Se Prometeo, il più intelligente dei Titani, potesse reincarnarsi di certo non ruberebbe il fuoco dall’officina di Efesto per donarlo agli uomini, sfidando le ire di Zeus e condannandosi al più atroce dei tormenti.
Considerato da tutti i popoli della terra un elemento divino, il fuoco è stato amato, rispettato, custodito e temuto, ma, a volte, ossessivamente desiderato.
Con le prime piogge si é conclusa in Sicilia una delle più cruente stagioni dei roghi, nessun territorio provinciale è stato risparmiato e se nell’antichità il fuoco era simbolo di prosperità e di vita, oggi è divenuto simbolo di distruzione e di morte.
“Brucia la mia terra e con essa muore una parte di me!” ha scritto una giovane donna su Facebook mentre migliaia di ettari di bosco nell’isola venivano consegnati alle fiamme.
La crescita esponenziale degli incendi dolosi negli ultimi anni induce a una riflessione sui registi/attori della cosiddetta “scena del fuoco”: piromani o incendiari? Vandali o individui mossi da sete di vendetta? Pluri-accusati lavoratori del settore o contadini incoscienti che conoscono bene la capacità del fuoco di rigenerare la terra, ma molto meno quella del vento di mutare la propria direzione in un secondo?
Nel caso siano state avviate, ci chiediamo a che punto siano le indagini sugli incendi di questa torrida estate. E, sul fronte della politica, infuocato da ben altri argomenti, quali siano le azioni intraprese per fronteggiare un fenomeno destinato a una reiterazione senza fine.
Negli U.S.A. unità speciali dell’F.B.I., incaricate di svolgere indagini sul dilagare degli incendi dolosi, svolsero studi approfonditi nel campo dei crimini collegati al fuoco. Ne emerse un profilo dettagliato del piromane, ancora attuale, accompagnato da un elenco di motivazioni che inducono questi soggetti a perpetrare il reato.
La lettura del resoconto dell’F.B.I. porta a tre semplici considerazioni. La prima: se è vero che il piromane agisce entro due miglia dal proprio domicilio o luogo di lavoro e assiste sempre al divampare delle fiamme che ha provocato, spesso avvertendo i Vigili del fuoco e partecipando perfino alle azioni di spegnimento, per quale motivo alle squadre dei Vigili del Fuoco non si accompagnano sistematicamente le pattuglie della Polizia o dei Carabinieri?
La seconda: se é vero che il piromane manifesta già nella pubertà segnali inequivocabili del suo disturbo nel controllo degli impulsi (misantropia, frustrazione, depressione, ossessioni, furti di accendini e di scatole di fiammiferi, continui incendi di piccoli oggetti) come mai le famiglie e la scuola non hanno la percezione del pericolo e non intervengono preventivamente su questa attrazione fatale per il fuoco?
La terza: se è vero che il piromane non prova alcun rimorso, anzi reitera e prova grande soddisfazione per la eco che gli riservano i media, perché continuare a proiettare le immagini delle sue prodezze?
Diversa è la tipologia degli incendiari definiti “vandali“, in questo caso si tratta di giovanissimi, mediamente intorno ai 16 anni, che agiscono in gruppo, per noia o per gioco, contro scuole, parchi e aree verdi cittadine, abbandonano per paura la scena del fuoco e, solitamente, non reiterano il crimine.
E, infine, la tipologia degli incendiari per motivi economici che utilizzano gli incendi come arma di ricatto sia contro i privati sia contro le istituzioni pubbliche e, nel caso dei nostri boschi, contro un ente regione che non ha mai ammesso la propria incapacità nella gestione del settore forestale.
La regione Sicilia, sebbene rischi il default, sebbene sia inadempiente con i suoi creditori e sia costretta ad affrontare equilibrismi estenuanti pur di onorare stipendi e pensioni, continua a svicolare dinanzi a un problema di vastissime dimensioni. Agli irreparabili danni riportati al patrimonio naturalistico, infatti, vanno aggiunti gli incalcolabili costi dello spegnimento che nelle stagioni estive depauperano le casse regionali.
Stabilizzare i precari dell’Azienda forestale o affidare con appalto i lavori forestali a ditte private specializzate, formazione e prevenzione nelle scuole, rafforzamento delle azioni di controllo nelle aree demaniali, tante le proposte avanzate negli anni passati da esperti e associazioni ambientaliste e consegnate al vento dell’indifferenza e dell’opportunismo! Finchè qualcuno non deciderà di assumere consapevolezza della gravità del problema al fuoco non potrà essere restituita la sua sacralità!
E pensare che il rosso del fuoco era simbolo di forza e di potere positivo e che la sua fiamma rischiarante era una metafora della lungimiranza e della conoscenza…
Nietta Bruno