sabato , Gennaio 25 2025

Provincia Enna. Monaco e la questione Morale

Enna. Il Presidente della Provincia Pippo Monaco stavolta ha voluto al suo fianco il deputato regionale Edoardo Leanza per affrontare i giornalisti sulla supposta vicenda morale che agita le acque della politica ennese dopo le dimissioni dell’assessore Faraci, accusato da un dipendente della Provincia di aver attuato forme di pressione per ottenere vantaggi da alcuni imprenditori. Come è ovvio la questione è ancora avvolta nel buio e gli unici fatti di rilievo sono le accuse manifestate con una lettera al capo dell’amministrazione provinciale e le dimissioni dell’ex assessore. Inappuntabile il comportamento del primo, che ha subito consegnato agli inquirenti la lettera a lui pervenuta e del secondo, che si è dimesso dall’incarico di assessore, per potersi difendere dalle accuse mossegli e per levare dall’impaccio il suo presidente. Alla magistratura inquirente spetta adesso di definire con rapidità le eventuali responsabilità dell’accusato e di assegnare al giudizio del giudice delle indagini preliminari gli elementi d’accusa o la richiesta di proscioglimento, se non vi siano oggettivi elementi di responsabilità. Così funziona la democrazia e sembra di poter plaudire al corretto comportamento di entrambi i protagonisti della vicenda.

Ma Monaco qualche errore nella sua autodifesa lo ha commesso.
Vediamo perché! Da un lato il Presidente, nel corso della conferenza stampa, orienta subito la questione nel senso di una nuova faida politica che nel caso specifico ennese è l’esatta riproposizione dei precedenti che riguardano il Presidente Berlusconi e l’accanimento della sinistra nei confronti del premier. La volontà cioè di preporre una “questione morale” ad un giudizio politico sulla capacità di fare della sua amministrazione.

Monaco non sta nella pelle ed è stavolta seriamente preoccupato: “Da tutte queste voci – dice il Presidente della Provincia – ne esco vincente poiché nessuno può puntare l’indice contro la mia persona e contro la mia moralità”. Non troverà uno solo dei cittadini, che sia suo elettore o meno, che lo crederà persona corretta e moralmente ineccepibile, solo perché se lo dice da solo; e con toni così altisonanti. Vincente non è e non sarà mai il capo di una amministrazione provinciale che in soli diciotto mesi è passato attraverso crisi ripetute, malesseri striscianti, accuse vibranti dei suoi stessi consiglieri e dei partiti che lo sostenevano in campagna elettorale e che ha perfino subìto le dimissioni di un assessore, in un quadro tanto torbido quanto incerto. Ma Monaco continua a sbagliare quando afferma con toni trionfalistici che “Allo stato non risulta alcun amministratore indagato dalla Procura della Repubblica” e ancora che “….In questi ultimi giorni si rincorrono voci relative a presunte indagini riguardanti un altro esponente della Giunta provinciale. Fatto questo non riscontrabile e quindi assolutamente non veritiero”. Da un lato appare poco credibile che se indagini siano in corso su qualcuno degli esponenti della sua giunta, il Presidente sia in condizione di escluderlo. Anche perché se gli inquirenti incaricati di condurre tali indagini (di certo ancora nella fase preliminare) andassero a rivelarlo proprio al capo degli indagati, sarebbero degli autentici pivellini.

Stiano sicuri gli inquirenti perché nessuno è tanto stupido da prendere per buona una sola parola di Monaco, il quale dimostra con le sue avventate parole, di avere una così scarsa considerazione dell’opinione pubblica, da pretendere di poterla ingannare con una sua temeraria affermazione di cui proprio lui non potrebbe avere alcuna certezza.
Il Presidente commette un errore ancora più grave tenendo al suo fianco, al tavolo della conferenza stampa, l’assessore Fabrizio Tudisco, che, nell’ambiente politico dell’ente e tra i dipendenti, risulta essere, tra gli uomini di Monaco, chiacchierato per spese folli ed inutili e per qualche eccessiva disinvoltura nell’azione amministrativa. Lungi dall’ottenere il risultato sperato di rincuorare l’assessore al turismo e il suo padrino politico (il dep. reg. Edoardo Leanza) lo ha esposto ancora di più al sospetto e alla maldicenza. A completare l’opera ci ha pensato l’ufficio stampa della Provincia che ha pubblicato il resoconto della riunione con una grande fotografia in cui appaiono i protagonisti della questione nello schieramento voluto e col volto tirato di chi teme che un brutto colpo stia per arrivare, non si sa bene da quale parte.

