Renziani, veltroniani, cuperliani, bindiani, bersaniani e lettiani. Sono almeno sei le bande che stanno tentando di affossare il Piddimenoelle, lasciando fuori dal conteggio i “gruppi d’interesse” tipo Coop e sindacato. Dopo il macello dell’Assemblea, il 27 si ricomincia con l’autoflagellazione della Direzione. “La trincea di Renzi (e di Cuperlo): non possono rinviare, sarebbe una figuraccia. D’Alema e Veltroni bocciano l’assemblea del partito: uno spettacolo triste” (Corriere, p. 13).
Su Repubblica, il renziano Paolo Gentiloni attacca: “Un’ossessione perdere tempo per frenare la corsa di Renzi. Matteo potrebbe vincere le elezioni, ma ha molti avversari nel palazzo del Pd romano” (p. 15).
Intanto i piddinosauri, dopo la figuraccia in Assemblea, finiscono con le spalle al muro.
Per il 27 é convocata la Direzione nazionale del partito, cui tocca il delicato compito di sbrogliare l’intricata matassa di regole e cavilli ereditata dall’Assemblea.
In Sicilia:
”Il problema con quel pezzo del Pd che ha fatto votare una cinquantina di persone per togliermi il sostegno è legato solo alle poltrone. Tutto è nato per una questione di poltrone, se qualcuno dice che non è così vuol dire che sono il primo a non averci capito nulla. Purtroppo però è così, perché ho offerto la massima disponibilità a dialogare, mi hanno risposto con degli aut aut, facendo i nomi degli assessori da sostituire, tra cui quello di Luca Bianchi”. Lo dice il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta.
Il Pd (con 56 voti favorevoli e 7 contrari nella direzione) decide di ritirare i suoi quattro assessori e di togliere l’appoggio a Crocetta, dichiarando anche «fuori del partito» gli aderenti al Megafono.
Gli assessori Pd, Lo Bello, Bianchi, Scilabra e Bartolotta: NON SI DIMETTONO.
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