Tanti anni fa, ma non tanti, qualcuno ricorderà che alla vigilia di importanti prove della Ferrari sulla pista di Pergusa (sempre in territorio di Enna), comparvero sullo specchio d’acqua del lago due cigni. Caso così unico e raro che fu la prima e ultima volta che un tale fenomeno migratorio si sia verificato a memoria d’uomo nel mitico catino (vedi foto in fondo).
Su quella vicenda esistono vere e proprie leggende metropolitane, che vorrebbero i volatili importati appositamente per dare lustro all’evento sportivo, o quasi. Per quanto questa cittadina sia tutt’altro che metropolitana, ognuno riesce a darsi delle arie e nessuno glielo può impedire.
Ma scherza coi fanti (ancorché motorizzati) e lascia stare i santi, recita il proverbio. E la settimana di Passione viene da sempre identificata come Settimana Santa, Holy Week per gli anglofoni.
Che la nostra Settimana sia davvero Santa ho pochi dubbi: sfido chiunque, nel meridione del mondo e non solo d’Italia, a trovare una processione così sobria, così silenziosa, così partecipata, una processione senza chiasso, senza eccessi umani né incongrue esplosioni pirotecniche, una processione dove è la città intera a sfilare silente e partecipe (quasi ogni famiglia è rappresentata sotto quei cappucci e quelle mantelle).
Ora una nuova genìa di ambientalisti si diffonde da qualche anno in Sicilia e sembra aver preso di mira la Diocesi Armerina e le tradizioni secolari della nostra terra. Appena l’anno scorso i blog di animalisti e non, fecero ascendere a evento (negativo) dell’anno una festa, un po’ pagana anzichenò, che si svolge la domenica delle Palme in provincia di Caltanissetta e che altro non è che un albero della cuccagna con un’oca appesa al pennone e un finto serpente gigante che cerca di distogliere il malcapitato scalatore dall’impresa. Che l’oca sia morta e non viva, come viene giustamente ed espressamente vietato dalla legge, non ha importanza per i difensori della fede animalista. In quel caso è l’aspetto diseducativo nei confronti dei ragazzi l’elemento discriminante. Poveri bambini, discriminati e strumentalizzati.
Pare che quest’anno l’oca (morta) verrà sostituita con un peluche durante la festa popolare ma a sua volta sostituita da una vera (macellata naturalmente) al momento della premiazione, perché altrimenti non si troverebbe nessuno disposto a tanta fatica e a tanti sberleffi per un Trudy spelacchiato dai diversi tentativi e soprattutto incommestibile.
Il furore animalista quest’anno Irrompe invece nelle celebrazioni ennesi del Venerdì Santo. Questa volta l’animale, e mal ce ne incolse, è viso e non morto. E qui casca l’asino, anzi il gallo. In questo caso non vi è alcun aspetto diseducativo nei confronti dei ragazzi, che anzi, sono da sempre attratti da questo splendido animale che per una volta nella vita sono in condizioni di ammirare da vicino. Si tratterebbe invece di presunte sevizie. E dire che non si tratta di un evento in qualche modo malevolmente sportivo, né di sottoporre l’animale a scherzi stupidi o violenti. Non si tratta nemmeno di un’esposizione pubblica irrispettosa. Si tratta solo di una processione in cui il gallo è semplicemente assopito (come un tempo si faceva persino con i bambini un po’ troppo discoli).
A niente varranno, ne sono sicuro, le assicurazioni della famiglia proprietaria del gallo, che tradizionalmente si occupa di preparare l’animale alla festa, con procedure assolutamente naturali e completamente reversibili, che non attentano in alcun modo al benessere dell’animale, che rappresenta comunque un bene anche economico da tutelare.
Ma la questione è un’altra: basta trovare un animale protagonista e la guerra è bella che dichiarata!
È chiaro ed evidente che l’aspetto della tradizione e in qualche caso (ma non in quello ennese) del folclore, non hanno rilevanza per gli animalisti. E se tradizione vuol dire spesso culture e in qualche caso Cultura, questo non è affar loro. In fin dei conti, in linea di principio, hanno ragione: la corrida e i combattimenti fra galli sono anch’essi frutto di tradizioni culturali precise e radicate. Ma, amici animalisti, non è colpa di nessuno se in Italia non esistono tradizioni così cruente e al massimo ci sia stata una stagione in cui ci si divertiva facendo saltare banche e stazioni, treni e aerei e addirittura musei, dimenticando per un attimo un’altra vera e propria tradizione di famiglia che sono le battaglie di mafia, camorra, ‘ndrangheta, etc.
Non è colpa di nessuno se lavoro per gli ambientalisti ce n’è poco o niente.
Le processioni dei flagellanti pugliesi, arrivate incontaminate dagli albori del primo millennio non provocano alcun raccapriccio o scandalo in loro, che evidentemente non ritengono l’homo sapiens rientrare a buon diritto nel regno animale, come talune sue “pensate” sembrano invece dimostrare.
Ma non voglio addentrarmi in questo campo minato, dove belle ragazze (magari minorenni) vengono esposte in festini non proprio santi dopo aver verosimilmente subito la “somministrazione di sostanze stupefacenti” (per usare i termini di legge a torto attribuiti al gallo della nostra processione). Evidentemente anche le belle ragazze, un tempo definite con (poco) buon gusto “pollastrelle”, non rientrano nel regno animale, ma forse, essendo pietre assai preziose, in quello minerale. A rigore, poco importa che le pollastrelle siano consenzienti e in qualche caso entusiaste del trattamento (economico): se la questione è di principio non si dovrebbe derogare, visto che non sappiamo se il nostro gallo preferisca essere semplice comparsa di questo spettacolo piuttosto che protagonista di un’ottima seconda portata domenicale.
È evidente come ai nostri amici interessino solo gli animali-animali, vivi o morti che siano. Per una questione che in teoria è sacrosanta: immaginiamo infatti tutti costoro anche convinti vegetariani, almeno fino a quando anche il regno vegetale non verrà posto sotto tutela.
Dimenticavo: nel bestiario da difendere ci sono evidentemente anch’io, che dopo queste esternazioni dovrei essere diventato ai loro occhi una specie precisa.
Il suino (Sus scrofa domesticus), è un animale addomesticato appartenente ai Mammiferi dell’ordine Artiodattili Suiformi. È uno degli animali da macello più diffusi e più utilizzati dall’uomo. Il maiale è molto simile all’uomo dal punto di vista genetico; pur essendo il genoma umano molto più simile a quello dei primati che non a quello suino, il maiale è certamente un animale che può essere cresciuto molto più agevolmente delle scimmie antropomorfe, preferite in generale da chi, come costoro, amano scimmiottare gli atteggiamenti estremisti di chi invece ne ha ben d’onde.
Chiamato comunemente maiale o porco, dovrebbe rimanere sempre e per mia fortuna sotto tutela animalista.
Q – Giorgio L. Borghese
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Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
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