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Enna. Profanato da giganteschi pali eolici il panorama del Belvedere

Dal Belvedere di Enna, da sempre, si ammira un panorama mozzafiato, dove l’occhio spazia giù per la valle di Scaldaferro-Misericordia, cavalcando per le colline e i monti delle Madonie e dei Nebrodi, fino al maestoso Etna.
Ora il paesaggio non è più come prima, perché profanato da giganteschi pali eolici che, schierati sui crinali delle colline, hanno invaso il territorio, un tempo incontaminato. Da alcuni mesi, infatti, appena dietro Monte Altesina, come un arcobaleno d’acciaio, questi giganti del terzo millennio si ergono alti e ingombranti, creando un forte impatto ambientale. A sera l’oscurità non nasconde la loro presenza perché in cima a ciascun palo, una luce rossa segnala la loro imponente altezza: sembrano gli occhi di tanti Polifemo. Si dice che le turbine e i pali avranno una vita media di venti, trent’anni. Viene da chiedersi: chi si farà carico di rimuovere gli impianti eolici quando sarà conclusa la loro funzione di produttori d’energia? Tante altre autorizzazioni sono in itinere per “palificare” il nostro territorio, 39 in totale, e tra queste quelle di contrada Castellazzo e Piccirillitto per le quali hanno preso posizione il WWFsicilia, Siciliantica, associazione Altrementi, Legambiente degli Erei, Piazzambiente, Lipu, Italia Nostra, Consorzio agriturismi, residenti Castellazzo, tutti concordi a chiedere alle istituzioni di esprimere parere negativo su questi mega progetti, già in avanzata fase autorizzativa.
“Il Belvedere di Sicilia” fu l’appellativo che il giornalista Dino Ardizzone diede al nostro capoluogo nel testo monografico, pubblicato nel 1929, in “Le Cento Città d’Italia illustrate”, editrice Sonzogno, Milano. E Giovanna Power, in “Guida per la Sicilia”, Napoli, 1842, affermò che “qui si gode uno dei più belli spettacoli di Sicilia: orizzonte larghissimo, catene di monti che si perdono nello spazio […] fiumi, laghi, interminabili convalli dell’Etna e dei Nebrodi si offrono allo sguardo”. E Charle Didier, in “La Sicilia Pittoresca” (Palermo, 1889), scrisse che “Castrogiovanni è uno scrigno di panorami”. “Ai nostri piedi un oceano di monti e di valli, mossi continuamente come un tremolio di marea. […] le onde di pietra sprofondano sotto l’ombra e rimontano poi in pesanti cavalloni nei punti soleggiati e le catene nevose delle Madonie e dei Nebrodi corrono come lunghe creste di bianca spuma”, sono le emozioni che il grande viaggiatore Gastone Vuillier – alla vista del nostro panorama – trascrisse nel volume ‘La Sicilia, impressioni del presente e del passato’, Milano,1897, dove definì Enna “Balcone di Sicilia”.
Nino Savarese amò tanto la sua terra natia che volle raccomandare, dalle pagine del suo “Lunario”, nel febbraio 1928, all’architetto Ernesto Basile, incaricato di redigere il piano regolatore della città, “di tenere una delicata armonia tra le case e la natura, tra le pietre e il paesaggio”.
Chissà cosa avrebbe scritto oggi il nostro illustre concittadino al cospetto di un parco eolico sorto alle spalle della sua casa di campagna di contrada San Benedetto.

Salvatore Presti

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