giovedì , Gennaio 23 2025

Sicilia. Crocetta vuole una Regione a 7 stelle

Il nuovo presidente della Regione si è insediato all’insegna del rigore nella lotta agli sprechi e nella valorizzazione delle risorse umane e culturali dell’Isola.

Il patto UDC-PD è uscito vittorioso in Sicilia dal voto del 28 ottobre ed ha premiato Rosario Crocetta, anche se non è riuscito a convincere il mondo degli astensionisti.

E le prime risposte a quanti si sono astenuti dal voto ed alle preoccupazioni espresse dal Cardinale Romeo non si sono fatte attendere se annuncia rigorosi tagli nelle spese e risparmi possibili per indirizzare le risorse all’occupazione ed ai bisogni sociali.

Nel giorno del suo insediamento a Palazzo d’Orleans e nella Piazza Politeama di Palermo con Bennato e Borsellino, i primi assessori scelti, al momento delle consegne da parte di Raffaele Lombardo, il presidente Crocetta dichiara, nel servizio di Lillo Miceli (“La Sicilia” dell’11 novembre) che: “la nostra sarà una regione a sette stelle, con una politica basata sul rigore e sul taglio delle spese” e Domenico Tempio nell’editoriale del quotidiano di Catania afferma: ”Ora la buona politica del fare” del presidente Crocetta con “la sua determinazione fa ben sperare. Queste speranze, però, non facciamole morire negli austeri e nobili saloni di Palazzo dei Normanni. Sarebbe per i Siciliani l’ennesima beffa”.

Il segretario regionale del PD Giuseppe Lupo ed il senatore Gianpiero D’Alia, UDC-Italia, hanno felicemente portato a compimento questa prima tappa di un disegno politico accompagnato dai due partiti e reso possibile dalla lista Crocetta Presidente.

La intesa programmatica ed elettorale, che si è voluta sperimentare in Sicilia, trova origini e motivazioni nella cultura dei politici cattolici, da De Gasperi a Moro a De Mita (1), nella presenza nell’UDC-Italia e nel Pd, di numerosi politici riformisti, alcuni di ispirazione cristiana, altri attenti alle difficoltà economico-sociali dell’Isola e aperti al rinnovamento della politica, all’insegna di valori laici e della centralità della persona umana, come evidenziato nei convegni delle aggregazioni del laicato cattolico (7).

Ha espresso la soddisfazione (2) per i risultati conseguiti con il voto dei Siciliani il sen. D’Alia, che ha voluto, con Casini, offrire un decisivo contributo con la nuova UDC Italia, dopo la spersonalizzazione del partito con la convention di Chianciano e la maggiore attenzione ed apertura all’associazionismo della società italiana, alla ricerca di trovare una convergenza tra i moderati riformisti ed i progressisti e nella contingenza per salvare la Sicilia dal difficile momento che attraversa e realizzare un Governo, che tenga presente la situazione di emergenza e si faccia carico della grave situazione finanziaria e sociale dell’Isola.

In tale direzione, il senatore D’Alia ha ritenuto opportuno aprirsi subito dopo le elezioni doverosamente all’opposizione, nel segno anche delle preoccupazioni espresse dal presidente della Conferenza Episcopale siciliana, cardinale Paolo Romeo.

Si è rivolto pertanto a Nello Musumeci del Pdl, antagonista di Rosario Crocetta e a Giancarlo Cancelleri, portavoce dei deputati del M5S di Grillo, in rappresentanza dei gruppi maggioritari di Sala D’Ercole, per formulare le prime dichiarazioni –invito di collaborazione, in sintonia anche con l’appello del cardinale Romeo.

Il presidente Crocetta, può contare su 39 deputati, che rappresentano il nucleo primo attorno al quale potranno, naturalmente, convergere sui temi del rinnovamento e della ripresa della Sicilia i 15 deputati del Movimento 5 stelle di Grillo (3) e, sulla difesa degli interessi dell’Isola, i deputati di Grande Sud Miccichè Lombardo, ”culturalmente“ più inclini a non negare tale disponibilità.

Per le connesse responsabilità nazionali è anche prevedibile che non potrà mancare all’attività del nuovo governo regionale il consenso dell’opposizione di coloro (del PDL), che a Roma sostengono il Governo Monti, quando si presenteranno problemi sui quali negare la collaborazione apparirà dannoso per il risanamento dell’economia.

