelle dei politici perché sono di parte) che m’inducono – pur apprezzando – a dire: no, per la Brambilla non è ancora il tempo giusto. Siamo immaturi per meritare tanto. Godiamoci questo suo sabato del villaggio perchè se ci fosse la domenica potrebbe non essere pari al giorno avanti.
Leopardi docet.

grimliondr@libero.it

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