sabato , Gennaio 18 2025

Massimo Greco su disegno legge sulle Province approvato dall’ARS

Enna. Intervista a Massimo Greco, Presidente del Consiglio provinciale in merito al disegno di legge varato dall’ARS:

SPerché non funziona il disegno di legge approvato sulle Province?

Funziona nella parte in cui estende le ipotesi di commissariamento per le Province di Caltanissetta e Ragusa, non funziona nella prima parte in cui introduce maldestramente il principio della legge Monti secondo cui le Province eserciteranno le sole funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività dei comuni. Nella legge statale questa previsione ha un senso perché l’obiettivo è quello di svuotare le Province di contenuti per poi estrometterle definitivamente dalla Costituzione, in Sicilia se l’ARS, come pare, vuole invece potenziare le Province trasferendo le funzioni ancora oggi esercitate dagli enti inutili, non ha proprio senso introdurre questo principio perché si pone in manifesta contraddizione con la volontà politica della maggioranza dei parlamentari presenti all’ARS.
Ma la Sicilia non può recepire in toto la legge Monti?
No, non lo può fare per il semplice fatto che in Sicilia le Province non esistono e gli enti intermedi sono costituiti dai Liberi Consorzi di Comuni denominati Province Regionali. Pertanto una modifica legislativa dello Stato in materia di Province non troverebbe un coerente spazio ordinamentale. Fin quando non viene modificato l’art. 15 dello Statuto, l’ente intermedio rimane configurato nel Libero Consorzio di Comuni che per sola comodità è stato chiamato Provincia Regionale. Una legge statale o regionale che non tiene conto di questo rischia l’incostituzionalità.
Anche la novella legge dell’ARS rischia l’incostituzionalità?
Temo di sì, ma non solo per la disordinata tecnica legislativa utilizzata, ma anche per la violazione dei principi di autonomia politica e sussidiarietà verticale introdotti espressamente nell’ordinamento siciliano dal medesimo legislatore con leggi precedenti. Svuotare gli attuali Liberi Consorzi di Comuni, denominati Province Regionali, delle funzioni fondamentali e soprattutto delle funzioni proprie significa vulnerare alla radice un sistema ordinamentale degli enti locali che anche in Sicilia riposa sulla valorizzazione dell’autonomia politica e sul decentramento amministrativo, politico e finanziario degli enti territoriali di governo. In questo senso mi aspetto una severa valutazione del Commissario dello Stato chiamato al controllo preventivo di costituzionalità di tale proposta legislativa.
Ma è possibile che ai 90 parlamentari regionali sfuggono queste avvertenze?
Non deve destare alcuna meraviglia questa affermazione, atteso che da tanti anni si registra ormai una qualità scadente della legislazione del Parlamento siciliano. Non ho alcuna difficoltà ad affermare che soprattutto su argomenti di politica istituzionale come questo la maggior parte dei parlamentari regionali non ha un’adeguata competenza e i fatti lo dimostrano quotidianamente.
E quindi che si fa, la partita Province è chiusa anche in Sicilia?
No, a differenza delle Province del resto d’Italia, e nonostante questo primo testa-coda del legislatore regionale, la partita in Sicilia è ancora aperta, infatti la legge appena approvata rimanda la vera riforma ad un disegno di legge successivo da approvare entro il 31 dicembre del 2012. Non ci resta che perseverare nella nostra quotidiana azione pedagogica a difesa dell’unico ente territoriale di governo in grado di eliminare i costi della politica generati dalla costellazione di enti inutili ancora oggi operanti.

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