Non mancano le speranze di un avvio di alta responsabilità da parte delle forze politiche presenti, difficile per il recente passato, ma non per il dovere di una politica non conflittuale, che deve fare i conti con la maggioranza degli astensionisti.

Nel parlamento regionale, fortemente rinnovato, degli eletti solo trenta sono i riconfermati su novanta, segno del grande e atteso cambiamento, anche generazionale.

I nuovi parlamentari risultano cosi suddivisi: 9 Crocetta presidente, 14 Pd, 13 UDC, 15 Movimento 5 Stelle, 10 Pds-Mpa, 5 Grande Sud, 4 Nello Musumeci presidente, 12 Pdl, 5 Cantiere popolare-Pid e per la prima volta, nella storia dell’Assemblea regionale, sono presenti a Sala d’Ercole 15 donne (4) (di cui Sei M5S, una UDC, una Pid, due Grande Sud, cinque Crocetta).

Senza leggi particolari il mondo femminile ha ottenuto una vittoria rosa (5).

Agli eletti tutti auguriamo di non disperdere la fiducia, che è stata riposta nella scelta operata (da parte del 30 %) dai cittadini, che li hanno votati per conquistare le prime posizioni nelle liste di appartenenza, con la preferenza unica e la possibilità del voto disgiunto, confermando l’esistenza di uno zoccolo partecipativo, che non ha perso l’interesse per la politica.

In merito al voto disgiunto, che pure era stato evocato, Crocetta (che ha conquistato 617.000 voti, anche se questo dato rappresenta il 30% dei consensi espressi), ha ottenuto solo 34.000 voti in più rispetto ai voti delle liste che lo hanno sostenuto, fatto non rilevante, quindi e comunque non tale da prestarsi ad interpretazioni capziose. Musumeci, il governatore che è stato designato dal Pdl, ha avuto 49.000 voti in più rispetto ai voti delle liste che lo hanno sostenuto, mentre Cancelleri, il candidato governatore del Movimento 5 stelle, ha avuto invece 83.000 preferenze in più rispetto a quelle della sua lista.

Un voto di protesta e di indirizzo, quindi, quello del Movimento 5 stelle che non può, pena il disconoscimento degli elettori, rifiutare a priori di dare un apporto istituzionale al rinnovamento della politica regionale e rispondere così non solo ai votanti del Movimento, ma anche ai cittadini, che si sono per diverse motivazioni astenuti, in detta occasione elettorale.
Lo ricorda Salvatore Parlagreco, in una lettera aperta ai15 cittadini eletti deputati del M5S: ”Le maggioranze fanno il loro dovere o non lo fanno anche grazie alle opposizioni. Il governo delle istituzioni poggia su una rappresentanza parlamentare diligente di entrambi i ruoli”.

E’ attesa infatti una risposta alla diffusa preoccupazione ed all’attenzione al problema di quanti si sono complessivamente astenuti dal voto, in maniera così massiccia da farne, assieme ai cambiamenti delle forze in gioco, una tappa storica nella vita dell’Assemblea regionale.

I votanti di domenica 28 ottobre sono stati, infatti, 2.203.000, pari al (47,4%) degli elettori (4.647.000) contro i 3.573.000 ( 66,7 %) delle elezioni del 2008 (anche se in quelle elezioni si è votato domenica e lunedì).

Lo scarto è quindi del 20% di votanti in meno rispetto alle precedenti elezioni regionali. Il 52% dei siciliani elettori (4.647.000) non si è recato alle urne, mentre sono da registrare le schede bianche e annullate, che assommano al 12,64% dei votanti.

L’astensionismo diventa il dato che emerge nelle riflessioni espresse dal Cardinale Paolo Romeo al microfono della Radio Vaticana mentre torna a denunciare “il degrado della vita civica sempre più pronunciato ed una scollatura tra il paese politico e quello reale”.

Per il presidente della Conferenza episcopale siciliana: l’astensione è fenomeno preoccupante “perché non dobbiamo dimenticare che i nostri padri per darci una democrazia, per dare la voce al popolo hanno sacrificato la vita”.
“L’astensionismo, continua il presidente della Conferenza episcopale siciliana: “è un fatto gravissimo perché ci vede rinunciatari e significa che decidiamo che siano altri a prendere in mano le redini della società ….”.

