Raramente precipitano dall’alto provocando, in tal caso, un tonfo ovattato, appena percettibile, poiché ai piedi della torre, a stendere la rete che li salverà, ci sono i loro cortigiani più fedeli.
Le figure del parassito greco, del consigliere, del favorito e del gentiluomo di corte, fino a giungere al valletto shakespeariano, si susseguono nella storia del genere umano rivelando un comune denominatore: l’incapacità di molti di sottrarsi al fascino della carta-moschicida del potere.
Ma, se il cortigiano rinascimentale veniva prescelto dal Principe tra uomini di nobile stirpe e insignito della carica per i meriti culturali e morali posseduti, quello contemporaneo ci restituisce l’immagine di un adulatore, di un intrigante, di un mercenario pronto a transitare da un detentore di potere a un altro.
Si diventava cortigiani per vocazione e per passione, tuttavia la difficile arte del servilismo imponeva una formazione durissima, il cortigiano doveva esercitarsi da piccolo a contrastare nel suo intimo tutte le virtù in dotazione dell’animo umano a cominciare dalla fierezza, dall’orgoglio e dall’amor proprio, per potersi trasformare, da adulto, nel più sorprendente, nel più scisso degli uomini. Rigido il decalogo da osservare: mai un’opinione propria, controllo assoluto dei muscoli facciali per ostentare un eterno sorriso, resistenza alla mortificazione e al dolore, avidità e prodigalità, audacia e vigliaccheria nel contempo, umiltà e insolenza…il risultato era la creazione di un personaggio simile ad Arlecchino, amico di tutti e di nessuno, inconoscibile, disposto a rinnegare il suo sentire per tutta la vita, per compiacere esclusivamente il suo Principe e conquistarne benevolenza e ricompense.
Il cerchio dei rapporti si chiudeva nell’ambito della corte rinascimentale, il cortigiano non assumeva alcuna responsabilità per le scelte politico-economiche del suo padrone.
Nell’attuale società del tutto-mercato, in un regime di asservimento universale alle merci, si diviene cortigiani esclusivamente per danaro.
Non é prevista alcuna formazione, il nuovo cortigiano agisce d’istinto, sconosce l’arte della conversazione, non affabula, non si accultura, il suo comportamento non si ispira alla grazia e all’eleganza, ma ciò nonostante ricopre incarichi prestigiosi, dirige testate giornalistiche e televisive, é a capo delle segreterie nazionali dei partiti o ne diviene il tesoriere, presiede gruppi parlamentari e commissioni, presenzia in nome e per conto del suo padrone a decine di dibattiti televisivi. Non disdegna di asservirsi al potere burocratico, né a quello finanziario o delle grandi imprese, purché il suo fiuto gli segnali la presenza dell’unico oggetto del suo desiderio!
Al pari dei “colleghi” che lo hanno preceduto, deve essere affabile e affettuoso soprattutto con chi potrebbe nuocergli, deve essere attento e apparentemente discreto, deve mostrare al suo padrone fedeltà e senso del dovere, prostrandosi ma non troppo, accarezzando il cagnolino della dama di turno e votandosi a momenti infiniti di noia e di disgusto, ma soprattutto deve conoscere a memoria il prezzo di tutti i suoi interlocutori.
Dal morbo della cortigianeria oggi non si guarisce, ma non si muore, anzi ci si specializza e si alimenta la festosa macchina da guerra del potere corrotto e corruttore.
I nuovi cortigiani si riproducono per partenogenesi, sono suadenti, entusiasti e orgogliosi dell’appartenenza al loro capo, ma pronti a tradirlo e ricattarlo alla prima défaillance.
Sono dappertutto, sono in tanti, sono gli apostoli neri incaricati di diffondere il verbo, di fare proselitismo, insensibili al danno culturale che compiono, responsabili quanto il loro padrone, ma non peggiori di esso.
Sono un esercito invincibile! Non c’é un angolo del bel paese che non ne sia pervaso!
Ancora una volta la visione degli Italiani rivela tutta la sua miopia: é tardi, é molto tardi, non c’é più spazio per grilli parlanti, per cavalieri “riformisti”a braccetto con giovani salvatori della patria, dobbiamo prendere atto che la malefica trama tessuta da padroni e servitori negli ultimi decenni, utilizzando i gomitoli del potere e del danaro, é così fitta che sarà necessario il doppio dei decenni prima di dipanarla e di ritesserla, avendo cura (cortesemente) di cambiare tessitori e gomitoli.
“Cortigiani, vil razza dannata, per qual prezzo vendeste il mio bene”….
Nietta Bruno