I picciddata (buccellati)
È questo il caso di affermarlo: a ciascuno il suo. Stiamo parlando dei biscotti, che soprattutto nei mesi freddi fanno la loro comparsa sulla tavola a “scaldare” palato e cuore. Per quanto “piccolo”, ogni paese della provincia ha un proprio “cavallo di battaglia”, che a Leonforte, soprattutto nel periodo natalizio, è rappresentato dai picciddata.
Vera e propria opera d’arte sia nell’aspetto che nel sapore, la ricetta vanta tradizioni antichissime, contemplando anche i cosiddetti picciddata di pani. Gli ingredienti protagonisti sono i fichi secchi e le mandorle, importate in Sicilia dai Fenici e poi largamente utilizzate dai Greci. Al riguardo, la leggenda vuole che il mandorlo nascesse da una storia d’amore, romantica sì, ma non esattamente a lieto fine. I Greci narravano che Fillide, principessa Tracia, incontrò Acamante, figlio di Teseo, approdato in terra Tracia per una sosta durante la lunga navigazione verso Troia. Fillide e Acamante si innamorarono perdutamente, ma il giovane dovette comunque partire alla volta di Troia per combattere assieme agli Achei. La giovane principessa, dopo aver atteso per ben dieci anni la fine della guerra, non vedendolo tornare sulle navi vittoriose per la disperazione si lasciò morire. La dea Atena ne ebbe compassione, decise quindi di trasformare la povera Fillide in uno splendido albero di mandorlo. Acamante non era morto, e quando seppe della fine di Fillide abbracciò la pianta, che per ricambiare l’abbraccio fece germogliare dai suoi rami una moltitudine di rami anziché foglie. È un abbraccio, il loro, che si ripete ogni anno, a preannunciare la primavera. La mandorla, il seme del prezioso albero, si è da sempre prestata a ricette dolci o salate, producendo inoltre l’olio – dalle proprietà emollienti – che nel Medioevo sostituiva il più costoso olio d’oliva. Non solo, le mandorle sono un’ottima fonte di grassi monoinsaturi, “buoni” e dalle proprietà benefiche per l’apparato cardiocircolatorio; l’abitudine di mangiare almeno una mandorla al giorno, inoltre, attutisce molto i dolori mestruali, oltre ad abbassare i livelli ematici di colesterolo (se assunte con moderazione) e trigliceridi. Ottima fonte di vitamina E e magnesio, sono il tipo di frutta secca con il più alto contenuto di fibre.
Ed ora…al lavoro!
Ingredienti
– Farina 00 1 Kg;
– Zucchero 200 Gr;
– Vanillina 1 bustina;
– Burro 300 Gr;
– Uova 3;
– Latte 1 Dl;
– Ammoniaca per dolci 10 Gr;
– Fichi secchi 300 Gr;
– Uva sultanina 100 Gr;
– Chiodi di garofano
– Cioccolato fondente a gocce 50 Gr;
– Mandorle tostate e tritate 300 Gr;
– Un pizzico di cannella in polvere;
– Canditi;
– Mezzo bicchiere di Marsala;
– Qualche noce tritata
– Miele 100 Gr;
– Buccia di mandarino e limone grattugiate
– Succo di mandarino e limone (per dare una lieve essenza agrumata, non esagerate)
Preparazione per la pasta
Amalgamate la farina con lo zucchero, il burro e l’ammoniaca per dolci. Continuate a lavorare l’impasto e aggiungete man mano le uova, fino ad ottenere un composto omogeneo e consistente. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola da cucina e riponetela in frigo per circa 30 minuti. Toglietela dal frigo e stendetela col matterello, tagliate dei dischi che andrete a sovrapporre una volta farciti.
Preparazione per il ripieno (Picciddata di ficu)
Tritate grossolanamente i fichi secchi e lavorateli in una ciotola assieme all’uva sultanina, la cannella e il Marsala, i chiodi di garofano, il miele e qualche noce tritata. Mescolate bene e mettete sul fuoco per circa dieci minuti.
Preparazione per il ripieno (Picciddata di miennuli)
Per il ripieno dei picciddata di miennuli occorre preparare tutto il giorno prima. Immergete le mandorle in acqua bollente, quindi spellatele e tritatele finemente. In un tegame grande sul fuoco, versate mezzo bicchiere d’acqua con un bel po’ di zucchero, da far sciogliere. Aggiungete il trito di mandorle e mescolate per pochi minuti, a caldo, con un cucchiaio di legno, aggiungendo man mano la cannella, la buccia e il succo degli agrumi. Amalgamate bene, versate in una ciotola e lasciate raffreddare. Dopo aggiungete il cioccolato fondente a gocce e, a gusto, i canditi.
E per sapori d’antan eccovi un paio di varianti “vintage”!
Picciddata di pani
Quando anticamente si faceva il pane, durante il periodo natalizio, si lasciava un po’ di impasto da parte, da condire secondo tradizione. Preparate quindi la pasta, secondo la ricetta del pane che meglio conoscete, stiratela lasciandola leggermente spessa. Tagliate la pasta a dischi e farcite con l’impasto di fichi secchi, uva sultanina, mandorle abbrustolite e tritate. Il tutto mantecato col miele ovviamente.
Picciddata di vinucuottu
Qui la pasta è la classica, che trovate nella prima ricetta. La gustosa differenza sta nell’impasto della farcitura. Si mescola a freddo il trito di mandorle abbrustolite, unitamente a vinocotto di fichidindia, cannella e un po’ di farina. Il composto, in un tegame, si fa cuocere poi per circa una decina di minuti.
E per finire…largo alla fantasia, perché come li presentate questi dolci?
Se avete buona manualità, c’è di che sbizzarrirsi: ferru di cavaddu, a pisci, tunni, a rosellina…ah! e non dimenticate i diavulicchi!
Fa freddo, troppo freddo. Presi ad impastare come siete, non lo sentirete neanche. Tanto vale mantenere alto il livello di calore sprigionato dai profumi e dall’energia con qualcosa di natalizio, ma che sia altrettanto “caldo”. Niente di più giusto del “tocco di classe” di Michael Bublé. “Let it snow”, da cantare e “piroettare” con la teglia in mano. Anche se fuori non nevica.
“La cucina è la più antica delle arti, perché Adamo nacque digiuno”
Jean Anthelme Brillat-Savarin