Riprendiamoci la democrazia: sembra questa la parola d’ordine sotto il cui vessillo sta cominciando a muoversi il popolo delle formiche per salvare e ricostruire la democrazia in Italia.
Sta riscuotendo un certo successo l’iniziativa di un cittadino di Pistoia, il sig. Melani, che ha comprato una pagina del Corriere della Sera per invitare gli italiani a ricomprarci il debito, perché, come fanno i giapponesi da sempre, rimanga in patria e non in mano agli speculatori e ai paesi stranieri. E, quella che era sembrata una millantata buona a conquistarsi le prime pagine dei giornali, guardata con distacco e ironia dai soliti economisti, sta cominciando a conquistare molti italiani, a partire dai 15.000 sottoscrittori dell’appello di “L’Italia c’è” lanciato qualche mese fa da Milano Finanza, che hanno dichiarato la loro disponibilità, da alcuni politici come Bocchino e Straguadanio che si sono affrettati lunedì a investire qualche decina di migliaia di euro e, come chiedeva Melani, a renderlo pubblico, e da alcuni semplici cittadini. Non è certo la soluzione, ma dimostra che gli italiani vogliono intraprendere una strada diversa e, come dopo tutte le catastrofi, sono capaci di rimboccarsi le maniche e, rimosse le macerie, lavorare per la ricostruzione. Questa crisi, che ha svuotato le casse generose di uno stato prodigo e spendaccione, magari ci insegnerà finalmente che per ricostruire dobbiamo ripartire da noi stessi, e che le risorse pubbliche sono le nostre risorse che non dilapideremmo se fossimo noi stessi a gestirle…..
Gli italiani si stanno svegliando dal lungo sonno, durato vent’anni. Le tante speranze che si avevano riposto nella “seconda repubblica” si sono rivelate illusorie se non catastrofiche; le divisioni, la corruzione, l’inadeguatezza che avevano caratterizzato la prima repubblica si sono moltiplicate e l’uomo della provvidenza, voluto (?) dal popolo sovrano, pur di non perdere se stesso, come Sansone, preferisce far crollare la casa con tutto e tutti quelli che vi sono dentro, con la differenza che i filistei erano i nemici, mentre la casa che fa crollare Berlusconi è la nostra e la sua stessa! Nonostante continuiamo a ripeterci, come un mantra per convincercene, che la nostra è una vera democrazia, nei fatti un solo uomo, che si è autoincoronato imperatore per volere di dio e del popolo italiano, continua a tenere in ostaggio l’Italia, convinto che il suo interesse corrisponda all’interesse degli italiani. Non riesci più a capire se è, o è stato, mai in buona fede perché, se lo fosse e guardasse per un momento all’Italia come ad una sua azienda, capirebbe che continuando a guidarla lui quella azienda è destinata al fallimento: vorrebbe B a capo delle sue aziende un presidente come lui? Glielo permetterebbe il suo CDA?
Considerata la caparbietà (“una testa di c.” l’ha definito, non Bersani ma, Crosetto, uno dei dirigenti del PDL in una telefonata a Bechis, il vicedirettore di Libero: a proposito ma il problema italiano non erano le intercettazioni telefoniche, l’attacco dei magistrati alla privacy dei cittadini? E allora cosa dire di un giornale che registra le telefonate private per usarle alla bisogna? Tutti i giornali riprendono la telefonata, lanciata da Bechis su Twitter, ma nessuno grida alla violazione della privacy, neppure lo stesso Crosetto che alla fine ha dovuto confessare che sì, era lui che affettuosamente definiva il suo capo testa di c.!!!) con cui continua a tenere la posizione conquistata, cosa lo distingue dai dittatori delle repubbliche a democrazia limitatissima o inesistente che abbiamo visto crollare questo anno sulle rive africane? Forse solo l’impossibilità di potersi servire della forza bruta, ma certo i danni che la sua ostinazione sta provocando all’economia del bel paese non sono inferiori, basti pensare alle reazione che i mercati hanno avuto ieri alla notizia delle sue dimissioni….Se non fosse l’unto del signore a capo di un partito di carta, se fosse stato eletto all’interno di un partito vero, i cui membri dovrebbero rispondere ai milioni di elettori e non ad un solo padrone, l’avremmo già visto farsi da parte, sfiduciato e spodestato dai rappresentanti del popolo; ma il partito padronale solo sommessamente può suggerire al capo di lasciare, qualche pentito che tenta di sfilarsi viene inseguito dalla scomunica….. (chissà poi perché chi passa dalla sua parte è un eroe, uno scilipoti, che è libero di cambiare opinione, se a fare lo stesso passo è uno dei suoi nominati, è un ingrato e un traditore!?)
Speriamo di svegliarci da questo lungo incubo e di ricominciare là da dove era cominciata questa triste storia circa vent’anni fa, magari con facce, nell’uno e nell’altro campo, che non ce lo ricordino troppo da vicino.
Franca Ciantia
(Foto. Gianni Falcone: L’evoluzione di Silvio: dalle palle al pallottoliere e Un passo indietro? Si fa presto a dirlo…– gianfalco.it)