“E’ un tradimento della coscienza civica, perché non possiamo dimostrarci estranei alle problematiche della città, altrimenti saremo governati da chi ha il consenso del 10% dei potenziali elettori” (6).

Rispondere al popolo delle astensioni diventa pertanto doveroso per il governo Crocetta e per tutti gli eletti, verso tutti i cittadini (astenuti compresi), i partiti, i gruppi ed i Movimenti, senza che ciò comporti la fine della dialettica e l’attenuazione delle divergenze politiche, culturali, sociali, che identificano i partiti ed i movimenti.

L’emergenza lo richiede ed il numero dei votanti non deve rendere precario il governo della regione.

Ed è stato ancora il cardinale Romeo ad invitare gli eletti dell’Assemblea regionale alle massime convergenze per il bene della Sicilia: “In un momento di crisi così grave, credo che sia impensabile poter governare con questi numeri (nr. quelli dei votanti e della maggioranza conseguita da Crocetta), perché serve una partecipazione più ampia”( 6).

A Crocetta, agli eletti e a tutti noi, il dovere di una risposta ed i primi buoni propositi del presidente fanno bene sperare.

In una democrazia matura, come vorremmo fosse da tutti considerata quella siciliana, favorire con idee, proposte, progetti, il cammino della più alta istituzione locale, la Regione, specie nei suoi momenti drammatici spetta a tutti i cittadini singoli e associati.

L’assenza di risorse finanziarie, la disoccupazione, gli sprechi, le sperequazioni, la ridotta competitività delle sue imprese e dei suoi servizi pubblici, la povertà di migliaia di famiglie, l’emigrazione dei giovani e la contemporanea immigrazione, i bilanci della Regione e degli altri Enti Locali, richiedono non solo i sacrifici proposti dal Governo Monti al paese, ma prima e in contemporanea, per la regione Sicilia l’apertura di canali di partecipazione e di ascolto delle voci della società e del consenso ricevuto, per contribuire alla svolta storica, che deve affrontare la popolazione dell’Isola.

Facciamocene carico, con alta responsabilità civica, unitamente agli eletti, da intellettuali e giornalisti, scienziati e giovani ricercatori, docenti e operatori sociali, sindacati e imprenditori, sindaci, amministratori e burocrati, associazioni e fondazioni, banche, partiti uomini e donne, con quell’alto senso di civismo e di amore solidaristico e fraterno, che la Chiesa di Sicilia è tornata ad additarci, quasi parlando a tutti i cittadini, laici votanti ed astenuti, eletti e non, che pure hanno contribuito a non cancellare un momento importante della vita democratica della Regione.

E ci soggiunge il messaggio del neo riconfermato presidente Barack Obama, dopo la sua vittoria: “Il ruolo del cittadino nella nostra democrazia non si esaurisce con il voto. Il senso dell’America, (e noi vorremmo ripetere della Sicilia), non sta in quello che altri possono fare per noi, ma in ciò che possiamo fare noi insieme, con il lavoro duro e ingrato, ma necessario dell’autogoverno. Su questo principio è stata fondata l’America“ (9). E anche lo Statuto Speciale della Regione.

Ferdinando Russo
onnandorusso@alice.it

1) C.De Mita, La storia d’Italia non è finita 2012-,pubblicato da Guida nella collana Impegnati
2) G.D’Alia in www.gianpierodalia.it
3) S.Scarafia, Crocetta apre ai grillini. E loro: “Ci seduca” in la Repubblica del 31 ottobre
4) A.Turrisi, Palazzo dei Normanni si tinge di rosa nel Giornale di Sicilia del 31 ottobre
5) A.Russo in www.facebook.com, ed in www.google.it alla voce Antonella Russo e l’UDC
6) P.Romeo, da radio Vaticana del 30 ottobre
7) F.Russo, in www.google.it alle voci Ferdinando Russo ed il laicato
8) Vescovo Romeo: troppi sprechi alla Regione, in Giornale di Sicilia, 1 Novembre.
9) B.Obama, dal Discorso di Obama dopo la vittoria in Corriere della Sera, 8 novembre

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