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Strategia della tensione. Zitti e buoni!

Brindisi, 19 maggio. Colpita una scuola. L’ora – 8 meno venti del mattino – con l’arrivo dei pullman e dei pendolari, calcolata per uccidere, non per esibire muscoli. Morta una ragazza, Melissa Bassi di 16 anni, cinque ragazze ferite, una nazione traumatizzata. Non è la prima strage, certo. Ma è la prima volta che una scuola, col suo fresco carico di gioventù e futuro, viene individuata come obiettivo. Ed è per questo che l’orrore al primo impatto ammutolisce. Come si fosse oltrepassato un limite, una soglia, un punto di non ritorno. Come una boa nel mare, aldilà della quale niente è più sicuro e niente ci salva. Un “salto di qualità”, esattamente come fu Portella della Ginestra, il primo maggio del 1947, la prima terribile strage di innocenti della repubblica, frutto di quel perverso accordo mafia-politica, che da allora attraversa come un filo rosso sangue tutto il tessuto fragile della nostra storia.
E’ la prima volta che si colpisce una scuola, ed è un pugno nello stomaco. Perchè questo è certo, tutte le nostre scuole possono essere la Morvillo Falcone, tutte le nostre figlie possono essere Melissa. Su tutti i nostri figli da oggi incombe l’ombra nera di questa minaccia di morte. Perciò c’è chi conta sul fatto che ce ne staremo zitti e buoni e accetteremo tutto e ancora di più…
Viviamo tempi oscuri. Aggrediti da una crisi che è finanziaria e politica e morale. Siamo ai limiti della sopravvivenza materiale e civile. La violenza da saturazione, da disperazione, come una brutta macchia d’unto che si allarga. Il Palazzo, asserragliato in difesa dei suoi privilegi, i partiti che evaporano. L’insurrezione da privazione di futuro, dietro l’angolo. In più le recenti amministrative, con la chiara indicazione di un drastico cambiamento di rotta, in direzione di una politica dal basso, che certamente inquieta gli omini della stanza dei bottoni.
Tutte condizioni che hanno sempre trovato una strage di Stato pronta a mettere a tacere ogni domanda. E’ successo a Piazza Fontana a Milano nel ’69, a Piazzale della Loggia a Brescia nel ’74, alla Stazione di Bologna nell’80. E poi le stragi degli anni ’90, Falcone e Borsellino, come prima Dalla Chiesa, come moneta di scambio nella trattativa tra mafia e Stato. Una strategia della tensione, messa in atto da un’occulta “Cupola nera” fatta di massoneria, politica, servizi segreti e finanza – con lo scopo di istaurare sotto l’effetto del terrore uno stato di polizia, riducendo drasticamente gli spazi di democrazia e neutralizzando le opposizioni.
Annunciata dalla gambizzazione di Adinolfi, appena dieci giorni fa, “utile” ad agitare l’antico spettro del terrorismo brigatista – la strage di Brindisi segna un’irreversibile tragica escalation in un progetto vecchio che rispunta ogni volta che ce n’è bisogno.
L’abbiamo conosciuto, combattuto e – qualunque cosa possano raccontarci – non ci inganna.
Come sale su una ferita aperta, un doppio insopportabile sfregio: alla scuola in sè, al lavoro sottopagato e instancabile di tanti insegnanti, al valore della cultura – e alle donne, nella persona di Melissa Bassi, delle sue compagne ferite, di tutte le studentesse di questa scuola femminile intestata a un magistrato donna che aveva il coraggio di lottare contro la mafia, Francesca Morvillo Falcone, uccisa qui per la seconda volta.

Cinzia Farina

La risposta democratica che è venuta dalle tante piazze d’Italia, dimostra come la democrazia sia molto più solida di chi la vuole destabilizzare. Queste piazze contro la violenza hanno riaffermato il valore costituzionale della democrazia e della scuola di democrazia.


foto: MicroMega

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