Pietro Antonio Coppola nasce da Giuseppe Coppola e Felicia Castro l’11 dicembre 1793 ad Enna. In base a tutte le biograne, il padre, bravo maestro di musica, l’anno 1795 sarebbe stato nominato maestro concertatore e direttore del Teatro Comunale di Catania ed in questa città si sarebbe stabilito con tutta la famiglia a far data da quello stesso anno. Questa notizia è tuttavia contraddetta dall’esistenza nell’archivio della chiesa madre di Enna di partiture autografe di pezzi sacri di Giuseppe Coppola datate con regolarità fino al 1800, e dalle annotazioni del libro paga conservato nella fabbriceria, sempre della chiesa madre di Enna, da cui risulta che il Coppola è stato regolarmente pagato fino alla data del suo licenziamento (settembre 1802). Ciò fa ritenere che il trasferimento a Catania sia avvenuto intorno al 1802 e che la prima formazione musicale, da «enfant prodigo» di Pietro Antonio avvenne ad Enna. È certo che Pietro Antonio si dedicò alla musica sin dalla più tenera età, in un primo tempo sotto la guida del fratello maggiore Francesco ed in seguito sotto la guida del padre. In un primo tempo anzi il padre cercò di dissuaderlo ad intraprendere questa strada, ma la caparbietà del figlio e i sotterfugi posti in essere per raggiungere lo scopo; finirono per vincere del tutto le sue resistenze. Ciò dimostra la poca remuneratività della professione di musicista in quel tempo. A 12 anni dava lezioni di cembalo e canto a Catania presso le migliori famiglie e nel 1810 succedette al padre come maestro di cembalo e concertatore del Teatro Comunale, posto che occuperà fino al 1832. In questo periodo compie studi di contrappunto e si dedicò alle opere di Paisiello e Cimarosa. Pare abbia frequentato per breve tempo il Conservatorio di Napoli, ma è indubbio che completò in massima parte da solo la sua educazione musicale studiando i trattati dei più importanti teorici francesi e tedeschi. Dal 1813 cominciò a comporre musica sacra, cantate e pezzi per orchestra eseguiti al Teatro Comunale e poi dispersi. Si sa di un gruppo di cinque lavori che nella biografia stesa dal figlio sono chiamati dialoghi e i cui libretti sono conservati nella collezione Carvaihaes (biblioteca S. Cecilia di Roma) sotto differente denominazione: componimento drammatico, cantata, etc. Furono eseguiti tra il 1821 e il 1830 nella piazza dell’Università, allora piazza degli Studi, o nella piazza Duomo, sovente per festeggiare la patrona Sant’Agata. Il suo primo lavoro scenico fu probabilmente l’azione drammatica in un atto II Destino, rappresentato nell’anno 1825 al Teatro Comunale per il genetliaco di Francesco. Il 18 novembre dello stesso anno si presentò al pubblico col suo primo spartito: il Figlio bandito, opera semiseria. Nel 1828 nello stesso teatro andò in scena un suo nuovo spartito: Achille in Sciro che poi venne ripetuto nei due anni successivi. Nel 1830 venne dato pure un altro spartito: Affale Alagona, che fu accolto freddamente, secondo il Cametti perché il Coppola si era alienato le simpatie dell’ambiente aristocratico a causa del suo carattere indipendente. Nel 1832 lasciò Catania e si stabilì a Napoli dove nella quaresima dello stesso anno diede prima al Teatro del Fondo e poi al S. Carlo il suo Achille in Sciro. Donizetti, che l’udì in prova, disse; «l’Achille del Coppola è l’Achille della musica» e alle lodi si unirono anche Raimondi e Rossini. L’impresario Barbata gli fece presto occupare il posto di direttore del San Carlo lasciato in quell’anno dal maestro Raimondi. Negli anni 1834-35 venne chiamato a Roma, dove il 14 febbraio 1835 mise in scena al Teatro Valle la Nino Pazza per amore, impostata sullo stesso soggetto della Nino del Paisiello ed in cui evidente è l’influenza del Rossini. L’opera venne