sabato , Gennaio 18 2025

Tagli ai trasporti in Sicilia, ovvero l’arte di arrangiarsi

Un cielo plumbeo si staglia sui trasporti siciliani. Tra patti di stabilità da rispettare – così ha ribadito infatti il ministro Grilli – e i “tagli lineari” imposti dalla giunta Lombardo lo scorso maggio, l’incontro svoltosi oggi a Palermo presso la sede Anav non si è concluso in un auspicabile lieto fine. Per dirla con le parole del presidente Antonio Graffagnini, “La Regione si è limitata a tagliare i corrispettivi, costringendo di fatto le aziende a un taglio dei servizi” non considerando la proposta avanzata. Proposta che avrebbe comportato un risparmio di circa 50 milioni di euro per le casse regionali, in cambio di un prolungamento della durata del contratto in modo da consentire alle aziende di ammortizzare le perdite causate dai tagli. L’incontro odierno si è risolto nella conferma di mancanza di fondi, “e qui la situazione precipita”. Unica soluzione imminente è quella che si prospetta per il prossimo nove ottobre: un massiccio presidio di pullman organizzato dalle 73 aziende aderenti all’Anav. Le aziende colpite hanno altresì manifestato l’intenzione di presentare ricorso. Solleva parecchi dubbi di legittimità infatti, il decreto entrato in vigore lo scorso maggio, con effetto retroattivo fino al primo gennaio 2012 e che non ha imposto un aumento graduale dei tagli (10% previsto nel 2012 e 20% previsto per l‘anno successivo), così come voluto dalla legge. Era una fine preannunciata, a giudicare dagli ultimatum lanciati nei mesi scorsi e che non hanno avuto risonanza e, se il tempo scade, lo studente e il pendolare restano appiedati. Un complicato “effetto domino”, quello che si è innescato, che dal vertice ha raggiunto la base, coinvolgendo inesorabilmente aziende, amministrazioni comunali e famiglie, e che da molti è stato definito come il prodotto di un sistema “marcio”. Gli effetti di questa mannaia si sono tradotti nella più totale incertezza di poter garantire le corse finora effettuate.
“Dallo scorso aprile non riceviamo più nulla, per non sforare il patto di stabilità – ha dichiarato Mario Nicosia, direttore d’esercizio dell’Interbus – di fatto stiamo cercando di affrontare questa situazione di crisi razionalizzando i servizi”. Nell’ennese, la nota azienda che effettua la maggior parte delle corse, ha condotto uno studio basato sui flussi di viaggiatori accorpando delle corse, finora ridotte di un minimo. Ottimizzare i servizi significa mantenere l’indispensabile, “ridimensionando i contratti di parte del personale da full a part time, per il momento”. Già, per il momento, perché se ci si muoverà su questo impervio terreno senza alcun segnale forte dalla Regione allora sarà la volta dell’extrema ratio. I famigerati tagli. Tagli che già hanno mietuto le loro vittime in altre aziende come l’Ast o come l’Isea, attiva su comuni come Nicosia, Troina ed Enna. “Per la prima volta, in una tradizione aziendale centenaria, ho dovuto licenziare cinque elementi”, questo lo sfogo dell’amministratore Quinto Ferranti. Cinque elementi, in un’azienda composta da una ventina di dipendenti, sono tanti. Come tanti sono gli studenti che, di comune in comune, dovranno organizzarsi per un inverno “fai da te”, visto che il servizio degli abbonamenti rilasciato annualmente dalla pubblica amministrazione sarà mediamente garantito fino a novembre. Entriamo nel dettaglio, giusto per quantificare l’entità del problema: 222 studenti pendolari da Assoro; circa 157 da Nissoria; 152 gli studenti che da Leonforte hanno scelto Enna quale sede scolastica. Sono dati incompleti, ovvio, ma da soli bastano a dare la misura del danno che incombe imminente sulle famiglie già appesantite dagli effetti della crisi. E qualora non bastassero, ecco le altre cifre che completano il quadro: 150 aziende, pubbliche o private, attive su tutto il territorio regionale, per un totale di 8000 lavoratori di cui circa 2000 a rischio. Mala tempora currunt.
Alessandra Maria

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