Le chiacchiere non fan farina
Santi Crispino e Crispiniano di Soissons. Due calzolai intenti al loro lavoro: così sono raffigurati i santi Crispino e Crispiniano, perché la storia del martirio attribuisce loro questo mestiere. Da secoli, per questo, i calzolai li venerano come loro patroni in tante parti d’Europa; e con essi i sellai, i guantai e i conciatori. La Chiesa li ricorda come martiri: uccisi per la fede nella Gallia romana, ad Augusta Suessionum, l’attuale Soissons. Patronato: Calzolai, Lavoratori del cuoio. Etimologia: Crispino = dai capelli ricci, dal latino. Emblema: Palma, Scarpe. Martirologio Romano: A Soissons nella Gallia belgica, ora in Francia, santi Crispino e Crispiniano, martiri. Nella redazione di Auxerre del Martirologio Geronimiano sono ricordati al 25 ottobre Crispino e Crispiniano come martiri di Soissons; ivi, infatti, nel secolo VI esisteva una basilica a loro dedicata di cui parla a più riprese Gregorio di Tours. L’itinerario inserito nei Gesta Regum Anglorum di Guglielmo di Malmesbury ricorda gli stessi martiri come sepolti nella basilica dei SS. Giovanni e Paolo sul Celio a Roma; questa notizia, però, dipènde probabilmente dalla passio di questi due ultimi santi, in cui, peraltro, I’episodio è considerato un’aggiunta posteriore, sebbene si sia preteso difenderne l’autenticità storica attraverso il presunto ritrovamento dei sepolcri. Di Crispino e Crispiniano esiste una passio scritta verso la fine del sec. VIII, infarcita dei soliti luoghi comuni. I due santi, di origine romana, si sarebbero recati in Gallia insieme con altri al tempo di Diocleziano, e stabiliti a Soissons dove avrebbero esercitato il mestiere di calzolai a favore dei poveri, non trascurando di propagandare la fede cristiana. Saputo ciò, I’imperatore Massimiano li fece arrestare per mezzo di Riziovaro che con lusinghe, minacce e tormenti, cercò di farli apostatare; a nulla valsero i tentativi, anzi fu Riziovaro che, in un accesso d’ira dispettosa, si gettò nel fuoco incontrandovi la morte. Per vendicare il suo ministro, Massimiano condannò i due santi alla pena capitale. I loro corpi, dopo essere stati nascosti per un certo tempo da due vecchi, finita la persecuzione, furono posti in due sepolcri sui quali venne edificata una basilica. Nonostante le contraddizioni e la poca attendibilità delle fonti si può ritenere che Crispino e Crispiniano siano due martiri romani periti durante la persecuzione militare della fine del secolo III a Soissons, dove furono creduti santi locali e donde alcune loro reliquie furono portate a Roma. Per l’allusione della passio al mestiere da loro esercitato, i due martiri sono invocati come patroni dei calzolai.
