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Pino Grimaldi: Il sindacato disatteso dai lavoratori, guadagna le istituzioni

Enna 30/04/06 – Prosit! E bene ha fatto il neo eletto Presidente della Camera dei Deputati a rivolgere un pensiero di ringraziamneto ai lavoratori: senza di essi non sarebbe assurto alla terza carica dello Stato manco in Russia negli anni venti del ‘900, e non bene il neo Presidente del Senato che invece ha glissato questo passaggio come se lui non fosse stato il Segretario Generale di un Sindacato alla pari (o quasi) del suo collega di Montecitorio.

Un evento del genere non era di certo nella mente di un Di Vittorio (CGIL) o Pastore (Cisl) manco negli anni della egemonia dei Sindacati, tempi in cui la triplice (con l’UIL) la faceva da padrone e gli industriali per non fallire avevano due vie (ambedue percorse): tenere buoni loro e chiedere soldi allo Stato (alias noi, con le tasse che pagavamo) che mai fu ingeneroso.

Ma di certo i due sindacalisti citati (ambedue grandi e che hanno poi iniziato a scrivere la storia del sindacalismo operaio post bellum) mai avrebbero pensato che un giorno sulle poltrone delle seconda e terza carica dello Stato vi si sarebbero seduti due loro”ragazzi” poi ovviamente divenuto grandi-anche di età.

Ha commentato oggi il Primo Ministro in pectore: 2 a 0.
Ed a parte che avesse ragione in termini calcistici, non è stato semplice capire se alludeva alla sua coalizione od alla vittoria di due sindacalisti di razza che in tempi e non lontani hanno sempre preso le distanze dalla classe politica e dai partiti fino ad arrivare al “fenomeno Cofferati” del quale in atto – a parte che stia facendo bene nella sua Bologna – non si capisce più da che parte stia forse perché avendone viste e fatte tante è divenuto una persona normale: ama la sua terra.

Lo imiteranno i due eletti oggi con maggioranze diverse ma vittoriose?
E saranno duque capaci di fare il loro”job” che istituzionalmente checchè se ne dica deve essere imparziale e di difesa del parlamento?
O affascinati dello Scalfaro ultima maniera (ma pare che poveretto stesse male: almeno così ha dichiarato) faranno i capo popolo tanto da lì non li muove nessuno (anche se a guardar bene le cose non è proprio cosi)?
Ed i politici di razza (ve ne sono) che li hanno eletti, passati i fumi della logica ubriacatura della vittoria si metteranno a considerare che a loro che per una vita hanno sudato come matti per affermare la supremazia della politica (giusto) sono stati preferiti altri che poilitica sì hanno fatto, ma stringi stringi sempre da una parte del duopolio lavorativo e sempre ottenendo ottimi risultati se è vero che oggi i sindacati hanno perduto il potere contrattuale che avevano una volta?

”Dies irae….quantus tremor est futurus”recita il requiem della Chiesa di Roma (giorno della vendetta….. quanto tremore per il futuro) che è umano al punto da ricordarlo ai morti figuriamoci ai vivi ai quali, a mo di esempio, un navigato (ed intelligente e vero uomo politico) come D’Alema ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco o una Bonino si è consolata mandando Pannella a protestare dalle tribune del Senato facendosi buttar fuori (giustamente) come un quilibet qualsiasi.
Tutta gente e ho solo citato a caso, che non ha mai inciuciato con i sindacati che anzi durante il governo dell’uomo di Gallipoli non furono certo teneri con lui.

Ma oggi è giorno di gioia perché le due Assemblee Parlamentari cioè i “nominati” dai partiti che gentilmente ce li hanno dati come nostri rapppresentanti hanno i loro vertici e dunque possono riprendere dopo mesi di inerzia – costituzionale sia chiaro – la propria attività con un governo che prima o dopo verrà formato: e qui non scendo nei particolari per non rovinare la festa.

Ovviamente c’è da domandarsi se i sindacati oggi ebbri di giusta gioia faranno sconti dato che in fondo due loro “patron” sono stati piazzati e vincenti. E se i lavoratori abbiano oggi la stessa pienezza di felicità dei loro capi. La mente umana è complicata e nessuno sa come veramente ciascuno la pensa: neanche gli intervistatori degli istituti di sondaggi che si sono fatti prendere per i fondelli dagli intervistati durante l’ultima tornata elettorale.

Tuttavia di certo vi è una cosa: lo spettacolo offertoci al Senato è da dimenticare.
E quello della Camera (discorso incluso) da censurare.
I Latini al solito avevano visto bene:”Senatus mala besta, senatores boni viri” (ma si, compresi quelli a vita natural durante).

Domani è un altro giorno e ritornerà Vespa – detto presidente della terza camera – con il leit motiv di “Via col vento” a dirci con esattezza come è andata al suo amico Marini (inteso Franco).

Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it

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