ripetuta per sette sere di seguito e riportò un enorme successo. Essa, lo stesso anno, venne data in sedici teatri diversi e successivamente restò in repertorio per vari decenni. Lo stesso autore la mise in scena al Teatro Carcano di Milano e con essa nell’autunno del 1835 inaugurò la sta-gione lirica del Teatro Carignano di Torino. È questa l’opera con la quale Coppola acquisterà fama internazionale; essa infatti verrà data con sempre rinnovato successo nei principali teatri d’Europa e d’America, persino in Messico e a l’Avana. Nel 1839, rimanipolata ed adattata al gusto del pubblico francese, venne data a Parigi col titolo di Eva e il 6 maggio 1854, sempre a Parigi, nel teatro italiano. L’attività di quegli anni del Coppola fu molto intensa: nell’opera ‘Gli Illinesi’, messa in scena la sera del 20 settembre 1855 al Gran Teatro Regio di Torino risente profondamente dell’influsso della musica sentimentale e tutta amore di Bellini; nel 1836 venne scritturato dall’impresario Morelli per l’Imperiai Teatro di Musica Italiana di Vienna nel quale mise in scena con enorme successo la Nina e per il quale compose la Festa della Rosa (o Enrichetta di Baienfeld) che andò in scena il mese di giugno; in questa occasione rifiutò i titoli onorifici offertigli dall’imperatore e da Ferdinando II pure presente, atteggiamento che mantenne in altre occasioni simili. Tutti i teatri d’Italia lo chiedevano con vive istanze e, per la primavera del 1837, l’impresario Morelli lo scritturò per l’Imperiai Teatro La Cannobiana di Milano nel quale, il 14 giugno, mise in scena la Bella Celeste (o Bella Celeste degli Spadari); nel 1838 lo stesso impresario Morelli lo scritturò per il Teatro La Scala di Milano, dove il 6 novembre mise in scena il Postiglione (o Postiglione di Langjumeau). Queste due ultime opere, con la direzione del Coppola, vennero date a Torino, Venezia, Piacenza, Genova, Mantova, Bergamo, Como, Malta ed in molte altre città. Nel 1839 venne chiamato a Lisbona in qualità di direttore di musica del Teatro Sao Carlos, nel quale mise in scena gli Illinesi, la Bella Celeste e la Pazza per amore. In due mesi e mezzo scrisse la ‘Giovanna Prima regina di Napoli’ che venne data, sempre al Sao Carlos. l’11l ottobre 1840. Quindi, sempre nello stesso teatro, mise in scena nel 1842 Vines de Castro. Lasciata Lisbona, nel 1843 rientrò in Italia e a Roma nel ’44 diede il Folletto, opera buffa. Nel 1846 andò a Palermo per mettere in scena al R.Teatro Carolino, nella quaresima di quell’anno, l’Orfana Guelfa, dramma tragico. Nello stesso teatro, nella quaresima del 1847, mise in scena il Fingal, opera di grande spettacolo. L’anno 1848 venne di nuovo scritturato, ma il contratto fu sospeso a causa della rivoluzione. L’anno 1850 venne chiamato di nuovo a Lisbona ed in questa città trascorrerà gli anni della maturità, fino al 1871. Nel 1851 mise in scena al Sao Carlos l’Orfana Guelfa e il Fingal e riprodusse la Nino, la Bella Celeste e la Giovanna Prima. Nel luglio del 1853 rifiutò l’invito del viceré di Sicilia principe di Satriano a stabilirsi a Palermo per dirigere il R.Conservatorio (essendo morto il Raimondi) e ciò va probabilmente ricondotto alla forte avversione contro il restaurato regime borbonico. Nel settembre del 1958 il presidente dell’università di Catania Ferdinando Cutrona inviò una lettera al Coppola chiedendogli, un ritratto «per aggiungerlo ai sommi che hanno illustrato la città». Negli anni in cui restò a Lisbona compose per il «teatro particolare» del conte Farrobo tre opere grandiose in portoghese e francese, oltre a molti vaudevìlles in portoghese e francese, che restano tutti nell’archivio di musica del conte. Il Chilesotti precisa che l’opera francese «rimase inedita perché si abbruciò insieme