Sarà stato il caldo torrido che ha afflitto l’Italia, sarà che in mancanza di confessori, data la penuria di vocazioni religiose, si è optato per le confessioni pubbliche, ma nel corso di una estate che sta per chiudere i battenti, abbiamo assistito a tutta una serie di precisazioni, puntualizzazioni e dichiarazioni quali da tempo neanche santa romana chiesa era riuscita ad ottenere quali atti di contrizione e liberazione da peccati passati.
Tutti in cerca di un accreditamento “costituzionale” da nessuno richiesto ma evidentemente ritenuto opportuno al punto da creare qualche problema di comprensione tra chi -detto onestamente- se ne infischia di cose che nulla hanno a che vedere con i problemi quotidiani.
Il quadro che ne viene fuori è quello di un paese che non ha più storia se non quella addomesticata e ricucinata per renderla gradita a quanti amano essere assaggiatori e giudici.
Alla caduta del regime fascista, ufficialmente 25 luglio 1943, ma definitivamente 30 aprile 1945 cominciò la corsa verso una verginità politica che potesse consentire a tutti -tranne i pochi che erano rimasti con le idee ante marcia- di potere lavorare e vivere. La stessa identica cosa che era accaduto dopo il discorso del 3 gennaio 1925 di Mussolini che segnò l’inizio della fascistizzazione di massa onde nessuno ufficialmente era anti fascista.
Avevano indossato l’orbace per la”pagnotta”, se lo tolsero per lo stesso motivo. Non vi fu indignazione ne prima ne dopo avendo il bel paese cambiato nelle varie contrade casacche tante di quelle volte che neanche il buon Fregoli sarebbe stato capace di tanto. I tempi non erano tra i migliori per discettare in punta di fioretto e il paese visse con l’arco costituzionale fatto da chi si richiamava ad ideologie allora in voga e con un’opposizione fatta da “nostalgici” che non pensarono mai a fare rivoluzione consci che avendo perduto il bastone del comando, era giusto che facessero penitenza. Ma già allora quanti gestivano il paese avevano fatto dichiarazione di democraticità, osservanza della costituzione e soprattutto di profondo pentimento per avere aderito ad un sistema che avevano tenuto in piedi per vent’anni.
Eccelsero in tanto i novelli di Dc, PCI, Psi e un gruppuscolo di sedicenti repubblicani, liberali e simili. Tuttavia nessuno, se non richiesto, spiattellò ai quattro venti cosa era stato, ne mai disse peste e corna della ideologia o della parte che gli era stata propria e non per caso!
Tacitamente l’accordo era: meno se ne parla meglio è. Fermo restando che i fascisti erano da evitare come appestati, ma sottobanco si potevano loro chiedere voti che non dovevano essere dichiarati per non “sporcare” la democrazia; e questi a loro volta evitavano di cadere in apologia di reato. Insomma il classico “qui lo faccio e qui lo nego” che …tanto bene ha fatto al senso morale degli italici.
Poi cominciò l’epoca della ”memoria condivisa” una delle più grosse sciocchezze lessicali che pretendeva che vittime ed assassini si riconoscessero l’un l’altro ed in un abbraccio ecumenico-evangelico dicessero di avere tutti sbagliato fermo restando che essendo, per detto unanime, la Costituzione figlia (?) della resistenza questa non doveva essere mal mentovata ché sarebbe stato come parlar male di Garibaldi.
Tutto stava andando secondo copione quando qualcuno pensò che il troppo è troppo ed uscì al naturale sia pure in forma morbida ed accettabile, anche se il vertice dei partiti continuavano a dire che il fascismo era stato male assoluto, e che il comunismo quasi. Una confusione del demonio con Fini che fa dichiarazione di antifascismo e Veltroni di anticomunismo, ciascuno lasciando allibita la loro base di nascita (non anagrafica). Ora il problema è di cercare di capire cosa ciascuno pensi veramente perché sul piano psico-antropologico appare inverosimile che tutti vogliano solo essere “ex” anche nella coscienza, pur comprendendo che il pentitismo è stato elevato a virtù anche laica oltreché confessionale.
Domanda: perché questa corsa a violare le buone norme della storicizzazione dei fatti accaduti? Forse per uccidere psicologicamente il padre (Freud) prenderne il posto ed edificare una casa nuova nella quale invitare chi si vuole, o la paura di non essere mai invitati al convivio di chi, si dice, nella ragione e non godere privilegi e prebende politiche?
E tutto ciò mentre il mondo assiste attonito ad una crisi economica (ma anche politica) che quella accaduta nel ‘29 del secolo scorso appare come gioco tipo monopoli e tutti a chiederci cosa accadrà non fra un secolo ma domattina.
Il narcisismo è scontato in chi fa spettacolo e politica; ed a piccole dosi anche il fregolismo. Ma nessun dei teatranti sul Titanic che affondava si camuffò da passeggero di prima classe per avere priorità nel calarsi in una scialuppa di salvataggio.
Ma erano altri tempi. Ed altre generazioni. E come ha detto Obama “non basta mettere il rossetto sul muso di un maiale perché questi non sia più tale”.
Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it
pubblicato il 18 settembre 2008