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La Kore a difesa del territorio ennese…. eppur si muove, ma due professori Kore hanno già presentato a Crocetta e all’ARS proposte sul dopo-Province

province-cancellateL’Università Kore di Enna incaricata dagli ultimi organi di governo della commissariata Provincia regionale di Enna di coordinare le attività della istituita “cabina di regia” sembra muovere i primi passi in direzione della promozione di idonee iniziative a difesa del territorio della provincia di Enna. Chiediamo al Dott. Massimo Greco, già Presidente del Consiglio Provinciale e componente del gruppo di lavoro regionale sulla riforma degli enti intermedi, di commentare il “manifesto” recentemente diffuso dalla Kore.

Anche se tardivamente l’Università Kore sembra avere le idee chiare sulla strategia da mettere in campo a difesa del territorio della provincia di Enna.

L’iniziativa di lanciare un appello-manifesto a tutti i segmenti della società civile per animare un dibattito sul cammino delle disordinate riforme messe in atto da Stato e Regione Siciliana nei settori delicati delle autonomie locali è lodevole. Al di là delle specifiche argomentazioni di dettaglio contenute nel “manifesto”, è fondamentale che una Istituzione autorevole e dotata di competenze e professionalità come l’Università Kore abbia accettato la sfida di scendere direttamente in campo. Perché è proprio il confronto che continua ad essere assente su questi argomenti. Coloro che sono chiamati, ancorchè democraticamente, ad assumere decisioni pubbliche in nome e per conto dei cittadini non sono esonerati dal mantenere forme di partecipazione, soprattutto su temi come quelli delle riforme istituzionali. Stiamo invece assistendo da qualche anno a scelte che incidono sulle nostre vite, e su quelle delle future generazioni, prive di adeguata ponderazione. Si preferisce inseguire l’effetto spot anziché l’azione politica sostenibile.

Cosa non le convince del “manifesto”?

L’avere acriticamente aderito al modello anacronistico del libero consorzio previsto da uno Statuto siciliano approvato nel lontano 1946. Il libero consorzio infatti è un ente associativo all’interno del quale l’ente territoriale di governo, cioè quell’ente dotato anche di autonomia politica, è solamente il Comune. Delle due l’una, o si accetta il modello di ente territoriale di governo intermedio come quello concepito dalla L.r. n. 9/86 in linea con la previsione dell’art. 114 della Costituzione, oppure si opta per la soluzione associativa o consortile dell’ente intermedio, come concepita dallo Statuto siciliano, dotata solo dell’autonomia amministrativa e finanziaria e non anche di quella politica. L’elezione diretta dell’organo di governo esecutivo del libero consorzio, prevista nel “manifesto” mal si concilia con l’assenza di autonomia politica che caratterizza questo modello di ente intermedio. Inoltre, anche a volere accettare, nostro malgrado, la decisione del legislatore regionale, si deve, tuttavia, tenere presente che la istituzione dei liberi consorzi di comuni, ancorchè attraverso l’ardita formula dell’ente territoriale di governo, è regolarmente avvenuta mediante un percorso di atti, e procedure amministrative, adottati dai consigli comunali secondo le previsione della l.r. n. 9/86. Postulato di questo incontrovertibile dato di fatto è che, contrariamente a quanto auspicato dal legislatore con la l.r. n. 7/2013, i liberi consorzi di comuni, denominati “Province regionali”, esistono già. Istituire quindi dei nuovi liberi consorzi di comuni senza tenere conto del fatto che gli stessi risultano già istituiti provocherebbe, verosimilmente, un vulnus al principio costituzionale di coerenza dell’ordinamento giuridico.

 E quindi che si fa?

Si fa quello che l’Università Kore ha sostanzialmente proposto attraverso il “manifesto”. Attivare fin da subito un forum di studio per elaborare un modello di ente intermedio che oltre ad essere conforme alle previsioni statutarie e costituzionali sia in grado di tutelare gli interessi pubblici di tutti i territori siciliani e quindi non solo di quelli ricompresi nelle aree metropolitane. L’idea di coinvolgere le comunità delle altre aree interne alla Sicilia in un progetto condiviso di sviluppo sociale ed economico non è solo un’opportunità da cogliere, ma una via obbligata per arginare i fenomeni, non tutti fisiologici per la verità, di desertificazione istituzionale dei territori non metropolitani.

E nelle more si prorogano gli attuali Commissari?

Penso proprio di sì se si vuole fare veramente una riforma seria e utile per i siciliani. Non vedo altre strade al momento, atteso altresì che i due disegni di legge presentati all’ARS dal Governo Crocetta, oltre ad avere generato insanabili problemi politici, presentano numerosi vulnus di costituzionalità.

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Intanto diciotto docenti e i rettori dei quattro atenei dell’Isola hanno presentato un documento programmatico un contro-piano sull’assetto degli enti locali: “Non più di quattro consorzi di Comuni, veri poteri alle Città metropolitane”. Il documento è stato consegnato al presidente della Regione Crocetta, al presidente dell’Ars Ardizzone e ai presidenti delle commissioni parlamentari. I firmatari sono Roberto Lagalla, Sebastiano Bavetta, Pietro Busetta, Nino Buttitta, Maurizio Carta, Giuliano Nicola Leone, Andrea Piraino, Antonio Purpura, Ornella Spataro, Leonardo Urbani e Piero Violante dell’Università di Palermo; Salvo Andò e Salvatore Curreri della Kore di Enna; Cristiano Bevilacqua della Lumsa di Palermo; Antonio La Spina della Luiss di Roma; Giacomo Pignataro, Renato D’Amico, Emilio Giardina e Carmelo Fausto Nigrelli dell’Ateneo di Catania; Pierangelo Grimaudo, Giovanni Moschella e Antonio Saitta. “La nostra proposta – spiega il giurista Andrea Piraino, ex assessore regionale alle Autonomie locali – si basa su alcuni capisaldi. I consorzi, anzitutto, dovranno avere una dimensione ampia ed essere tre o quattro al massimo, per evitare nuovi sprechi. Le Città metropolitane e i consorzi dovranno avere veri poteri, riprendendo in mano i servizi gestiti finora da carrozzoni come gli Ato rifiuti e idrici e i Distretti socio-assistenziali”. “Bisognerà anche mettere mano – aggiunge Piraino – al sistema di elezione degli organi di governo: quello che proponiamo è l’elezione diretta dei presidenti e delle giunte di Città e consorzi, mentre i Consigli dovranno essere composti dai sindaci dei singoli Comuni. Ma tutto questo deve andare di pari passo con una riforma dei poteri della Regione, che dovrà trasferire ai nuovi enti parte delle competenze che detiene e avere unicamente un ruolo di indirizzo e programmazione”.

 

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