Fateci caso: ma nel nostro bel paese sono più gli “ex” che i “new entry”. Parlamento, banche, grandi multinazionali, organizzazioni sindacali ed altre, tutte hanno un loro proprio, ma scambiabile “inner circle”. L’alta finanza, l’editoria, il giornalismo, hanno di fatto sostituito le grandi famiglie che prima erano appannaggio del ceto professionale dove vi era una sorta di eredità od affiliazione che poi dette luogo al ’68 con la decimazione delle cosiddette baronie e con l’avvento degli anarcoidi di turno presto fattisi più conservatori dei reali di qualsivoglia dinastia dell’ottocento.
La cosiddetta “mani pulite” (ma di chi?) sembrò spazzare con una ventata di qualunquismo – che tale fu – una intera classe politica ma di fatto valse solo a far cambiar casacca ai più ed a segregare una manciata di nomi che preferirono da qual momento starsene tranquilli visto che non valeva la pena essere onesti -a loro modo s’intende – per poi essere additati al pubblico ludibrio.
Certo, nulla di nuovo ché tante altre volte era accaduto sia pure senza il clamore ed il grancassare dell’epoca. Ma stupisce che in piena epoca revisionista – comunque essa intesa da manca a dritta e viceversa – si continui in Italia a recitare lo stesso copione senza neanche il buon senso – intelligenza – di cambiare qualche battuta per evitare il reato di plagio! Perché di questo si tratta.
Fa notizia le beghe tra i candidati alle primarie – modo italico – per il “pd” che dovrebbe stare per partito democratico che sarebbe una specie di insalata con ingredienti talmente difformi da non renderla commestibile a palati normali senza lesioni del centro del gusto. Di tutti costoro, ottime persone per carità, non v’è un solo nome che faccia dire: toh questo si che é una novità. Ma tutti con il loro pesante passato alle spalle a dimostrare che il 41 bis per i pentiti è una presa per i fondelli se traslato nella vita sociale. E ciascuno non è solo ex di una “posizione” ma di molte per cui sono tutti super ex dai quali ci si può attendere esperienza, certo e molta, ma non novità ideoprassica dalla quale sono lontani un miglio.
Pensiamo che il problema della gerontocrazia politico gestionale amministrativa si risolva abbassando il tetto delle pensioni e mandando a passeggiare il cane, i cinquantenni ancora supervalidi e non ci si accorge che abbiamo persone di tale età in politica od altro – non lavoratori dipendenti – che hanno già fatto tutto e che non hanno più nulla da dare se non ripetere pedissequamente gli stessi errori divenuti riflessi condizionati ineludibili.
Si riciclano con una velocità da spirogonzales e riescono a battere i marciapiedi di tre o più partiti od organizzazioni in un batter d’occhio per cui ogni volta ci si ha da chiedere a quale chiesa appartengano per evitare gaffe. Sono onniscienti e per certi versi quasi onnipotenti – che il Signore perdoni tanta millanteria! – se è vero che riescono a dirigere o indirizzare programmi in qualsivoglia campo sempre asserendo di essere nel giusto, nel vero nello onesto e sempre…. sbagliando!
In qualsiasi altra nazione sarebbero stati buttati alle ortiche. Da noi troneggiano ed hanno clienti ed affezionati cultori del loro girovagare: insomma un turismo politico amministrativo che non ha precedenti. “Anche la speme ultima dea fugge i sepolcri” scriveva Foscolo che ebbe la fortuna di non sapere che duecento a passa anni dopo la “speme”non avrebbe più fuggito i sepolcri imbiancati della classe politico bancaria multinazionale italiana!
E’ mai possibile che in una nazione di 58 milioni circa di abitanti, tutto debba ruotare sulle teste – e mani – di non più di cinquanta crani? Una volta la Clara Boote Luce che era stata ambasciatore Usa in Italia ricevendomi nella sua nella villa di Honolulu mi chiese come fosse possibile (eravamo nel 1976) che dalla fine della guerra in Italia ci fossero sempre le stesse persone in ruoli scambiabili a dominare la situazione e mi pose la domanda se a mio modo di vedere quella italiana si potesse chiamare democrazia.
Mi difesi alla meno peggio e dissi che col tempo la situazione si sarebbe decantata. Non è avvenuto.
Prima ci fu la “resistenza” e l’anti fascismo, poi l’anti comunismo ora l’anti berlusconismo a spiegare perché nulla possa cambiare pena gravi sconvolgimenti nel paese.
Il prossimo potrebbe essere l’anti”sarchiapone”: cos’è? Andarsi a rivedere un celebre sketch dell’ottimo Walter Chiari con Carlo Campanini. Si, perché da noi l’importante è come si dice la cosa e non cosa sia la cosa di cui si parla. Anzi più incomprensibile è, meglio viene accettata fatta propria come “ motivazione” per cui combattere o per difendere o per abbattere. Insomma una sorte di paradigma di Fichte per il quale è la lotta in se stessa ad avere valore e non il motivo per cui si lotta.
E gli “ex”? C’entrano perché per loro é la lotta in se stessa – per la propria sopravivenza, s’intende – che ha valore e per la quale ci si spende e sempre con l’aria di dire: vedete a cosa mi debbo sottoporre per difendere il sacro suolo della patria con annessi e connessi!
In fondo il mondo è tutto un “ex”. Ecco perché sono incautamente pessimista.
Non ci si rovini le vacanze comunque; siamo l’unico paese civilizzato ad averne tante: sarebbe una offesa al buon Dio.
grimliondr@libero.it
pubblicato il 19 agosto 2007