Doveva proprio finire cosi? È vero che a Enna non c’è il Piave ma al massimo il Torcicoda, ma un poco di amor patrio potremmo, come ennesi, averlo.
Parlo naturalmente dell’ingarbugliata situazione politica pre-elettorale che vede protagonisti assoluti gli stranieri, gli extra-comunitari, quelli cioè che vengono da fuori dei confini comunali, come dice la parola stessa e come qualcun’altro ha scritto.
Ha iniziato l’on.le Galvagno, notoriamente centuripino, a volere a tutti i costi che si ricandidasse il sindaco uscente e senza primarie. E tanto ha fatto e tanto (tantissimo) ha detto che le primarie si faranno lo stesso ma solo per decidere l’avversario interno di Agnello! La cosa è intrigante perché sul fronte avverso (interno) troviamo il segretario provinciale Arena, anch’egli centuripino e anch’egli ex sindaco. Una guerra in famiglia.
Ma la guerra nel PD non è solo locale, la guerra è mondiale, visto che per noi siciliani la Sicilia o il mondo intero sono la stessa cosa.
Infatti si presenta per le strade di Enna, nei siti internet di Enna, sui giornali di Enna, pure dal Prefetto di Enna (dicono), un certo avvocato di Agrigento, esponente degli “Ecodem” (l’ennesima corrente del PD) che avendo a suo tempo perso le elezioni a sindaco nel suo paese viene a immischiarsi in cose che non dovrebbero interessargli proprio, visto che le due province non sono nemmeno limitrofe. E lo fa con convinzione, con dispendio di energie e di denaro e con una sovrabbondanza di bile che lo fa accusare la stampa locale di ostruzionismo e addirittura minacciarla di ritorsioni (certamente legittime visto che è un avvocato e sa come è facile rigirare il concetto di calunnia).
Cinico come sono, non mi interessa la vicenda in sé. Oltretutto la magistratura si è già pronunciata e parliamo solo di aria fritta e archiviata. Non mi interessa nemmeno sapere chi è questo signore che tira in ballo Crocetta e la Borsellino, come hanno fatto a suo tempo quelli della corrente Lumia (che almeno erano schierati da quella parte) ma soprattutto come ha fatto di recente il sindaco Agnello, che non mi pare fosse schierato da quella parte.
Mi interessa invece capire perché un esponente del PD ne attacca così violentemente un altro e per farlo va “in trasferta”. Mi sembra di rivedere qualche vecchio western, con il bounty killer venuto da lontano (ho scelto il “cacciatore di taglie” perché mi sembra un mestiere più nobile del killer vero e proprio, così non si offende).
Come al solito quello che fa la sinistra lo sa e lo fa pure la destra. Ad un barlume di speranza di vedere un accordo tra le diverse anime del Centro-destra (il prof. Moceri, MPA, udite udite era stato accettato pure dal PdL) ecco opporsi un altro “straniero”, stavolta di Nicosia, anche lui reduce da una sconfitta in casa con il proprio candidato sindaco.
“Guardate che avevamo un accordo ed era quello di dare il sindaco all’UDC” ha detto più o meno l’on.le Leanza nell’ultima riunione. “Perbacco e perdinci, ce n’eravamo proprio dimenticati”, hanno detto prontamente gli altri e via a nuove consultazioni.
Visto che già cinque anni fa il candidato sindaco del centro-destra era dell’UDC, che ha pure il vicepresidente della Provincia, una domanda sorge spontanea. Alla maniera della famosa barzelletta in cui l’assistente chiede a Montezemolo (o ad Andreotti) di abbassarsi i pantaloni davanti allo sponsor, l’elettore moderato si chiede: Ma quanto minc…a gli dobbiamo a questa UDC?
Ma la parola è parola perciò la crociera in alto mare continua, con l’unica boa di salvataggio ancora al largo (sperando che l’unica candidata donna mi perdoni per l’esempio e non mi prenda per un berlusca qualunque).
Rimane un dubbio che nemmeno Leanza può sciogliere: a quale UDC spetta il sindaco? Quello di qua, quello di là, quello di su o quello di giù? Ma forse la risposta è proprio qui: allo straniero interessano poco questi dettagli, gli interessa sparigliare il gioco. Veramente anche la candidatura di Moceri poneva gli stessi dubbi, visto che MPA significa autonomia e là sono tutti autonomi a partire dall’on.le Colianni, ma questa sembra oramai acqua passata.
Dubbi irrisolti? Solo da qui a qualche ora, a qualche giorno, a qualche settimana. Basta aspettare.
P.S. Tutto mi sarei immaginato tranne che, dei due candidati del PD che avevo indicato qualche mese fa, dovessi ritrovarmeli sul groppone tutt’e due!
Q – Giorgio L. Borghese
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Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.