Il Presidente, come dicevamo, avvia male il confronto, additando la libera stampa che urta la sensibilità di assessori che tuttavia sono uomini e quindi soggetti emotivi (che compatimento per degli uomini politici!); e lo schieramento opposto, a cui addebita l’omissione del nome di un ex assessore comunale, indagato per aver prestato il telefonino, in dotazione all’ente, ad un mafioso per sue comunicazioni private. Monaco, nella nebbia che a Enna non manca mai, non riesce a distinguere che l’ex assessore comunale del centrosinistra, accusato di favoreggiamento e di peculato, non è più in carica da tempo, mentre il suo assessore provinciale lo era ancora e che precisi meccanismi di garanzia istituzionale riportano a livelli di salvaguardia assai diversi le due azioni penali e soprattutto la risposta della politica in quei contesti.

Ma il vero capolavoro lo fa il più scaltro della partita. Il deputato regionale Edoardo Leanza utilizza una tecnica che, più che politica, sembra essere intimidatoria e dai toni vagamente assimilabili a quelli di consorterie non proprio apprezzabili. Con una sortita sibillina, Leanza, invece di parlare del buon fare dell’amministrazione che ha costruito insieme col suo amico Monaco, afferma: “Finalmente si è rotta la consuetudine del silenzio e i dipendenti dichiarano tutto il malessere da anni esistente in alcuni settori amministrativi. E’ improbabile che la coalizione del centrosinistra, che ci ha accusato di illeciti, abbia cavalcato, in tutti questi anni, indenne battaglie morali».
A parte la forma stilistica dubbia e controversa, Leanza sembra dire agli avversari del centrosinistra, in carica fino al 2008, che molto è trapelato ed è a sua conoscenza che sarebbe esistito un “malessere” di rilevanza almeno penale (se no, non si capirebbe in questo contesto la citazione) e che potrebbe avvenire (è improbabile?) che il centrosinistra che ha cavalcato le battaglie morali rimanga indenne da conseguenze di quel malessere. Leanza, dunque, fa scudo al Presidente Monaco e lancia avvertimenti a sinistra. Tradotto in una traslitterazione allegorica potrebbe suonare: “Attenti, altrimenti ci arrabbiamo!”.
Ma così ci arrabbiamo noi. Perché se lui sa qualcosa, il dep. reg. Edoardo Leanza, invece di minacciare per costringere altri al silenzio, avrebbe il dovere specifico di parlare, di denunciare, di far sapere per primo al Presidente Monaco, quali sono i malesseri che il personale della Provincia comincia ad esprimere. Poi siccome Monaco conosce perfettamente dove si trova la porta della Procura, il resto verrà da se’.
Adesso una indagine dovrebbe aprirsi davvero, per accertare tutto quanto sia a conoscenza del dep. reg. Leanza e del presidente Monaco, che possa avere rilevanza penale, per sollevare i poveri dipendenti della Provincia di Enna dal fardello del malessere che li attanaglia. Carte scoperte dunque e non vaghe minacce dal brutto sapore di ritorsione.

Eppoi il presidente Monaco, faccia in modo che i suoi elettori, tutti, vadano fieri di lui. Parli in conferenza stampa, non della presunta questione morale che gli disturba il quieto sonno, ma delle opere vere, del fare per questa provincia, dei suoi interventi per cambiare le sorti dell’economia che non riesce a tirare, delle strade che restano vergognosamente chiuse o dissestate, delle scuole a rischio di sfratto, delle sue società collegate inefficienti e piene di debiti, della Multiservizi, degli Ato che non riescono a garantire un minimo di qualità del servizio, delle discariche abusive, dei fiumi pieni di sporcizia e di rifiuti, delle aree industriali fatte di aziende chiuse e di cassintegrati, delle occasioni perdute di un territorio che ai suoi giovani offre solo la prospettiva dell’emigrazione.

Maurizio Prestifilippo

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