Periodicamente nella cronaca di Enna si legge dei tanti autobus, pieni di turisti, che in certi periodi dell’anno approdano nel piazzale antistante il Castello di Lombardia per la classica visita. Queste notizie potrebbero far pensare alla buona salute del nostro turismo. Non è così. Soltanto pochissimi dei turisti che arrivano si fermano a pernottare negli alberghi di Enna e Pergusa che, di conseguenza, per sopravvivere riducono il personale e. addirittura, qualcuno rischia la chiusura.
Purtroppo per noi e per l’economia di questo territorio, Enna continua a mantenere lo scettro di provincia turisticamente “ultima” rispetto alle altre otto province della Sicilia, che pure non godono di tanta buona salute turistica.
Non è colpa della crisi in corso. Questa situazione di stallo improduttivo del nostro turismo dura da almeno tre decenni, se non di più. Parte dal momento in cui la classe dirigente locale non è stata capace di avvertire e capire i cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo del turismo in generale. L’orizzonte degli interessi prevalenti del turista si allargava: al mare e al sole si aggiungevano la cultura e la natura.
Enna possedeva già un enorme patrimonio di beni culturali e naturalistici e poteva benissimo soddisfarne la richiesta. Mancava però di tante altre cose ed era perciò necessario organizzarsi. Non c‘era crisi, non c’era alcun “Patto di Stabilità” a intralciare le iniziative, c’erano anche i soldi e, pertanto, si poteva benissimo investire. Non è stato possibile. Tutto è rimasto fermo per l’incapacità di quella classe dirigente a programmare, progettare e realizzare le cose necessarie come la valorizzazione delle risorse, l’accoglienza e le strutture di contorno per lo sport e il tempo libero del turista. Alcuni interventi, come la pianificazione e la urbanizzazione di alcune aree, sarebbero stati di competenza dell’ente pubblico, e altri, come l’accoglienza e le strutture di contorno, di competenza degli imprenditori privati. Pianificando fin da allora si sarebbe potuta anche evitare la costruzione di strutture alberghiere in luoghi di valore paesaggistico ma di difficile accesso come è avvenuto qualche anno fa.
In tempi più recenti, la classe dirigente, più o meno la stessa o parzialmente cambiata, si è resa anche responsabile di azioni e disattenzioni che andavano nella direzione opposta allo sviluppo turistico del territorio che, pur tra tante difficoltà, qualche passettino in avanti lo stava facendo.
Con il sopraggiungere dell’ambientalismo (nulla da eccepire, tutt’altro) e la istituzione delle Riserve, senza alcun dubbio necessarie per la salvaguardia di particolari ambienti, è venuto a rompersi in ambito istituzionale il necessario equilibrio tra le esigenze di tutela dell’ambiente e le esigenze di sviluppo e di vita della comunità ennese. Da allora cominciano a contare soltanto le regole e i vincoli e tutto il resto non conta più, Tutto rimane fermo.
Anche l’Amministrazione Comunale e il Consiglio Comunale, le Istituzioni delegate a rappresentare la sovranità popolare, hanno fatto la loro parte. Distratti dalle beghe di potere, hanno mollato la gestione del territorio e, senza curarsene, hanno lasciato ad altri l’iniziativa, Così facendo, hanno assistito passivamente, allo smantellamento dei principali fattori di richiamo turistico del territorio, voluti da predecessori illuminati e hanno sospeso, facendo gran danno (avranno avuto le loro buone ragioni!) l’organizzazione annuale di grandi eventi letterari e musicali.
Tutti questi fatti e comportamenti hanno scoraggiato gli investimenti privati e danneggiato tantissimo il turismo, Oggi siamo ancora al punto dal quale saremmo dovuti partire tanti anni fa.
La stessa crisi economica non giustifica l’attuale stato di cose perché, lo abbiamo detto prima, i turisti continuano ad arrivare, ma non si fermano. Rimangono quelle poche ore (non più di due) per visitare il Castello e il Duomo e poi vanno via. Ma non perché gli Ennesi sono poco accoglienti, ma perché, obiettivamente, non avrebbero più cosa fare rimanendo a Enna.
E’ necessario cominciare a mettere ordine in questa materia. Crisi o non crisi, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità di fronte agli Ennesi. Notiamo, e non è soltanto nostra impressione, che le istituzioni, quelle che operano sul territorio, non dialogano tra di loro. Se dialogassero, se collaborassero sinergicamente tra di loro, se mettessero insieme le proprie risorse, mirando con onestà e impegno al bene comune, qualche cosa di buono e di utile potrebbero offrirla ai propri concittadini, quanto meno la speranza di un positivo cambiamento.
Le locali associazioni, i clubs e tanti Ennesi si organizzano e si attivano già a difesa dei loro diritti e del “loro” patrimonio storico e artistico onde evitare ulteriori deplorevoli scippi. Un’ondata di cittadinanza attiva che speriamo unisca ancora di più la comunità ennese, esploda fortemente e travalichi in azioni di sussidiarietà, qualora le istituzioni dovessero rimanere ancora sorde.
Angelo Fondacaro
angelinofondacaro@yahoo.it
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