Il nostro sindaco (nel senso di sindaco della nostra città –Enna-, come ho avuto modo di precisare in passato) è un ottimista. E per mostrarlo a tutti, in uno dei suoi interminabili comunicati stampa (aveva già sfrangiato gli attributi qualche giorno prima con una specie di relazione semestrale/biannuale) ha fatto ricorso addirittura al latino. “Ex malo bonum” ha scritto. A dispetto degli assicuratori che pensano subito al “bonus malus”, che per gli automobilisti è stato sempre e solo “malus”, il significato è abbastanza intuitivo: “dal male il bene”, o più semplicemente “non tutto il male viene per nuocere”.
A prescindere, come diceva Totò.
Intanto Paolo Garofalo non è come Massimo Greco, che trae spunti di sapienza pure dalle pietre (e anche lui sfrangia i suddetti per lunghezza ed erudizione), perciò non sospetta che l’espressione sia di Seneca, e che il filosofo-politico romano ripete sempre la frase ma con il significato opposto.
Per farvi capire meglio, se Seneca fosse stato Bersani avrebbe scritto: “non siam qui a cavare il bene dal male”.
A prescindere, comunque, il sindaco ci voleva dire che tutta la vicenda del rimpasto in giunta, il tempo interminabile che ci ha messo, le polemiche che l’hanno preceduto e quelle che ne seguiranno (e che sono il “male”) hanno prodotto un effetto positivo.
Voglio sperare che per “positivo” si riferisca al presidente di Gioseph Italia, giovane ennese giunto al vertice di un’associazione nazionale, o all’ottima dirigente postale, o alla valente imprenditrice.
È probabile però, visto il percorso che ha seguito per gli altri assessori, che dietro queste positive emergenze potrebbe nascondersi qualche consigliere comunale e allora il “bonum” finisce e resta il “malo”.
Garofalo è ostaggio del suo partito o di una parte di esso o è semplicemente ostaggio di se stesso? Non credo che cambi molto.
Mentre i grillini sono già alle porte dei comuni limitrofi, Piazza Armerina in testa, mentre il suo partito a Roma “accucchia” una figura penosa inseguendoli in diretta streaming, il sindaco si trastulla nel vecchio rituale della rotazione dei consiglieri che diventano assessori e lasciano il posto ad altri consiglieri, etc., perché – riuscito o meno – il progetto era questo.
All’inizio veramente il progetto era dello stesso tipo ma più ambizioso e indecente (almeno secondo la nuova sensibilità introdotta da M5S e da una parte dello stesso PD). quello di coinvolgere pure MPA, Grande Sud o come si chiama, Open, etc.etc.
I nomi c’erano già ma poi non se ne è fatto niente perché erano troppi e perché gli altri partiti autonomisti o centristi o tutte e due insieme non sono meglio degli uomini dell’apparato PD, nel senso che ognuno è una corrente per conto proprio.
Questo salva un poco la faccia al sindaco, perché altrimenti la figura da inciucio, vecchia politica, il peggio del peggio della prima-seconda repubblica sarebbe stato colossale, ma lo sputtanamento resta. Il sindaco ha messo in campo il peggio della vecchia politica (e non parliamo delle persone evidentemente ma del metodo), senza nemmeno raggiungere l’obiettivo di una maggioranza stabile in Consiglio (ma era poi così importante?) e senza nemmeno accontentare gli uomini del suo partito. Non credo nemmeno che abbia dato una mano a ricucire le sue tante anime; se possibile ha creato ancora più scontenti.
Qualcuno, malignamente, ha parlato di altri progetti più ambiziosi, di scontentare tutti, essere costretto a dimettersi e andare poi al Parlamento. O per la precisione andare candidato al parlamento.
Se ci sarà ancora l’attuale sistema elettorale vuol fare evidentemente le scarpe all’attuale onorevole-per-caso, ma se ci sono le preferenze non andrà da nessuna parte. Almeno credo, perché secondo l’opinione corrente peggio di questo sindaco non c’è stato nemmeno l’on.le Ardica. Qualcuno rimpiange addirittura Agnello che almeno aveva in giunta gente come Mastroianni o Girasole, anche se per il resto, mentre gli assessori della 1^ giunta Garofalo hanno fatto (o gli hanno fatto fare) poco o niente, quelli della 2^ giunta Agnello hanno fatto solo danni. In generale.
In ogni caso, visto che il PD fa le primarie, mi auguro che questa volta i candidati siano tanti e tutti giovani o comunque non consumati nei corridoi dei leader storici.
Intanto vi siete guadagnati un vice-sindaco nuovo di zecca che non poteva non avere l’agricoltura e un assessore tecnico che è un suo vecchio compagno di scampagnate, ai bei tempi di Bettino. Finalmente un politico all’urbanistica e ai lavori pubblici anziché i soliti tecnici. Così è sicuro che il nuovo PRG non lo si farà di sicuro ma nemmeno rotatorie e sensi unici. È solo un’impressione ma mi piace.
Forse questa, viste la logica innovativa che segue il primo cittadino nel fare le sue scelte ponderate e i guai che ne potrebbero altrimenti venire fuori per la città e il traffico, è l’unica cosa buona che viene da tanto male. In attesa di un sindaco grillino, che a quanto pare il PD ennese (con l’apporto delle altre forze di centro-destra) vuole a tutti i costi.
Q – G.L. Borghese
Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
Q è “plurale” anche in un senso più ampio.
PS – A chi credeva che era tutta un’invenzione consiglio di dare uno sguardo al titolo del libro di Giuseppe Barcellona, “Q L’enigma del Messia”, Edizioni La Zisa.
Il boa e la gazzella smarrita by Giorgio Borghese
Il sole basso di un giorno ormai declinante. Il volto di una ragazza dolcemente abbandonato su un prato. Lo sguardo di un uomo in procinto di innamorarsene. Tutto molto naturale, se a gravare quest’uomo non ci fossero tre dozzine di anni in più della ragazza e un bel po’ di chili di troppo. Un minimo di saggezza avrebbe suggerito di abbandonare la partita. Ma gli dei talvolta si divertono ad accecare coloro che vogliono perdere; e con il suo folle danzare tra realtà e immaginazione, il sogno in mezzo a far da tramite, il nostro quasi vecchio e quasi grasso protagonista entra nel novero di quegli sventurati…