Arriva, in pieno agosto, il Decreto n.137 in materia di Agriturismo in Sicilia, atteso da anni da tutti gli operatori del settore.
Il D.A. transitorio, già pubblicato sulla GURS, troverà compiutezza entro l’anno con la definizione del nuovo sistema di classificazione degli agriturismo in Sicilia.
Missione compiuta da parte dell’Assessore al ramo Dario Caltabellotta?
Sono state realmente semplificate le procedure amministrative che appesantivano il funzionamento delle aziende?
Verrà favorita la multifunzionalità dell’imprenditore agricolo che, grazie a questo nuovo strumento normativo, potrà migliorare la qualità dell’accoglienza e perfezionare la propria professionalità?
Siamo, obiettivamente, sulla buona strada, sebbene alcuni dubbi continuino ad agglutinarsi sulla mancata osservanza dei principi che ispirarono la nascita del fenomeno “Agriturismo” nel nostro paese. La lettura dell’art.3 e dell’art.5 del Decreto ripropone, infatti, l’antico dilemma: quanto “Agriturismo” c’è in una struttura che dispone di 40 camere per i pernottamenti e di centinaia di posti a sedere per la ristorazione?
Viene sancito a tal proposito un preoccupante assunto: l’attività agricola deve essere prevalente solo in aziende che non superino il numero complessivo di 10 ospiti…qual’é, dunque, la differenza tra l’attività agrituristica rientrante nel settore agricolo e quella di Turismo Rurale rientrante nel settore commercio?
Riteniamo che l’attività agricola debba essere comunque(e qui l’avverbio è più adeguato) prevalente, qualunque sia la sua dimensione, affinché emerga con chiarezza, una volta per tutte, il principio ispiratore del legislatore: l’Agriturismo é un’azienda agricola che apre le sue porte agli ospiti offrendo vitto e alloggio nel rispetto della cultura contadina del suo territorio, una testimonianza da rendere partendo dalla produzione aziendale e giungendo alla elaborazione della materia prima.
Nulla da eccepire sui compiti attribuiti agli imprenditori agrituristici riguardo alla cura e alla salvaguardia delle aree limitrofe, con particolare riferimento alla prevenzione-incendi!
Grazie mille per il tentativo di superamento di tutti gli intralci burocratici all’attività dal suo inizio fino alla riduzione del vincolo a cinque anni in caso di concessione di contributi!
L’autorizzazione alla macellazione in azienda,seppur vigilata, solleverà gli imprenditori con allevamenti annessi, l’autorizzazione alla conservazione dei prodotti agroalimentari salverà dal macero quelli più deperibili, l’autorizzazione alla preparazione di conserve e di bevande, anche alcoliche favorirà l’offerta di prodotti legati alla tradizione.
Ben venga, infine, la formazione obbligatoria, entro tre anni, di tutti gli addetti al settore attraverso la frequenza di corsi di aggiornamento.
Entro il 31 dicembre 2013 avremo cognizione del nuovo metodo di classificazione delle strutture, c’è da augurarsi che i requisiti per l’ottenimento delle spighe non siano identici a quelli individuati per l’attribuzione delle stelle!
Qualcuno si ricordi che l’accoglienza rurale é altra cosa da quella alberghiera!
Nietta Bruno
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