Enna. Al Presidente del Consiglio Provinciale Massimo Greco chiediamo il suo parere in ordine all’applicazione di alcuni istituti in materia di status degli Amministratori locali con particolare riferimento alla necessità di ridurre i “costi della politica”.
Perché nel resto d’Italia agli Amministratori locali spetta il permesso per il solo tempo occorrente allo svolgimento dell’attività consiliare o di commissione ed in Sicilia spetta l’intera giornata lavorativa?
Me lo sono chiesto anch’io, l’Assessorato regionale alle Autonomie locali ritiene che la normativa statale non sia immediatamente applicabile nell’ordinamento siciliano e quindi in tutti gli enti locali si continua ad applicare la previgente normativa regionale che prevede il permesso all’Amministratore locale per tutta la giornata lavorativa anche nel caso in cui la riunione consiliare non si celebra per mancanza del numero legale. Io sostengo che la questione, incidendo sulla materia del coordinamento della finanza pubblica, non necessiti di recepimento e sia di immediata applicazione ma su questo fronte sono, evidentemente, in netta minoranza.
In molti Comuni vengono ancora erogati ai Consiglieri gettoni di presenza anche per la partecipazione alle Conferenze dei Capi-Gruppo, è corretto?
In linea di massima non spetta il gettone di presenza poiché la Conferenza dei capi-gruppo non è una commissione permanente alla quale la normativa riconosce la spettanza del gettone di presenza. Potrebbe però verificarsi il caso, per la verità assai raro, che nello Statuto vengono assegnate alla Conferenza dei capi -gruppo specifiche competenze istruttorie sottraendole alle tradizionali commissioni permanenti. E’ gioco forza ritenere che, quando funge da organo deliberante, la Conferenza sia assoggettata alle regole proprie di tutti i collegi deliberanti, fra le quali quella che rende necessaria anche la preventiva iscrizione all’ordine del giorno. In questo caso la Conferenza assume la veste di commissione permanente a tutti gli effetti e quindi equipollente, ai fini dell’erogazione del gettone di presenza, alle commissioni permanenti.
Mentre nel caso di Commissioni speciali o di studio?
Anche in questo caso la regola è quella di stabilire se trattasi di commissioni permanenti o meno. La Corte dei Conti è ferma nell’escludere che le commissioni speciali possano farsi rientrare tra le commissioni permanenti, escludendone pertanto l’erogazione del gettone di presenza per la partecipazione dei componenti Consiglieri. Tuttavia, come per la Conferenza dei capi-gruppo non può essere escluso a priori che la Commissione speciale abbia espressamente demandate dallo Statuto funzioni istruttorie deliberanti alla stregua di una commissione permanente. Se è invece, come per i casi più diffusi, una Commissione di studio allora il gettone di presenza non spetta.
Ma non è ipotizzabile una partecipazione gratuita dell’Amministratore locale all’attività istituzionale?
Nonostante il clima che si respira in questo periodo non intendo iscrivermi al movimento dell’anti politica né partecipare al coro di coloro che ritengono necessario un impegno politico privo di qualsiasi forma di remunerazione. L’impegno politico di tipo elettivo gode infatti di una particolare copertura costituzionale a difesa del sistema democratico ed a tutela di chi viene investito di tale mandato. Ai sensi dell’art. 51 della Costituzione, “Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento………”. Orbene, se è vero che l’esercizio delle funzioni elettive dà luogo ad un rapporto di servizio onorario, il cui compenso è scevro, ex art. 54 Cost., da qualsiasi connotato di sinallagmaticità, con la conseguenza che la corresponsione del gettone di presenza o dell’indennità di funzione non costituisce retribuzione, ai sensi dell’art. 36 della Costituzione, è anche vero che il concetto di munus pubblicum implica lo svolgimento di un compito che viene si “donato” alla collettività, ma non in chiave eminentemente gratuita, presupponendo pur sempre una situazione di debito a carico di coloro che ricevono tale “dono”. Conseguenza di tale ragionamento è che la democrazia ha i suoi costi, che gravano puntualmente sul bilancio della spesa pubblica e quindi su ogni singolo contribuente. Sta al “sistema istituzionale”, e alla sua classe dirigente che quotidianamente lo nutre, individuare le tecniche di check and balances idonee a ripristinare un equo, responsabile e sostenibile “contratto sociale” tra Stato e cittadino.