Enna. Non vorrei fare la figura del giovane Cuffaro-Puffaro che difende Mannino e la DC davanti a Maurizio Costanzo e Giovanni Falcone e che ha fatto il giro di tutti i “blob” d’Italia; intanto perché non sono giovane e poi perché, a differenza dell’allora consigliere comunale democristiano, non sono un seguace del presunto vilipeso (il Mirello nazionale) e non milito nel suo partito. Se è per questo non insegno nemmeno alla Kore. Sono solo un giornalista di provincia che di mestiere fa l’ingegnere e sono un ingegnere ennese, tutte cose che non rappresentano necessariamente un ossimoro.
Leggendo quasi giornalmente Repubblica capisco però delle cose e la prima è così evidente da essere persino banale. Repubblica non ama Crisafulli e attraverso di lui non ama l’Università Kore. Non posso dire, onestamente, che Repubblica non ami in conseguenza questa montagna e i suoi cittadini, ma questo non mi sottrae da un sensazione sgradevole che ci coinvolge tutti, o almeno quelli che non avendo interessi politici contrastanti o convergenti guardano a tali vicende con distacco.
L’ultima uscita sul tema credo sia quella del 22 novembre scorso a firma di Attilio Bolzoni ed Emanuele Lauria, un cognome quest’ultimo che non è estraneo alla nostra terra, tanto per rimanere in tema di pubblicità elettorale, perché corrisponde proprio a quello del Senatore ennese per antonomasia, Michele Lauria, storico avversario e poi alleato altrettanto storico di Crisafulli.
Ma bandite la nostalgia e le tentazioni nominalistiche, mi ritrovo abbandonato dalle due autorevoli firme tra le pecore nei pressi della più grande miniera in galleria d’Europa (abbandonata sì ma di sali potassici e non di zolfo) e quindi catapultato nella Disneyland del sapere. Non capisco perché anche quelli che vengono presentati come pregi della quarta università siciliana (dopo aragonesi, gesuiti e borboni) mi appaiono piuttosto come delle esagerazioni, dei sottili inganni, se non degli oscuri maneggii, coinvolgendo persino l’incolpevole, ignaro studente neolaureato che avrebbe trovato lavoro appena un quarto d’ora dopo!
Certamente capisco quanto sia strano immaginare a tanti chilometri di distanza che due giovani professori incaricati della Kore siano diventati nel giro di qualche anno neodeputati eletti nelle liste del PD, e non viceversa, ma a prescindere dalla tempistica non certo favorevole alle tesi repubblicane, repubblichiane, repubblicanti, non so come dire, rimane il fatto che entrambi vengano da università concorrenti.
Quella delle Università concorrenti è certo un elemento non secondario in tutta la vicenda, non a caso è in atto un civile ma violento contenzioso tra il Consorzio Universitario Ennese, la padre naturale dell’ateneo, e l’Università di Catania che, per continuare questa sorta di genealogia, dovrebbe rappresentarne una delle madri. Con tanto di inversione dei generi tanto di moda quest’anno e tanto di arbitrato da diversi milioni di euro, pretesi da Catania per i propri docenti e riconvenzionate dal CEU per lo stesso periodo, quando la nascente università ennese svolgeva corsi di laurea in nome dell’ateneo etneo (bella la fonia, n’è vero?). Appena per inciso il Siciliae Studium Generale di Catania è nato sì per volontà degli Aragonesi ma con il beneplacito di Santa Romana Chiesa e con le risorse finanziarie “assicurate da tratte del locale caricatore dei grani e da fondi dell’Ospedale di S. Marco”, come cita l’autorevole prof. Giarrizzo, come dire con l’apporto di molte grandi e varie risorse cittadine di diversa estrazione. Ed era appena la prima metà del XV secolo! E un non dissimile coacervo di risorse e interessi credo abbia sovrinteso alla nascita di molte altre valorose università italiane.
Per tornare ad epoche più recenti, può essere utile ricordare che quando il ministro Moratti si “precipitò” (a firmare il decreto di riconoscimento dell’ateneo ennese n.d.r.) non lo fece per accontentare l’avversario Crisafulli ma più banalmente perché pressata dal collega Micciché, che a sua volta non intervenne per piaggeria o collaborazionismo ma per non rendere assoluto lo strapotere dell’on. Crisafulli e dei suoi incatenanti e per dare uno schiaffo alla porzione margheritina del centro-sinistra, che dal suo canto era salita sull’aventino.
Potrei tediare voi ed altri con spiegazioni altrettanto bizantine su molte altre circostanze accortamente citate nell’articolo, tranne forse che per lo strano caso della sig.ra Cuffaro di cui sappiamo poco o punto. Immagino però che queste vicende locali non valgano l’attenzione dai vostri molti lettori ma al massimo di quei pochi di cui mi approprio indebitamente.
Da malfidato siciliano, tuttavia, mi arrovello per immaginare come faccia il sistema universitario ennese a ricavare agganci politici da gente un po’ datata come Scalfaro (e me ne scusi il Presidente Emerito che ad Enna era già di casa negli anni sessanta per merito dei francescani) o come Bertinotti che è notoriamente assai influente nelle stanze del potere romano postcomunista…
Da malfidato montanaro mi chiedo ancora se sia un caso fortuito che la singolare campagna pro-Kore e pro-Mirello della più importante testata d’opposizione del paese si intensifichi ora che ritornano in auge i fondi per il Politecnico del Mediterraneo che l’Europa sembrava aver deviato sulla Slovenia e che si scoprono nuovamente disponibili. Così come mi insospettisce, certo a causa del mio genoma, che si faccia zuppetta nel nostro cappuccino ora che il Governo minaccia di privatizzare le università italiane, trasformando la loro nobile anima statale in fondazione.
Mi viene in mente che per non sbagliare e non trovarsi invischiati con le oscure trame della Gelmini, si sia pensato di avanzare qualche sospetto sulla Kore, che essendo retta da una fondazione potrebbe avvalorare la bontà di questa formula, intrinsecamente cattiva. Il suo successo dunque non può derivare che dalla spregiudicatezza e sostanziale immoralità della sua conduzione. Infarcendo il tutto di scale mobili, piramidi e “mirelloni”, trovate bizzarre di un personaggio bizzarro come Crisafulli o, se preferite, di un ras.
Per gli isolani che sanno di mare anche a mille metri d’altezza, lontani dall’Etiopia e dal ventennio, il ras è il personaggio centrale della mattanza, l’uomo che al centro della “camera della morte” ha l’onore e l’onere di guidare la caccia ai tonni. Un mestiere desueto in un’isola desueta, abitata proprio al centro da gente ancor più desueta e forse anch’essa bizzarra. Ma non oscura.
Giuseppe Margiotta
pubblicato il 3 dicembre 2008