Nell’ultimo decennio i tumori delle mammella sono aumentati in Sicilia di circa il 40 per cento. Con quasi 3.000 nuovi casi all’anno. L’incidenza è però minore rispetto al Centro e al Nord-Italia. La mortalità resta però superiore rispetto al resto del meridione e si avvicina alla media nazionale. Il carcinoma mammario, è la prima causa di morte fra le donne ma gli screening e le nuove armi terapeutiche rimangono strumenti fondamentali per consentire alle pazienti affette dalla patologia di poter sperare nella guarigione.
Palermo. “La sostenibilità dell’innovazione nel trattamento del carcinoma mammario” è il titolo dell’incontro che si tiene oggi a Palermo, a Villa Malfitano, dove i maggiori esperti del mondo accademico, scientifico e politico dell’Isola si confrontano su un tema diventato ormai all’ordine del giorno: la sostenibilità economica, in particolare per un tumore, quello del seno, che solo in Sicilia colpisce circa 28.000 donne (oltre un terzo di tutti i tumori nel genere femminile) e tale numero è destinato a crescere rapidamente nei prossimi anni.
Si stima, che nell’ultimo decennio i tumori mammari siano aumentati del 40 per cento. Se l’andamento si dimosse analogo nei prossimi dieci anni dovremmo attenderci circa 40.000 casi. Un esercito di malati.
Ogni anno nell’Isola vengono diagnosticati quasi 3.000 nuovi casi, con un andamento crescente in rapporto alla fascia d’età, con un picco tra i 60-65 anni.
L’incidenza siciliana del cancro al seno è minore rispetto a quella del centro e del nord Italia, ma la mortalità, anche se in riduzione negli ultimi anni, si mantiene ancora superiore rispetto al resto del meridione e si avvicina alla media nazionale.
I dati del sistema di sorveglianza “Passi” della Regione mostrano che in tema di malattia tumorale, il ricorso alla diagnosi precoce è inferiore in Sicilia, rispetto a quanto rilevato nelle altre aree del Paese, un fatto che fa arrivare tardi alla scoperta del carcinoma, quando curarlo diventa più difficile. Si pensa che il fenomeno sia soprattutto dovuto alle condizioni socio-economiche dell’Isola che costituiscono uno dei più potenti determinanti degli esisti di salute e dell’accesso alle cure. La Sicilia resta, infatti, tra le regioni italiane, a più basso reddito procapite a tra quelle il cui livello di istruzione è minore della media nazionale.
«Il tumore della mammella è la prima causa per mortalità prematura nel genere femminile. La Regione è impegnata a garantire in tutto il territorio regionale l’accessibilità agli screening», osserva il dottore Salvatore Scondotto, dirigente del Dipartimento Osservatorio Epidemiologico dell’assessorato della Salute della Regione Siciliana.
Ma per le donne che, purtroppo, scoprono troppo tardi di essere affette dalla devastante malattia, oggi la ricerca scientifica mette a disposizioni armi terapeutiche in grado di colpire direttamente il tumore. È il caso del carcinoma mammario Her2 positivo, forma particolarmente aggressiva di tumore al seno (15-20 per cento di tutti i carcinomi mammari), per il quale gli oncologi hanno da qualche tempo a disposizione alcuni farmaci “intelligenti” in grado di fare la differenza nella vita delle pazienti.
Il farmaco biologico pertuzumab disponibile in Classe C(nn), per esempio, ha dimostrato di avere la capacità di interferire positivamente col recettore Her2 e che, associato al già noto anticorpo monoclonale trastuzumab ed alla chemioterapia, riduce del 34 per cento il rischio di morte nelle pazienti con tumore metastatizzato.
«Pertuzumab rappresenta un importante salto di qualità per la farmacologia antitumorale e si configura come un’arma irrinunciabile nella cura dei tumori mammari con sovraespressione del recettore Her2», puntualizza il professore Roberto Bordonaro, direttore dell’oncologia medica dell’Arnas Garibaldi di Catania.
