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Enna. Agricoltura e turismo: “petrolio” del futuro

euno ennaLa diversità genetica degli Ennesi fa sì che non tutti la pensino allo stesso modo sullo stato di salute della loro città. Ci sono i pessimisti per i quali “questa città non ha futuro”, gli ottimisti per i quali “è sempre possibile ricreare il futuro di questa città”, ci sono quelli che tirano a campare e non esprimono un giudizio e quelli di Legambiente che, nell’ambito di un sondaggio nazionale del 2006 della loro Organizzazione (notizia riportata su Internet) hanno identificato in Enna la città più vivibile della Sicilia. Tra queste diverse opinioni, quella di Legambiente sembra la meno aderente alla realtà. Partiamo però da questa per fare qualche considerazione.
Siamo nel 2013, ma non si può dire che nel 2006 le cose andassero meglio rispetto a oggi. Tutto andava storto e la disoccupazione giovanile, il problema che più ci angustia da sempre, era già alta e anche allora costringeva tanti giovani ennesi a lasciare la loro città e i loro affetti alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore.
Ancora oggi, a causa delle tante vicende negative del passato e, diciamolo pure, della cattiva gestione politica, di tutto si può dire di Enna tranne che sia una città vivibile. Mancano quasi tutti gli indicatori della vivibilità.
Come se non bastasse, nel 2008 è arrivato anche il “pacco” dall’America, la crisi, a dare il suo contributo perverso allo sfascio economico, e non solo, del territorio intero.
La città oggi sembra in balia di se stessa, senza una guida, senza una meta. “Senza un futuro” come dicono gli Ennesi più pessimisti.
Certo è che, da tanti anni, il Comune di Enna latita. “Un ci sunu sordi”. Così rispondono amministratori e funzionari comunali al cittadino che chiede qualche cosa. Non ci sono soldi. E allora, anche l’ordinaria manutenzione della città lascia a desiderare o viene rinviata.
Ci sarebbero i fondi comunitari, obietta qualcuno. La Sicilia riesce a spenderne pochi di quelli assegnati. Ma il Comune di Enna, a quanto pare, non è interessato a questa fonte di finanziamento: non fa programmi, non produce progetti e, di conseguenza, non può chiedere finanziamenti, così come fanno tanti altri comuni dell’Isola e d’Italia più virtuosi.
Eppure, in mezzo a tanta incuria e abbandono, Enna riesce a realizzare un “sogno” (così veniva definito, tanti anni fa, nel programma triennale del Comune, nel cosiddetto “libro dei sogni”), un fatto estremamente positivo per questa città, sempre agli ultimi posti nelle classifiche nazionali per reddito. E’ sorta la IV Università della Sicilia, l’Università Kore, che ha ridato agli Ennesi tanta speranza di riscatto. Dobbiamo però augurarci che non rimanga soltanto la speranza. .
Di questi tempi si parla pure di un tunnel sotterraneo, di scale mobili e di milioni di euro della Comunità Europea da spendere per snellire il traffico cittadino. Ottima idea. Speriamo solo che non sia la solita bufala fatta circolare in preparazione di qualche candidatura politica.
Viviamo in un momento di crisi profonda e gli “Affittasi” e i “Vendesi” dei locali commerciali della città sono lì a ricordarcelo di continuo. Ma questa crisi non può durare in eterno, ne abbiamo superate di peggiori e, prima o poi, dovrà pur finire. Non siamo al fallimento e il futuro e il benessere di questo territorio si possono ancora ricostruire. Piuttosto muoviamoci, non restiamo con le mani in mano, non aspettiamo “u passuluni na vucca”, come si usa dire in dialetto. E’ un richiamo rivolto a chi detiene il potere politico, nella speranza che questo potere venga utilizzato, e presto, per il bene collettivo degli Ennesi. Diversamente, sarebbe più dignitoso “autorottamarsi” e lasciare libero il campo a chi ha idee chiare, capacità e volontà di fare.
Ri-programmiamoci.
Persone competenti hanno più volte sottolineato che lo sviluppo economico di questo territorio dovrebbe basarsi prevalentemente sulla trasformazione e promozione delle produzioni agricole e zootecniche, sul turismo e sull’artigianato.
Non possiamo continuare a correre dietro un improbabile sviluppo industriale generalizzato trascurando tutto il resto. Il nostro territorio, solo per fare un esempio, non è vocato a produrre chiodi o bulloni. Con questi non si va da nessuna parte. Il nostro territorio, piuttosto, appare prevalentemente vocato a produrre tutto ciò che si può derivare, trasformandolo, dai prodotti primari dell’agricoltura e della zootecnia. Qualche nostro prodotto sta già facendo da battistrada anche oltre i confini nazionali.
L’agroalimentare e il turismo, questa è la previsione degli esperti, segneranno il futuro della Sicilia e del nostro territorio.
La popolazione mondiale cresce vertiginosamente (nel 2040, si prevedono nove miliardi di abitanti) e, in parallelo, va crescendo sempre più la domanda di cibo.
I prodotti della nostra agricoltura saranno, così dicono produttori esperti e studiosi, il “petrolio” delle future generazioni.
C’è tanto lavoro da fare. Facendo squadra la Politica, le organizzazioni di categoria, gli imprenditori e i produttori agricoli associati, i risultati dovrebbero arrivare. Basta crederci e impegnarsi seriamente.
Ovviamente, non si deve aspettare il 2040 per muoversi. Tantissime cose si possono e si debbono attivare fin da ora per incominciare a ricostruire anche il presente.
La stessa cosa vale per il turismo sul quale da sempre poniamo tante speranze di crescita. Questo continua a deludere. Non potrebbe essere diversamente nello stato attuale delle strutture e delle risorse turistiche.
E’ necessario riorganizzarsi tenendo conto delle caratteristiche del nostro territorio e delle nostre risorse che sono diverse da quelle dei territori circostanti. Questa diversità deve orientare le scelte turistiche del futuro.


Angelo Fondacaro
angelinofondacaro@yahoo.it

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