Enna. Alla chiusura di questo primo turno delle amministrative al Comune di Enna c’è un vincitore assoluto, che non compare nelle liste. È lui, l’uomo delle stelle, che dopo tre lustri, nonostante gli acciacchi di un centro-destra che perde i pezzi per strada, nonostante uno staff di litigiosi amici del baretto, è il vincitore morale di queste elezioni.
È il vincitore perché ha portato, senza simbolo e senza clamore, la sua lista ad essere la prima del centro-destra con 2387 voti, più del PdL ufficiale e più dell’MPA che pure hanno portato ad Enna il Presidente del Senato e il Presidente della Regione.
Ed è il vincitore morale perché ha imposto una candidata potenzialmente vincente, l’avvocato Montalbano, che ottiene un forte successo personale che fa ben sperare per il rinnovamento della classe dirigente ennese, non solo perché è una donna.
In fin dei conti Ugo Grimaldi (perché è di lui che si parla) è risorto da quelle che molti consideravano le sue ceneri. La campagna elettorale per la Provincia, dove pure aveva sostenuto fortemente la candidatura del dott. Monaco, si era conclusa malamente. Nessun consigliere eletto (con il recupero in extremis del dott. Malfitano) e la sua totale cancellazione da ogni quadro di riferimento da parte del neo presidente, avevano determinato la “scomparsa” politica del deputato nazionale della provincia di Enna.
Oggi, a dispetto di tutto e di tutti, è lui l’uomo delle stelle (compresa la “supernova” appena sbocciata), l’uomo che può determinare il nuovo assetto amministrativo nel capoluogo.
Gli altri sono ciascuno per proprio conto degli sconfitti. Lo sono i leader del PD, che al di là delle dichiarazioni di intenti e gli accordi dell’ultimo momento, come spesso è accaduto in questi anni, hanno giocato al massacro. La guerra contro il leader maximo non ha dato la vittoria ai suoi avversari interni né a quelli che ne hanno fatto una bandiera elettorale. L’on. Galvagno si è ritagliato il proprio rettangolo di gioco e sarà pure contento così, con l’aggiunta di essersi liberato di un gregario di lusso ma scomodo, quale l’ex sindaco. L’on. Termine ha preferito tenersi lontano da questa battaglia fratricida ed è stato il grande assente, ma lo stesso senatore Crisafulli esce ridimensionato nel proprio ruolo, e forse era questo l’obiettivo di tanti. I suoi avversari esterni, dal canto loro, hanno fatto la loro brillante e onesta battaglia ma non sono riusciti a dare la spallata tanto attesa (da loro).
Come preventivato Garofalo ha patito i soliti franchi tiratori; ma era prevedibile dopo i furiosi scontri preliminari dentro il PD. Nonostante tutto rimane il favorito numero uno, se non altro perché ha già perso al primo turno quel migliaio di voti che tradizionalmente fanno perdere al ballottaggio il candidato del centro-sinistra. L’emorragia potrebbe continuare tra due domeniche ma non così consistente, perché gli equilibri sembrano ormai raggiunti. Si tratterà a questo punto di strategie e di alleanze.
A questo proposito, la sconfitta è ancora maggiore per l’altro leader di partito, l’on. Colianni, che vede il Movimento del Presidente della Regione ridimensionato a livello di lista Torre (con rispetto parlando). Nulla si può dire dell’on.le Lenza, perché dopo la “sparata” in favore dell’UDC, ha preferito ritirarsi sui Nebrodi a meditare sulle prossime regionali, contentandosi del danno fatto.
Il candidato Moceri ha tenuto molto più delle sue liste ed è in lizza più che mai, ma la sensazione di debolezza complessiva dello schieramento resta, proprio perché mancano gli strateghi capaci di una forte azione mediatrice. Se il preside ha una chance, è quella di condurre personalmente le operazioni, convincendo il presidente della Provincia (e qualche suo referente) a sotterrare concretamente l’ascia di guerra. Non tutto ciò che luccica è oro, dice il proverbio, ma il prof. Moceri potrebbe essere un buon surrogato, sempre che abbia un buon settaccio in mano.
P.S. Dovere di una testata giornalistica è dare notizie e fare “opinione”. Lo stesso vale evidentemente per chi scrive, prescindendo da questioni personali.
Se le mie opinioni non piacciono non è un mio problema. Se qualcuno si offende non è un mio problema. Se la testata ne patisce qualche danno non è un mio problema ma una scelta editoriale. Se qualcuno rileva con educazione e fair play delle “leggerezze” la libertà di stampa non c’entra. Se qualcuno, invece, pensa di intimorirci attraverso atteggiamenti pur legalmente minacciosi è un problema di libertà. Se qualcuno, infine, pensa di essere più perspicace degli altri e colpire l’obiettivo tirando a indovinare, è solo un problema di (poca) fortuna. Spiacente.
Perciò, ostinatamente, anagraficamente mi firmo
Q – Giorgio L. Borghese
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Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.