Lascerò che il bucato resti ancora ad aspettare nella lavabiancheria e ignorerò quella che ormai da giorni giace sull’asse da stiro.
Questa domenica la polvere dovrà attendere, distribuita in modo uniforme continuerà a recuperare spessore per la prossima settimana.
I profumi della cottura del pranzo domenicale che mi riporta all’infanzia e che regalo ai futuri ricordi delle mie figlie, resteranno imprigionati nei cibi crudi: questa domenica basterà la solita carne ai ferri e un’insalata.
La domenica sarà calda e colorata.
Con i vestiti indosserò anche la rabbia e l’indignazione che mi accompagnano nei giorni di lavoro di fronte ai diritti negati, all’abbandono istituzionale degli ultimi, alle tante ingiustizie che lievitano la disperazione, all’arroganza del potere, all’ignoranza dell’arrogante, al silenzio di chi non può parlare, al silenzio di chi non vuole parlare.
Lascerò a casa la mia bandiera, quella di sempre, quella di una vita. Via anche quel quadratino rosso che racconta di una scelta d’impegno nel sociale che non conosce mediazioni a ribasso e che non svende i diritti e le tutele senza tempo, che non tradisce la storia. Nessun simbolo è necessario domenica, ma solo la nostra identità.
Alle mie figlie chiederò come è andata la settimana in macchina mentre andremo all’appuntamento: ingoierò quell’amaro frullato di amarezza e preoccupazione che non disseta il mio bisogno di certezze sul loro futuro.
Dovrò fermarmi a prendere mia madre: i suoi 81 anni raccontano la storia antica e la fortuna di ascoltare ancora la sua narrazione mi solleva dalla fatica di riorganizzare il mio tempo per continuare a gustarmi l’essere figlia. Anche lei verrà con noi.
Ad Enna, domenica 13 febbraio alle ore 10,30 al Castello di Lombardia, insieme donne e uomini sotto la statua di Euno a ribadire la volontà di spezzare le catene di una schiavitù in cui qualcuno pensa di ricacciarci.
Schiavi di un sistema che si sgretola e perde i pezzi dei valori stritolati dal cinismo del gretto maschilismo.
Qui, a difendere il diritto di sempre: la mia identità, la mia dignità, il mio esserci e oggi con le mie figlie, mia madre e tutte le donne e gli uomini che hanno colorato la propria esistenza del rispetto reciproco. Tutti pronti a rimettere in fila i diritti, a recuperare la voglia il bisogno e la necessità per dichiararli indisponibili.
Oggi come ieri. Scusate se ci siamo distratti in questi anni.. La lotta ricomincia.
Rita Magnano
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