Autore: Agostino Amore
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Carlo Gnocchi, terzogenito di Enrico Gnocchi, marmista, e Clementina Pasta, sarta, nasce a S. Colombano al Lambro, presso Lodi, il 25 ottobre 1902. Rimasto orfano del padre all’età di cinque anni, si trasferisce a Milano con la madre e i due fratelli, Mario e Andrea, che di lì a poco moriranno di tubercolosi. Seminarista alla scuola del cardinale Andrea Ferrari, nel 1925 viene ordinato sacerdote dall’Arcivescovo di Milano, Eugenio Tosi. Celebrerà la sua prima Messa il 6 giugno a Montesiro, il paesino della Brianza dove viveva la zia, dove tornava spesso nei periodi di vacanza e dove, fin da piccolo, aveva trascorso lunghi periodi di convalescenza, lui di salute così cagionevole. Il primo impegno apostolico del giovane don Carlo è quello di assistente d’oratorio: prima a Cernusco sul Naviglio, poi, dopo solo un anno, nella popolosa parrocchia di S. Pietro in Sala, a Milano. Raccoglie stima, consensi e affetto tra la gente tanto che la fama delle sue doti di ottimo educatore giunge fino in Arcivescovado: nel 1936 il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster (proclamato Beato il 12 maggio 1996) lo nomina direttore spirituale di una delle scuole più prestigiose di Milano: l’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Sul finire degli anni Trenta, sempre il Cardinale Schuster gli affida l’incarico dell’assistenza spirituale degli universitari della Seconda Legione di Milano, comprendente in buona parte studenti dell’Università Cattolica e molti ex allievi del Gonzaga. Nel 1940 l’Italia entra in guerra e molti giovani studenti vengono chiamati al fronte. Don Carlo, coerente alla tensione educativa che lo vuole sempre presente con i suoi giovani anche nel pericolo, si arruola come cappellano volontario nel battaglione “Val Tagliamento” degli alpini, destinazione il fronte greco albanese. Terminata la campagna nei Balcani, dopo un breve intervallo a Milano, nel ‘42 don Carlo riparte per il fronte, questa volta in Russia, con gli alpini della Tridentina. Nel gennaio del ‘43 inizia la drammatica ritirata del contingente italiano: don Carlo, caduto stremato ai margini della pista dove passava la fiumana dei soldati, viene miracolosamente raccolto su una slitta e salvato. È proprio in questa tragica esperienza che, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, matura in lui l’idea di realizzare una grande opera di carità che troverà compimento, dopo la guerra, nella Fondazione Pro Juventute. Ritornato in Italia nel 1943, don Carlo inizia il suo pietoso pellegrinaggio, attraverso le vallate alpine, alla ricerca dei familiari dei caduti per dare loro un conforto morale e materiale. In questo stesso periodo aiuta molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita: lui stesso viene arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e di attività contro il regime. A partire dal 1945 comincia a prendere forma concreta quel progetto di aiuto ai sofferenti appena abbozzato negli anni della guerra: viene nominato direttore dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio e accoglie i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Inizia così l’opera che lo porterà a guadagnare sul campo il titolo più meritorio di “padre dei mutilatini”. Ben presto la struttura di Arosio si rivelerà insufficiente ad accogliere i piccoli ospiti le cui richieste di ammissione arrivano da tutta Italia; ma, quando la necessità si fa impellente, ecco intervenire la Provvidenza. Nel 1947, gli viene concessa in affitto, a una cifra simbolica, una grande casa a Cassano Magnago, nel varesotto. Nel 1949 l’Opera di don Gnocchi ottiene un primo riconoscimento ufficiale: la “Federazione Pro Infanzia Mutilata”, da lui fondata l’anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei confronti delle piccole vittime della guerra, viene riconosciuta ufficialmente con Decreto del Presidente della Repubblica. Nello stesso anno, il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, promuove don Carlo consulente della Presidenza del Consiglio per il problema dei mutilatini di guerra. Da questo momento uno dopo l’altro, aprono nuovi collegi: Parma (1949), Pessano (1949), Torino (1950), Inverigo (1950), Roma (1950), Salerno (1950), Pozzolatico (1951). Nel 1951 la Federazione Pro Infanzia Mutilata viene sciolta e tutti i beni e le