La monarchia del Napolitanistan salva la ministra della Famiglia Ligresti. Tutto accade molto prima della fatidica assemblea dei deputati del Pd, ieri sera alle nove. Vietato toccare Annamaria Cancellieri. Lei rimane rinchiusa al ministero della Giustizia, per limare il discorso di oggi alla Camera, quando si discuterà la mozione di sfiducia dei grillini. Il lavoro sporco, per la serie “mi chiamo Wolf e risolvo problemi”, lo fanno il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Stavolta, però, per Giorgio Napolitano, “commissario” del Pd da un biennio dopo una vita trascorsa in minoranza nel Pci, lo sforzo è più impegnativo del solito.
Dall`altra parte non ci sono Bersani o Epifani. C`è Matteo Renzi, vincitore del primo round per la leadership del partito. A lui, segretario in pectore del Pd, il premier Enrico Letta fa due telefonate. E tutte e due le volte fa la stessa premessa: “Caro Matteo è il presidente che lo chiede, sulla Cancellieri fate un passo indietro”. Lo scudo di Napolitano serve a Letta per fare a sua volta lo scudo della Cancellieri. Renzi obietta, resiste. Il premier, anche a nome del Colle, diventa giustizialista a sua insaputa: “Ma anche per la procura di Torino è innocente”.
Per Renzi è l`ammissione, ennesima, che la politica è subordinata alla magistratura. Ribatte: “Enrico ma che c`entra? La questione è politica, io non aspetto i giudici per avere una linea”. Ed è in queste telefonate che matura l`esito del match. Renzi, che poi lo scriverà su Twitter, rilancia: “Caro Enrico allora mettici la faccia. Vai all`assemblea e spiega che questo è un voto di sfiducia contro dite. Fossi in te non lo farei, ma non vedo altre uscite”.
Renzi chiede di poter partecipare all`assemblea, ma si sente rispondere che non è deputato. Su un fronte, il premier che supera un altro scoglio e richiude una falla che ha rischiato di far affondare tutto il governo, almeno secondo l`analisi del Colle. Sull`altro, Renzi si intesta la questione morale sulla ministra dei Ligresti e si piega solo di fronte ai numeri del gruppo a Montecitorio, in cui i renziani sono “appena” una cinquantina. Forza cospicua ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri.
Ma la lezione Cancellieri fa capire a Renzi quale sarà il principale problema nei prossimi mesi, quando guiderà il Pd da segretario con pieni poteri: l`interventismo di Napolitano, a tutto campo e ormai quotidiano, con telefonate a getto continuo. Si lascia scappare anche una battuta, il sindaco di Renzi, che dal Colle è già stato ripreso, in un passato recentissimo, su amnistia e legge elettorale: “Per me Napolitano può fare anche il presidente del Consiglio (qui la perfidia è rivolta soprattutto a Letta, ndr), ma il segretario del Pd sarò io”.
Il Pd viene asfaltato ancora una volta dalla dittatura delle larghe intese di Re Giorgio.
Dagospia e Il Fatto Quotidiano