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Dialogo tra un sognatore vecchio ed una idealista giovane (5)

Idealista: Avevamo promesso che avremmo parlato della Democrazia; ma cos’è veramente la Democrazia?

Sognatore: Come tutti sanno, il termine, letteralmente, significa “Governo del popolo”. Ciò precisato, si tratta di vedere se, nella pratica, è veramente così oppure, come spesso è accaduto, in nome della Democrazia, si è esercitato il Governo” sul Popolo o contro il Popolo; e, ancora, cosa sii intende per Popolo?

Ma così non avremo mai certezze: ogni cosa viene problematizzata, analizzata, vivsezionata; non si può semplificare?

Semplificare. Ma è quello, che, purtroppo, è avvenuto in questo ultimo periodo; solo che a furia di semplificare, la realtà ci è stata presentata per quella che appare e non per quella che è. Per meglio comprenderla, giacchè siamo dotati di ragione, sarebbe bene distinguere, come fanno i filosofi, specie quelli del diritto, tra concetti e concezioni: sui concetti siamo tutti d’accordo; ma sulle concezioni? Per comodità di espressione, presento questo esempio: siamo tutti contro la tortura; ma l’art 41bis, il carcere duro per i mafiosi, è tortura o no? La risposta è No per il giuduci italiani che lo applicano; Si per il giudice americano che negato l’estradizione di un mafioso condannato in Italia a scontare la pena in regime di carcere duro.
Lo stesso vale per altri concetti, anche per quello di Democrazia: anche regimi ferocemente dittatoriali, si sono proclamate ed ancora si proclamano “Repubbliche democratiche”: per la nostra concezione si tratta di una mistificazione; rifiutiamo, persino, di assumerlo come aggettivo qualificativo.

E allora?

La realtà è diversa da come viene rappresentata o raccontata. A proposito di forme di Democrazia, si è soliti riferirsi al sistema di Atene nella antica Grecia; ma si dimentica di dire che quella forma di Democrazia diretta non riguardava tutto il Popolo ateniese, perchè escludeva, oltre alle donne ed ai Meteci, gli schiavi che con il loro lavoro affrancavano i cittadini, democratici, dalle incombenze lavortive; i quali, una sparuta minoranza del Popolo, pertanto, potevano dedicarsi agli affari pubblici, ossia, potevano esercitare il ruolo assegnato dal sistema; un titpo di democrazia fondata sulla schiavitù, che perfino Platone disprezzava.

Si tratta di vedere come la si interpetra

Esattamente. Hans Kelsen, filosofo del diritto, nella sua riflessione sulla Democrazia, in un breve paragrafo intitolato Gesù e la democrazia, di uno dei suoi capolavori, Essenza e valore della democrazia del 1929, riporta il celebre dialogo tra Gesù e Pilato come raccontato dai Vangeli: Chi sei, chiede Pilato, e Gesù risponde: Io sono la verità. Pilato che era uno scettico chiede cos’è la verità? e non ravvisando nessun reato a carico di Gesù, prima lo manda da Erode che lo fa flagellare e poscia, di fronte lla ostinata richiesta dei Sacerdoti ebrei, rimette la decisione alla volontà popolare, al Popolo, cioè, che si esprime per il crucifige.
Conclude Kelsen che per chi possiede o crede di possedere una verità assoluta, questo plebiscito è un serio argomento contro la democrazia: esattamente l’operazione di tutti i regimi dittatoriali che si ritengono titolari della verità e non tollerano relativismi. “Noi scienzati della politica dobbiamo accettare questo argomento, conclude Kelsen, ma solo a d una condizione: di essere tanto sicuri della nostra verità politica da imporla, se necessario, con lacrime e sangue, di essere tanto sicuri della nostra verità quanto il Figlio di Dio era sicuro della propria.

E noi siamo sicuri?

No, perchè siamo scettiici. Ed è per questo che la ricerca sul significato e sui modi di attuazione della democrazia deve continuare; anche perchè nessuna delle forme finora inventate, ha funzionato alla perfezione. Delle critiche in Antichità, abbiamo cennato. In epoca moderna, possiamo pensare a Rousseau, a A. de Tocville fino ai nostri giorni, con Luciano Canfora, che parla della democrazia liberale come storia di una ideologia od anche del Presidente emericto della consulta Zagrelbesky, che parla di Democrazia critica.

Perchè, cosa hanno da dire questi autori?

Rousseau, polemizzando col suo contemparane Montessqieu, sosteneva che nel sistema democratico inglese, tanto lodato, i cittadini erano sovrani un giorno, quello delle elezioni, e sudditi per cinque anni, la durata della legslatura: è quello che sta avvenendo in Italia, ove i cittadini, stanchi di essere sudditi stanno smettendo di essere cittadini, astenendosi dal votare; e, ancora, sosteneva che la democrazia non è garantita dalla osservanza delle procedure, perchè le maggioranze, non sempre sono espressione della volontà popolare, giacchè spesso prevalgono egoismi ed interessi poco nobili; Alexis de Tocville, dopo avere studiato, durante un lungo soggiorno negli Stati Uniti, la democrazia americana, avava ammonito sui rischi della dittatura della maggioranza.

E i contemporanei?

Canfora, che pure parla di Giulio Cesare, come Dittatore democratico, rileva che il metodo fondato sul principio di maggioranza, può funzionare il un regime di due concorrenti: è dunque, inapplicabile in regime di pluralismo politico, inonveniente già notato dal matematico illuminista Condorcet, e dimostrato scientificamente da Arrowe con un teorema matematico: da qui la qualifica di ideologia, cioè scarto tra promesso e realizzato. Il prof. Zagrelbesky, per ovviare a questi ed agli inconenienti rilevati da Kelsen, teorizza una sua visione, che chiama di democrazia critica, le cui decisioni devono essere valutate sul contenuto di valore delle scelte: in parole povere, se scelgo una guerra di aggressione, può essere corretta sul piano procedurale perchè democraticamente assunta, ma non può essere ritenuta una decisione democratica. E’ quel che avviene, anche, non solo, in Israele, dove i prigionieri palestinesi vengono torturari ed i diritti umani, dei palestinesi, negati, in virtù di leggi democraticamente approvate del Parlamento.

Ma allora quello democratico non è un buon sistema di governo?

E’ stato già osservato che è il meno imperfetto, dato che quello perfetto, per ora, non è stato ancora, inventato. Tuttavia si tratta di vedere come lo si interpetra, alla luce delle evoluzioni del pensiero democratico contemporaneo e delle domande che esso pone. Oppure se si deve comcludere che se si è esaurita una fase storica. In altre parole, bisogna valutare se gli Istituti che la Democrazia liberale, per il suo esercizio, ha prodotto, sono adeguati per il governo delle complessità delle odierne società, oppure se la crisi economica attuale, non produce anche la crisi di Istituzioni, quali Parlamenti, Governi, Organi Costituzionali, Partiti, Sindacati, concepite e realizzate per il buon funzionamento del modo di accumulazione e produzione capitalistico che oggi registra gli affanni che conosciamo.

Questo comporta un allargamento degli orizzonti di analisi. Un innalzamento del tasso di problematicità; altro che semplificazione!

Già. Ma per evitare di cadere nelle braccia di Morfeo, continueremo durante il prossimo incontro.

(Continua)

Tanino Virlinzi


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