al teatro» (nel 1861). Inoltre nel teatro del conte Farrobo mise in scena nuovamente la Nino, la Giovanna Prima, la Bella Celeste e il Fingal. Tra il 1865 e il ’66 il Coppola fa un breve ritorno a Catania per rivedere l’umile casetta dove abitava ancora la sua famiglia. Qui i dati biografici presentano delle dissonanze. Secondo alcuni (ad es. De Felice Giuffrida) Coppola avrebbe compiuto questo viaggio nel ’66 e, accolto trionfalmente, avrebbe dedicato al municipio della città il Matatia (o Matatia vincitore), lavoro scritto a Lisbona appositamente per Catania; secondo altri sarebbe tornato a Catania nel ’65 e da Lisbona avrebbe inviato il Matatia nel ’66. In quell’occasione il municipio di Catania fece coniare una medaglia con la sua effige. Tornato a Lisbona, nel febbraio del 1871, mise nuovamente in scena al Sao Carlos la Bella Celeste, con pezzi nuovi. È questo l’addio a Lisbona. Infatti, nonostante fosse stato nominato direttore a vita del Sao Carlos, il maestro aveva in animo di trascorrere a Catania gli ultimi anni della sua vita. A Lisbona si era pure sposato con una vedova da cui aveva avuto due figli. Nel novembre del 1871, quando già il Coppola era sul punto di tornare in Sicilia, il sindaco di Catania lo informava per lettera della deliberazione del consiglio comunale con cui gli veniva accordata una pensione di 2.400 lire «da percepire durante la sua residenza in questa città, coll’obbligo di prestarsi alla direzione ed assistenza degli stabilimenti musicali in cui il municipio potrà utilizzare l’opera sua». A Catania scrisse ancora romanze, composizioni sacre e vocali. Il 18 giugno 1872 gli giunse una lettera del sindaco di Enna Ayala Letto, con la quale gli veniva chiesta una fotografia «al fine di mettere, sul davanzale dell’arco del costruendo teatro due medaglioni rappresentanti la effige del Coppola e quella del maestro Chiaramente ». Nel mese di ottobre del 1872 compose una «Messa solenne» e «Tè Deum» da cantarsi la mattina del 5 febbraio 1873 nella cattedrale, in occasione della festa di S. Agata e la dedicò al municipio di Catania. Questa «Messa» venne poi ripetuta nel febbraio del 1874. Inoltre, in quegli anni il Coppola rinnovò alcuni pezzi della Bella Celeste e del Fingal. Tuttavia, non trovando artisti adatti al suo genere di musica, non potè rappresentarle. Nel 1876 (24 settembre), in occasione dell’arrivo a Catania delle ceneri di Bellini, venne cantata una sua «Gran Messa da Requiem» che gli valse il titolo di accademico corrispondente dell’Accademia del R. Istituto musicale di Firenze, mentre già dal ’43 era membro componente onorario dell’Accademia di Santa Cecilia in Roma. Per la stessa ricorrenza compose pure il Voto sciolto che venne dato al Teatro Comunale. In questa occasione lo si voleva decorare col titolo di commendatore, ma egli rifiutò. Alcuni giorni prima di morire inviò al Municipio di Catania la «Gran Messa da Requiem», il Voto sciolto, il Coro delle 200 ragazze ed un Dialogo per la festa di S. Agata, scritti di proprio pugno ed accompagnati da una lettera in cui raccomandava la famiglia, che versava in precarie condizioni economiche.
Pietro Antonio Coppola morì la mattina del 13 novembre 1877. Il municipio, dopo avergli fatto celebrare solenni esequie nella chiesa degli ex padri Minoriti, lo fece trasportare al cimitero sopra un carro funebre tirato da sei cavalli bardati a lutto ed ordinò la imbalsamazione del cadavere. Tra il corteo funebre, con la rappresentanza municipale della città, vi erano pure rappresentanze municipali di Enna e di molti altri paesi dell’isola. Vi erano pure le rappresentanze di molti circoli, accademie e d’altri corpi scientifici e tutta la scolaresca di Catania.
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