“C’era una volta”. Così iniziano le fiabe che le mamme raccontano alle figlie prima di addormentarsi. Principi dai mantelli azzurri e dai cavalli bianchi, amori sconfinati, baci che riportano in vita principesse incantate. Un giorno il principe arriva: galante, cortese, pieno di attenzioni. Diventa marito, poi padre.
A volte, però, la fiaba cambia incipit: “C’era una volta e adesso non c’è più”. Quelle mani rassicuranti che prima accarezzavano, proteggevano e scaldavano, sono ora strette in pugni serrati, rigide come tenaglie. Scudi sono diventate le mani di lei.
Viola è la violenza. Soffocata, deliberata, muta. La violenza è spesso perbene. Non esce di casa, è obbediente, non forza la porta per entrare, scivola sui divani, scorre sulle pareti. Poi all’improvviso esplode. E schizzi di viola ovunque.
Dopo la tempesta bisogna solo aspettare che il livore si attenui e che tutto torni come prima.
Se al pronto soccorso una donna arriva come se fosse stata presa a calci e pugni, è perché davvero è stata presa a calci e pugni, ma un esercito silenzioso si aggira. Tante menzogne e tanti silenzi coprono indicibili violenze.
Uguali e diversi sono stati creati, inscindibili e complementari. Da una costola dell’uomo è stata forgiata lei; dal parto di una donna nasce lui. Nessuna superiorità di genere, nessun diritto esclusivo.
La cultura maschilista genera prìncipi viola; un’educazione basata su linguaggi e atteggiamenti sessisti continua a generare prìncipi viola. Mentalità distorte vanno raddrizzate.
Le donne imparino a ribellarsi, sin da piccole, davanti a disparità di trattamento e a violenze fisiche o verbali.
Gli uomini, sin da bambini, sognino una vita da Uomini. Da principi azzurri.
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