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Q – Enna. (Patto di stabilità e dintorni)

Caro Direttore, Ho letto la lettera dell’assessore Vittorio Di Gangi,  (n.d.r.:  riportata integralmente in calce) che contesta con garbo il mio ultimo articolo (Q – Enna. LA CITTA’ NORMALE). Per essere precisi non contesta tutto l’articolo ma solo la parte che lo riguarda.
L’assessore ha ragione quando dice che non conosco, non conosciamo che cos’è il patto di stabilità.
Lui dice di non essere un grande economista (e ci mancherebbe, in quest’epoca di tecnici) ma evidentemente io, almeno ai suoi occhi, sono il signor nessuno, un anonimo, al punto che nemmeno mi conosce. Se va a cercare fra i miei articoli su “3a pagina”, ho pure dato le mie generalità complete, ma come è accertato lui non legge “vivienna”, almeno fino a quando qualcuno non gli segnala l’articolo giusto (o sbagliato, come in questo caso).
Lui dice di non essere un grande economista, ma non ci spiega che cos’è questo patto di stabilità e vorrebbe che lo spiegassimo noi al pubblico, che magari facessimo un pezzo di satira spiegando che il conteggio del patto avviene sommando e sottraendo spese storiche di determinati anni di riferimento, anni che cambiano di anno in anno (magari per il 2012 prendi a riferimento gli anni 2006-08). Sono delle voci di bilancio che si sommano e si sottraggono: è tutta una questione di matematica e la matematica – lo sanno pure i bambini e gli amministratori – non è un’opinione.
Mentre la nostra sì.
Visto che sono uno sveglio, nonostante gli anni, mi sono informato e ho scoperto che in “soldoni” (è il caso di dirlo) si può spendere sulla base di quello che si è speso negli anni passati.
Quello che l’assessor cortese non dice (e in questo non ho sbagliato quando ho scritto che non se la prende con i suoi predecessori ma nemmeno li difende) è che in sostanza, visto che abbiamo le casse piene (sì, proprio le casse, non è una volgarità) e non possiamo spendere, la colpa è delle amministrazioni che non hanno saputo spendere negli anni precedenti. Un’altra cosa che non dice è che il nostro Comune non è un comune “virtuoso”, perché quelli virtuosi non sono obbligati a risparmiare sugli anni precedenti (magari quando lui aveva solo la delega alle politiche sociali o era solo il segretario del partito dell’amministrazione o rivestiva qualche altro ruolo).
Non è dunque colpa sua, dell’assessore, che fa solo il suo lavoro, ne sono convinto, e nemmeno dei suoi colleghi o del sindaco, ma solo del destino baro e crudele.
Caro assessore, sarò pure anonimo ma anch’io faccio solo il mio lavoro: cerco di far capire alla gente comune quello che, secondo me, c’è da capire. E quello che ho capito è che da qualche anno a questa parte siete tutti (poco) efficienti alla stessa maniera, patto di stabilità alla mano.

Q – Giorgio Luigi Borghese


Caro Direttore, in merito all’articolo inserito nelle pagine del vostro sito Web (n.d.r.: scusi la precisazione: “portale”) in data 16 febbraio 2012, dal titolo Q – Enna. LA CITTA’ NORMALE, mi corre l’obbligo di fare una breve osservazione legata, non tanto alle valutazioni personali su cui non mi permetto di soffermarmi, seppur non ne condivida molti aspetti, quanto alle imprecisioni contenute in alcuni passaggi. Mi riferisco in modo specifico agli interrogativi posti sul patto di stabilità e la sua stretta connessione con i soldi che il comune ha in cassa e non riesce a spendere. L’autore dell’articolo, l’anonimo ”Borghese”, con il quale da semplice cittadino, da umile ma informato e documentato Assessore al Bilancio del Comune di Enna e non certamente da “grande economista”, avrei il piacere di confrontarmi sui temi della finanza locale, ignora assolutamente che cosa sia il Patto di Stabilità e quali siano gli effetti negativi che esso ha nei confronti degli impegni e dei pagamenti, anche rispetto alle spese per investimenti e per le infrastrutture. Non è infatti un caso, se tutti i Sindaci d’Italia, anche attraverso il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia, Graziano Delrio, chiedono al premier Monti lo sblocco della spesa per investimenti. Basterebbe leggere ogni giorno tutti i giornali, siano essi nazionali che locali per sapere e capire che proprio su questo tema l’incapacità degli amministratori locali, che si vuole fare trasparire dall’articolo, mi verrebbe da dire come sempre accade, non esiste proprio; anzi ci sarebbe da riconoscere che c’è un’attenzione particolare alla ricerca spasmodica di trovare soluzioni che possano garantire equità e sviluppo senza pesare molto sulle tasche dei nostri cittadini.
Allego il comunicato stampa pubblicato sul sito dell’ANCI in data 2/03/2012.
Certo che questa nota venga resa pubblica per dovere di informazione, colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti.
Vittorio Di Gangi


Anci: sbloccare Patto stabilità per consentire investimenti
Lo chiede Graziano Delrio al premier Monti
“Uno sblocco della spesa per investimenti monitorata, regolata e virtuosa, e siamo persuasi che a sostegno del nostro appello potranno unirsi anche altri soggetti politici, istituzionali, sociali e produttivi, del mondo dell’informazione e del pensiero. Tutti coloro insomma che hanno a cuore il futuro dell’Italia e il benessere delle nostre comunità”. Questa la richiesta contenuta in una lettera inviata dal presidente dell’Anci, Graziano Delrio, al premier Mario Monti. Nella missiva Delrio segnala come “tutti i Comuni, indistintamente e di ogni parte del nostro paese, Le chiedono di poter svolgere il proprio ruolo in piena e assoluta aderenza alle parole d’ordine da Lei fissate, ossia rigore, crescita ed equità”. Richiesta alla quale hanno già aderito formalmente Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Ance, Agci, Confservizi, Unicoop, Confapi, Confagricoltura, Acri, Coldiretti, Cisal, Lega Nazionale Cooperative e mutue, Cia, Confail Acli e R.E.TE Imprese Italia. “Nel ringraziarLa sinceramente per il gravoso impegno assunto in un frangente drammatico e straordinario per la storia dell’Italia – scrive ancora Delrio – riteniamo allo stesso tempo opportuno rivolgerle un appello affinché il governo si determini ad adottare un approccio riformatore e di innovazione anche nel rapporto fra Comuni, istituzioni territoriali e crescita, così come sta con determinazione portando avanti in altri settori”. Il presidente dell’Associazione ricorda, infine, che “il contributo dei Comuni per il rigore e per il risanamento finanziario è ormai accertato e ribadito da ogni istituzione di controllo; un contributo di riduzione della spesa complessiva che allo stesso tempo ha duramente colpito il versante degli investimenti”. (rs)


Q – Giorgio L. Borghese
Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.



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