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Pino Grimaldi: LE VIE DELL’INFERNO…… sono lastricate di buone intenzioni

Enna 06/01/07 – A sentire loro il 2007 dovrebbe essere un anno del tipo “anno santo”. Tutti i peccati rimessi, soldi e benessere per tutti, pieno potere di sviluppo alla politica, diminuzione del debito pubblico, opere ed infrastrutture da destare meraviglia ed apprezzamento e forse anche invidia in tutte le nazioni.
Insomma una sorta di novello paese di bengodi ove tutto va bene, la gente riprende a nascer superando quanti muoiono, e alacrità, spirito di intrapresa e voglia di edificare e per l’oggi e per il futuro: nuova forma quasi morbosa da far gridare al miracolo di una epidemia di virtù civiche ed individuali.

”Loro” sono tutti i politici a qualsiasi confraternita appartengano e qualunque casacca, sia pure pro tempore, indossino e soprattutto a qualsiasi livello siano stati delegati dal popolo sovrano a far marciare la macchina Italia senza intoppi a tutta velocità anche infrangendo tutte le limitazioni: e tutto ciò senza rischio per alcuno.

Una iniezione di ottimismo verbale (solo tale) da affascinare anche i più sospettosi che finiscono con il pensare forse è la volta buona e dunque cedono anche loro (non i primi) a cauto ottimismo.
Poiché è da escludere che tutti siano stati pervasi da virus euforizanti (armi batteriologiche? ed usate da chi?) sorge il dubbio che stiano bluffando come quanti, nel gioco del poker, pur non avendo nulla in mano rilanciano in maniera dissennata nella speranza che gli altri giocatori non”vedano” e possano così prendere il piatto – anche se misero – per far cassa.
Si credeva che tale attitudine fosse una prerogativa dei dittatori (sempre fatto) o dei detentori di potere economico (lo fanno ancor oggi!) o dei gurù. Ma che in un sistema democratico – dunque di reciproco controllo tra maggioranze ed opposizioni – tanto potesse accadere,francamente non era immaginabile: ma avviene.

Abbiamo un debito pubblico a qualsiasi livello -governo, regioni, province, comuni – tranne rarissime eccezioni – da far piangere chiunque e far meditare suicidi di massa. Una pressione fiscale – e senza facilities tipo Svezia – tre le due o tre più alte del mondo. Servizi che – sempre non considerando le lodevoli eccezioni – fanno a dir poco rabbrividire (eufemismo di schifo). Una legislazione che è la più affollata del mondo con leggi anche per la scelta del numero delle mutande da portare, attaccati come siamo al credere che le leggi sviluppano civismo onde gli inglesi sarebbero il popolo più incivile avendo – come è – poche norme scritte. Una prospettiva di vita apprezzabile tra le più tristi esistenti nei paesi cosi detti civilizzati.

Il Sud che è “problema” dall’unità d’Italia e che non fa nulla per uscire dal ghetto ma è sempre più bravo a mugugnare, protestare, domandare pur avendo avuto tanti benefici che se l’avesse avuto il Kossovo avemmo risolto il problema in quella parte di mondo.

Chi non è imbecille (in questo caso è giustificato) sa che se non si comincia, come dice un proverbio polacco, a scopare dinanzi all’uscio della propria casa, la città non sarà mai pulita e che dunque non agli altri bisogna chiedere sacrifici(anche) ne mandar loro messaggi di folle ottimismo, ma sedersi non davanti la tv, ma ad un tavolo e studiare le vie più semplici e dare come individuo l’esempio se si vuole che altri ci seguano.
Accade tutto ciò? E come comunque potrebbe accadere se i nostri rappresentanti a tutti i livelli si alternano dinanzi ai microfoni, video, giornalisti anche mentre sono nel bagno per rilasciare dichiarazioni, interviste, sputare sentenze talchè non hanno che il tempo solamente di mangiare (oh,si,quello si!) e sperare nel fattore “C” (non fatemi citare a cosa mi riferisco!) perché le cose possano andare nel meno peggiore dei modi possibili (con il consenso di Leibniz,s’intende)?

Non sto guardando alla mia città che di peggio non potrei; né solo all’Isola degli aranci, che mi indurrebbe a scappare, ma a tutto il nostro paese dalla linea gotica in giù con la esclusione dello enclave romano.
I latini solevano dire”in rebus adversis cognoscitur homo”. Verità, perché al tempo delle vacche grasse anche i conigli diventano leoni, ma quando si vive nelle avversità – poco importa da chi determinate – allora sì che si riesce a valutare se si è uomini o quaquaraquà.

Ad Enna la popolazione è ancora calata. Di fatto è ancora molto meno di quanto le statistiche non indichino: un sacco di gente è già andata via e non passa nel borgo che alcuni giorni. Per la modestia giurisdizionale della area urbana e degli abitanti, è il tipico centro ottimale per una gestione buona, corretta, accettabile da tutti. Non si pongano tasse e balzelli, ma si abbia il coraggio di chiedere agli abitanti di ogni quartiere, rione, o quel che si vuole, di amministrarsi ciascuno mettendo del proprio e non dando ad altri il necessario per quanto occorre. Pensi il governo civico a dare strade, luce, acqua e pulizia ambientale. Non stia riunito a cercare di mettere pezze alle varie magagne accumulatesi in quasi tre quarti di secolo. Il borgo è vecchio ma non vetusto e chi vi abita ha il diritto di vivere in una città normale. E non dovere passare il suo tempo pensando a quando potrà fuggire “in più spirabil aure”.

Non occorre creare illusioni: ci si rimbocchi le maniche. Punto.
Si,le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni: evitiamole; e se non paradiso, almeno purgatorio (anche se ufficialmente cancellato).

Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it

pubblicato il 6 gennaio 2007

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