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In un libro la vita di Bruno Pizzul

Calciatore prima e telecronista dopo gli aneddoti, le esperienze, gli episodi che hanno caratterizzato la sua vita. I diritti d’autore saranno devoluti alla Fondazione Stefano Borgonovo, la onlus a favore dei malati di sclerosi amiotrofica (SLA). La prefazione è di Riccardo Cucchi (Capo dei servizi sportivi di Radio Rai). Si possono legger i contributi di Italo Cucci (Direttore Editoriale di ItalPress), Eleonora Giovio (El Pais) e Daniele Redaelli (Gazzetta dello Sport).

 

Una storia di quelle che sarebbero piaciute tanto ad Enzo Biagi quella dell’ex calciatore Bruno Pizzul, oggi uno dei volti più popolari della televisione. Un uomo straordinario ed un giornalista sportivo di rara bravura, la cui storia è stata raccontata da Francesco Pira e Matteo Femia, in cento pagine, di un libro, per i tipi di Fausto Lupetti Editore, intitolato “Una voce Nazionale”. Il volume sarà presentato in anteprima nazionale, in una speciale evento della manifestazione “Goal a Grappoli” che si svolge a Cormons (Gorizia), paese al confine con la Slovenia, dove il grande telecronista italiano ha vissuto la sua infanzia ed adolescenza.  L’appuntamento è previsto per sabato 19 maggio 2012 alle ore 18, in Sala Civica, in piazza XXIV Maggio, sede del Comune. Oltre ai due autori parteciperanno Bruno Pizzul e Chantal Borgonovo, che insieme al marito ex calciatore Stefano, ha fondato una onlus a favore dei malati di sclerosi  amiotrofica (SLA), a cui andranno tutti i diritti del libro.

L’idea di scrivere  questo volume – spiegano Pira e Femia- sulla storia della vita di Bruno Pizzul ci è venuta man mano che conoscevamo sempre di più uno dei più grandi personaggi italiani.

Un personaggio straordinario del mondo del calcio: un ex calciatore che è diventato un giornalista sportivo, anzi uno dei più importanti telecronisti della Radio Televisione Italiana ed uno dei più conosciuti al mondo. Abbiamo dovuto faticare per convincere Bruno a darci il suo assenso.. Non perché non avesse voglia di raccontare le sua vita, di farci conoscere episodi incredibili vissuti sui campi da giocatore o da giornalista, ma perché questo omone così alto e così in gamba non ama essere celebrato. Ha cercato di convincerci a desistere da questa nostra impresa. Alla fine l’abbiamo preso per stanchezza e ci ha dedicato un bel po’ di ore per narrarci le cose abbiamo scritto”.

Nel libro c’è la vita di unitaliano vero  che da calciatore (ha marcato anche il grande Omar Sivori) prima, e da telecronista dopo, ha girato l’Italia e il mondo. Gli aneddoti, i grandi personaggi che ha conosciuto e incontrato, i suoi valori, un calcio bello da giocare e da raccontare oggi offuscato da terribili ombre e personaggi loschi.

Bruno Pizzul ha narrato a milioni di italiani il calcio pulito come soltanto un grande professionista sa fare.  E’ partito da Cormons, cittadina al confine con la Slovenia, ed è arrivato dove ogni buon giornalista sportivo sarebbe voluto arrivare.

I suoi ricordi e i suoi scoop giornalistici, i dialoghi con Nicolò Carosio e la sua enorme passione: la Nazionale. Dalle punizioni al Liceo  Stellini di Udine perché doveva correre a prendere il treno, alle esperienze da calciatore-studente universitario a Catania, dal falso scoop della sua morte annunciata da Facebook  alle gradite imitazioni in televisione, ed ancora all’amore per il vino.

La prefazione è firmata da Riccardo Cucchi, Capo dei Servizi Sportivi di Radio Rai, e ci sono anche i contributi della redattrice sportiva del quotidiano spagnolo “El Pais”, Eleonora Giovio, dello storico già direttore del Guerin Sportivo e del Corriere dello Sport, Italo Cucci (oggi opinionista di Rai Sport e Direttore Editoriale dell’Agenzia Italpress) e di Daniele Redaelli, autorevolissima firma della Gazzetta dello Sport.

Molto toccante la prefazione al volume di Riccardo Cucchi, scritta con il cuore: “La calma, la serenità. Sono doti di Bruno che mi hanno sempre fatto riflettere. Il nostro è un mestiere affascinante che rischia, però, di farci sentire troppo al centro del mondo. Non prenderti troppo sul serio, sembrava dirmi Bruno. Me lo ripeto spesso, anche oggi: non prenderti troppo sul serio. Ma le sue telecronache di calcio sprigionavano passione, vera. Quella di chi il calcio l’ha giocato e riesce a raccontarlo con semplicità. Perché il calcio è un gioco semplice. Per questo piace così tanto. E’ comprensibile ed immediato, al dilà delle alchimie tattiche che alcuni vorrebbero, oggi, prioritarie su tutto il resto. Da  telespettatore ho amato i suoi commenti. Da giovane cronista che voleva imparare, ho preso appunti quando Bruno parlava in Tv. Lui non lo sa, non gliel’ho mai detto.

 

Uno stralcio del libro

“Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta” diceva il poeta e scrittore libanese Gibran Khalil. È forse stata  la straordinaria simbiosi che si è creata tra la cantilena familiare della voce di Bruno  e l’udito, da essa rassicurato, di milioni di appassionati   il segreto del successo popolare  di Pizzul. Quasi fosse una forma d’arte, il suo timbro inconfondibile è entrato nell’immaginario di tutti, per decenni, facendone quasi uno di casa.

Un abbraccio, quello con la sua voce, dato dal fatto che quella sonorità portava con sé quel garbo  quella saggezza, tipicamente friulani,  che lo spettatore riconosceva immediatamente

dal suo tono pacato ma competente. E accadeva  mentre raccontava un rigore, un’azione, uno scontro di gioco. Nulla a che vedere con le telecronache urlate, frementi, schizofreniche di oggi, che descrivono un calcio  talvolta ancora appassionante.

 

Gli autori

Francesco Pira, Perfezionamento in giornalismo sportivo.. Giornalista,consigliere nazionale dell’Associazione italiana della comunicazione pubblica.  Ha scritto di calcio per  Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport, La Stampa, Tutto B, La Sicilia e Il Giornale di Sicilia” Ha collaborato con le emittenti  tv  “Antenna Sicilia” e “Telecolor. E’ autore di venti pubblicazioni.  Per Fausto Lupetti Editore ha già pubblicato con F.Pomilio “La Repubblica della Comun icazione”. Ama il mare, il tennis e la buona musica.

Matteo Femia, 31 anni, da dieci anni svolge la professione di giornalista per carta stampata, testate online e televisive locali in Friuli Venezia Giulia, per le quali ha svolto servizi in ambito sportivo, culturale e di cronaca. Al momento lavora tra gli altri per i quotidiani “Il Piccolo” di Trieste ed “Il Gazzettino” di Mestre. Ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Trieste. È tra gli organizzatori della manifestazione “Goal a Grappoli”, che coniuga calcio e comunicazione e si svolge annualmente nella sua Cormons, in provincia di Gorizia. Gioca a calcetto in una lega amatoriale locale, ama il sax tenore, i gatti e tutto ciò che sia francese.

 

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