Inoltre, da poco tempo l’EMA, l’ente europeo per i farmaci, ha approvato la nuova formulazione sottocutanea di trastuzumab per il trattamento del seno Her2 positivo. Questa formulazione migliora decisamente la qualità di vita delle donne sottoposte a terapia riducendo il tempo di permanenza in ospedale. Infatti, il farmaco viene somministrato sottocute in due-cinque minuti, invece dei 30-90 minuti necessari all’infusione endovenosa standard.
Quindi, innovazione terapeutica e buona qualità di vita sono i due pilastri sui cui poggia la più avanzata ricerca scientifica.
L’accesso ai nuovi farmaci
Per un decreto del Ministro della Salute del Governo Monti, Renato Balduzzi, che voleva rendere alcune specialità innovative subito disponibili (l’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco, per concedere l’autorizzazione alla messa sul mercato di farmaci innovativi ha una procedura così farraginosa che rispetto agli altri Paesi europei perde mesi e mesi) istituì una nuova classe per i farmaci, oltre la fascia A (a carico del Servizio Sanitario Nazionale) e C (a carico del paziente) la C(nn) (non negoziata). Cosa significa? Che rispetto a prima, dove nel periodo che passava tra l’autorizzazione europea e la contrattazione del prezzo con AIFA i trattamenti non erano accessibili, i farmaci inseriti in questa classe, sono comunque subito disponibili, ma dovranno essere le aziende sanitarie a farsi carico del costo del farmaco che rientrerà nel loro budget generale e non potrà essere compensato secondo le procedute vigenti per gli altri antitumorali già registrati.
Gli oncologi siciliani hanno già rappresentato la difficile situazione alla VI commissione dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Per il dottore Carmelo Iacono, direttore dell’oncologia medica dell’ospedale “Paternò Arezzo di Ragusa e presidente della Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), non resta che auspicare che la Regione adotti delle procedure alternative per garantire, da subito, la disponibilità dei farmaci innovativi all’intera comunità delle pazienti, anche in classe C(nn), con fondi dedicati, al fine di garantire equità di accesso alle cure su tutto il territorio regionale.
Gli screening
Grazie agli screening oncologici, la malattia cancro può essere diagnosticata sempre più precocemente, cosa che consente di intervenire sul tumore fin dai primi stadi della malattia, aumentando la possibilità di guarigione.
La Regione, di recente, per ridurre la mortalità per tumore ha potenziato gli screening disponendo che siano garantiti a tutta la popolazione siciliana.
Ognuna delle nove Asp siciliane deve avere tre programmi di screening oncologici: tumore della mammella, del collo dell’utero, del colon-retto, valorizzando la capacità di coinvolgimento della popolazione ed il corretto utilizzo delle informazioni sanitarie di supporto.
Per migliorare la dotazione tecnologica per lo screening del tumore della mammella e la disponibilità del servizio nelle aree montane, non sufficientemente collegate con strutture sanitarie attrezzate, sono stati assegnati alle Asp i fondi comunitari per l’acquisto di mammografi digitali.
«Nella Asp in cui sono stati attivati gli screening, sono state predisposte campagne informative e promozionali per migliorare l’adesione della popolazione», spiega la dottoressa Gabriella Dardanoni, dirigente del Dipartimento regionale per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico della Regione Siciliana.
Di fatto, grazie all’intervento regionale, gli screening mammografici hanno registrato un aumento (dal 17 per cento nel 2009 al 46 per cento del 2012). Di certo, il numero di donne che aderiscono all’invito per lo screening non è ancora ideale. Il fenomeno della poca adesione indica che ancora la cultura della diagnosi precoce non è ben penetrata nella cultura di molte siciliane. Da qui, l’importanza della comunicazione e dell’educazione sanitaria nella popolazione.
Ricoveri
La malattia comporta più di 3.300 ricoveri ospedalieri ordinari l’anno (uno ogni mille donne residenti) e oltre il 30 per cento in più di questi sono in Day Hospital. Il 9,2 per cento dei ricoveri avviene fuori dalla regione e il 24,5 in province, sempre siciliane, ma non quelle di residenza.