attività vengono attribuiti al nuovo soggetto giuridico creato da don Gnocchi: la Fondazione Pro Juventute, riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica l’11 febbraio 1952. Nel 1955 don Carlo lancia la sua ultima grande sfida: si tratta di costruire un moderno Centro che costituisca la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi, viene posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio di S. Siro, a Milano. Don Carlo, minato da una malattia incurabile, non riuscirà a vedere completata l’opera nella quale aveva investito le maggiori energie: il 28 febbraio 1956, la morte lo raggiungerà prematuramente presso la Columbus, una clinica di Milano dove era da tempo ricoverato per una grave forma di tumore. I funerali furono grandiosi per partecipazione e commozione: quattro alpini a sorreggere la bara, altri a portare sulle spalle i piccoli mutilatini in lacrime. Poi la commozione degli amici e conoscenti, centomila persone a gremire il Duomo e la piazza e l’intera città di Milano listata a lutto. Così il 1° marzo 1956 l’arcivescovo Montini (fututo Pp Paolo VI) celebrava i funerali di don Carlo. Tutti i testimoni ricordano che correva per la cattedrale una specie di parola d’ordine: “Era un santo, è morto un santo”. Durante il rito, fu portato al microfono un bambino che disse : “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo”. Ci fu un’ovazione. L’ultimo suo gesto profetico è la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti – Silvio Colagrande e Amabile Battistello – quando in Italia il trapianto di organi non era ancora disciplinato da apposite leggi. Il doppio intervento, eseguito dal prof. Cesare Galeazzi, riuscì perfettamente. La generosità di don Carlo anche in punto di morte e l’enorme impatto che il trapianto ebbe sull’opinione pubblica impressero un’accelerazione decisiva al dibattito. Tant’è che nel giro di poche settimane venne varata una legge ad hoc. Don Carlo Gnocchi è diventato ufficialmente beato il 25 ottobre 2009, nel corso di una solenne cerimonia che si è tenuta in piazza Duomo a Milano davanti a 50 mila fedeli, presieduta dall’arcivescovo di Milano, Cardinale Dionigi Tettamanzi.
Oggi si celebrano anche:
SS. Crisanto e Daria, Martiri a Roma († 283 cc)
S. Miniato di Firenze, Martire († cc sec. III)
SS. Martirio e Marciano, Martiri a Costantinopoli († cc 351)
San Gaudenzio di Brescia, Vescovo († cc 410)
SS. Frutto († cc 715), Valentino ed Engrazia, Fratelli e martiri in Spagna
B. Recaredo Centelles Abad (1904-1936), Presbitero e martire in Spagna
BB. Maria Teresa Ferragud Roig e compagne, Martiri in Spagna († 1936)
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Jesus Christus, heri et hodie, ipse est in saecula!
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1980, Bill Gates inventa il programma operativo Ms/Dos – L’inventore americano (1955-) che a 15 anni ha costituito la sua prima società di software con il compagno di scuola Paul Allen (1953-) (e destinata a diventare la Microsoft), realizza per conto dell’IBM un linguaggio operativo destinato a diventare lo standard per massima parte degli elaboratori esistenti sul mercato (tranne quelli della Apple)
compleanni
1825 Johann Strauss
1881 Pablo Picasso
1962 Chad Smith
proverbio
Chi vuol piacere alla plebe, deve farsi uguale ad essa
1944 nascono i kamikaze: 5000 piloti giapponesi si lanciano con i lori aerei carichi di esplosivo contro le navi americane che assediavano le Filippine
Ho sempre constatato che, per riuscire nel mondo, bisogna avere l’aria folle ed essere saggi”
Montesquieu, Pensées diverses
consiglio
Contro le macchie
I capi bianchi di cotone possono essere candeggiati, ma i tessuti sintetici dello stesso colore rischiano di ingiallire. cosa vuol dire
Mangiare a due palmenti
Mangiare con ingordigia, avidamente
Il modo di dire è preso dall’arte del mugnaio, il palmento infatti è la macina del mulino ad acqua
consiglio per terrazzo orto e giardino
Riproduzione vegetativa
La divisione dei cespi si addice alle specie con apparato radicale fascicolato, si attua prelevando uno o più germogli forniti di radici o addirittura dividendo il cespo stesso in più porzioni. La moltiplicazione per stoloni si ottiene da quelle specie che producono, tutt’attorno al cespo primitivo, radici o fusti allungati, dai quali nascono nuove piantine fornite di radici che è semplice staccare e ripiantare.