Il massacro di Aigues-Mortes, che il 17 agosto 1893 costò la vita a nove operai italiani linciati da una folla inferocita, rappresenta un episodio capitale nella storia dei rapporti tra l’Italia e la Francia. Eppure le storie generali, le enciclopedie ed i media, quando ne accennano, non mancano di riproporre inesattezze che risalgono alle versioni frettolose o interessate all’epoca, mentre frotte di turisti invadono allegramente le strade della città provenzale non sfiorate dal sospetto di trovarsi nel luogo che fu teatro dello scatenarsi, al grido di “Morte agli italiani!” della più violenta follia xenofoba..
Enzo Barnabà, nato a Valguarnera (EN), si è imbattuto in quella drammatica vicenda mentre effettuava le sue ricerche sulla nascita del socialismo nella Sicilia interna, che sono poi approdate nei volumi “I Fasci siciliani a Valguarnera” (Milano, 1981) e “Il Meglio tempo” (Enna, 1998); i due avvenimenti, infatti, si svolgono negli stessi giorni e sullo stesso terreno, quello della storia delle classi subalterne. Vi ha dedicato molti anni di paziente lavoro che lo ha portato negli archivi di Parigi, Nimes, Marsiglia, Aigues-Mortes, Angouleme, Roma, Torino, Milano e Genova, approdando ad una precisa e puntuale ricostruzione dell’eccidio, come sottolineano Alessandro Natta nell’acuta prefazione al saggio e Gian Antonio Stella che su queste ricerche ha costruito uno dei capitoli de “L’Orda. Quando gli albanesi eravamo noi”, (Milano, 2002).
Lo storico valguarnerese intreccia la dimensione diplomatica (ritracciando le relazioni tra Italia e Francia prima, durante e dopo il massacro) con l’economia (da quali regioni – il Piemonte, la Liguria e la Toscana, quasi esclusivamente, si apprende con sorpresa – e per quali ragioni parte l’emigrazione, dove va a concentrarsi e quali modificazioni apporta al mercato del lavoro), con la politica (come affrontano i socialisti, i cattolici e i liberali dei due paesi il problema migratorio e la concorrenza del lavoro che ne consegue; di grande interesse è, a questo proposito, l’analisi effettuata a caldo da Napoleone Colajanni) e con la storia delle mentalità (le radici culturali della xenofobia in Francia, per esempio).
Il saggio vuole appassionare i lettori senza far perdere smalto al rigore scientifico: la materia vi si presta (il capitolo centrale, quello della cronaca dell’eccidio, per esempio, dà l’impressione di essere costruito mediante un crescendo di sequenze cinematografiche), mentre l’autore sembra voler far effettuare le prove generali alla cifra stilistica che lo condurrà verso i recenti approdi letterari (“Dietro il Sahara”, Ventimiglia, 2004). La critica ha opportunamente insistito anche su un altro aspetto: quell’antica vicenda ci fornisce chiavi di lettura di drammi odierni: gli squilibri tra nord e sud del mondo, i flussi migratori che ne nascono, i problemi del razzismo e della multiculturalità.
L’attuale edizione siciliana è stata preceduta da un saggio apparso nel 1990 sulla rivista “Autres Passages” dell’Université Paris III e da una prima edizione in forma di libro apparsa a Torino in occasione del centenario dell’avvenimento, coeva alla sua traduzione in lingua francese (“Le Sang des marais”, Marsiglia, 1993).
Prefazione di Alessandro Natta
Enzo Barnabà nasce a Valguarnera nel 1944 e dimora nel paesino di Lanza (Valguarnera Caropepe) fino all’età di 20 anni. Ha fatto il sindacalista, l’insegnante di fran¬cese alla superiori e di italiano e storia in varie università straniere, Aix-en-Provence, Abidjan, Scutari, Niksic e Abidjan. Definito un “giramondo”, adesso “formalmente” è in pensione. Di fatto, però, scrive e anima la vita culturale di Grimaldi, il paesino dell’estremo ponente ligure che praticamente lo ha adottato.
Enzo Barnabà ha svolto la sua attività di ricerca nel campo della francesistica, pubblicando vari manuali di letteratura, di grammatica e di civiltà, e in quello della storia delle classi subalterne, occupandosi in particolare del massacro di Aigues Mortes (“Le Sang des marais”, 1993, “Morte agli italiani!”, 2001) e dei Fasci siciliani (“Il Meglio tempo”, 1998).