giovedì , Marzo 30 2023

Le chiese di Delia

Delia11La Chiesa Madre
Ufficialmente le origini della Chiesa Madrice di Delia risalgono attorno al 1300. Infatti tra le decime degli anni 1308-1310 versate alla diocesi agrigentina viene menzionate quelle di una chiesa che serviva il casale di Delia. Questa chiesa era dedicata a San Nicola di Mira ed era officiata da un cappellano di rito ortodosso. Il paese di Delia venne fondato dal barone Gaspare Lacchese nel 1597. Nel 1608, nella visita pastorale del vescovo di Agrigento mons. Bonincontro troviamo la chiesa madre dedicata non più a San Nicola ma a Santa Maria di Loreto e viene inoltre documentata la presenza di alcuni sacerdoti e numerose confraternite. Nel 1622 la chiesa madre fu elevata a Parrocchia e fu nominato primo arciprete-parroco Gerolamo Bianco Russo da Cammarata. Da allora si sono succeduti 17 parroci-arcipreti alla guida della parrocchia e sono stati nel complesso guide spirituali sicure e punti di riferimento molto importanti sia per i bisogni materiali e sia anche per la crescita umana e culturale del popolo.
Dopo il terremoto che alla fine del 1600 colpì gran parte della Sicilia tutte le chiese di Delia seriamente danneggiate furono pian piano ricostruite nel secolo successivo. La chiesa madre venne ricostruita quasi fin dalle fondamenta nel 1712 per assumere quella struttura che in parte ritroviamo oggi; nel 1795 con enormi sacrifici del popolo, che si impose una tassa volontaria sul pane (il panizzo), fu ampliata con il transetto e la cupola; nel 1813 venne istallato l’orologio nel campanile. Don Calogero Franco rifece il pavimento fatiscente della chiesa nel 1939 e nel 1943 la completò con le due navate laterali.
La chiesa Madre presenta la facciata di stile neoclassico con portale e campanile di stile tardo barocco. Il rosone centrale arricchito da una vetrata artistica raffigurante il logo del Giubileo 2000, riportato anche in un epitaffio posto all’entrata principale.
Oggi si presenta a tre navate a croce latina e sono da segnalare nel suo interno gli affreschi raffiguranti i quattro evangelisti nelle vele della cupola e quelli rappresentativi episodi della vita della Madonna nella volta a botte della navata centrale. Si possono, inoltre, ammirare sei pregevoli altari di legno scolpito e dorato che rimasti in buono stato di conservazione, oggi, sapientemente restaurati, sono stati riportati al loro antico splendore. Gli altari e l’urna del Cristo della “Scinneza” che risentono fortemente dell’influenza barocca, sono autentici gioielli d’arte e rappresentano la più genuina espressione della scultura del legno dell’ottocento siciliano, di quell’arte povera del legno delle maestranze artigiane locali ormai quasi completamente scomparsa dovunque ma che si può ancora ammirare nelle chiese della Madrice e di Sant’Antonio.
La statua più antica della chiesa è senza dubbio quella del Crocifisso. Il primo documento che ne parla è del 1669. Venne portato per quattro secoli nel venerdì santo per farvi la “scinneza”. La mano destra che benedice secondo il rito greco fa ritenere che sia antecedente al 1500 e probabilmente si trovava nell’antica chiesa di rito bizantino di San Nicola.
Degna di menzione è la cornice barocca scolpita in legno di noce nella quale si alternano tra volute e putti le tre virtù teologali e nella parte alta la “Concezione” che fa ritenere contenesse la tela raffigurante l’Immacolata. La tradizione vuole che sia stata scolpita per volere della nobil donna Luisa De Luna e Vega Moncada da un frate gesuita nella Villa Cappellano il quale, secondo la tradizione, v’impiegò dieci anni.
Tra le statue sono da menzionare la Madonna delle Grazie del Bagnasco di stile settecentesco scolpita dal Bagnasco e finemente ritoccata dal Biancardi che scolpì nel 1900 per la chiesa madre il gruppo dell’Annunziata con l’Arcangelo Gabriele, la Madonna dei Peccatori del Genovese scolpita nel 1860, la statua di San Giuseppe venerata fin verso il 1860 nell’omonima chiesa poi distrutta. Le altre statue presenti nella Madrice sono: l’Addolorata e San Giovanni evangelista posti lateralmente al Crocifisso, il Cuore di Gesù, San Giovanni Bosco, la Madonna Assunta, Santa Maria Goretti, Santa Rosalia, patrona di Delia, e lo splendido moderno tabernacolo di bronzo del Tesei.
Di pregevole fattura sono la tela di Santa Rosalia di Pietro d’Asaro da Racalmuto detto il Monocolo, quella delle Anime del Purgatorio e il quadro della Madonna del Lume del 1728.
La Madrice custodisce un prezioso reliquario di maestri argentieri siciliani con un resto sacro di Santa Rosalia portato a Delia dalla famiglia dei Lucchese suoi fondatori.

Delia12La Chiesa della Madonna del Carmelo
Sulla collina di Monserrato tra alberi di carrubi e pistacchio e siepi di fichi d’india ed agavi, dopo alcuni anni dalla fondazione di Delia, venne eretta nel 1601, per volontà del barone Gaspare Lucchese, una chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo con annesso un monastero di Carmelitani. I monaci Carmelitani venuti a Delia, seguendo il proprio stile di vita, vollero abitare in questo luogo isolato, immerso nel verde della natura, per vivere da eremiti.L
a bolla di fondazione del monastero di Delia porta la data del 24 febbraio del 1601 e doveva ospitare dodici frati. Il Carmelo di Delia fu uno dei tanti conventi sorti nella provincia di S. Angelo, ma non ebbe una lunga vita, durò circa sessant’ anni perché la S. Sede nel 1652 ordinò che fossero soppressi i piccoli conventi che avevano scarse rendite.
Il convento di Delia, pertanto, essendo molto piccolo e sempre con pochi frati, fu abolito seguendo la sorte di ben altri 22 piccoli conventi carmelitani della provincia di S. Angelo.
Rimase, però, a testimonianza del passaggio, dell’esperienza mistica e della spiritualità di quei pochi monaci carmelitani la bella chiesa del Carmelo.
La chiesa, originariamente, come tutte le chiese carmelitane, fu dedicata alla Madonna Annunziata. Venne ricostruita interamente nel 1725 e le fu riconosciuto, tra tutte le chiese di Delia, il primo posto dopo la Madrice. Probabilmente dopo la ricostruzione la chiesa venne dedicata alla madonna del Carmelo, la nuova immagine che, dopo il Concilio di Trento, i carmelitani scelsero per la loro congregazione.
La fabbrica della chiesa, essendo posta su una collina sabbiosa, più volte fu soggetta a lesioni e crolli parziali. Pertanto nel 1870 fu rifatto il prospetto con fondazioni adeguate all’altezza della facciata. I lavori furono resi molto difficoltosi dalla presenza di un’abbondante vena d’acqua; da qui forse nacque la leggenda che sotto il pavimento della chiesa vi fosse “una lingua di mare”.
Nel 1932 fu costruito il campanile ad opera di Luigi Vilardo e di Giuseppe Riccobene con l’aiuto di tutto il popolino, donne e uomini che con enormi sacrifici portarono in un luogo così alto, le prime, l’acqua per l’impasto della calce e i secondi le pietre rosse con i loro carretti.
La festa della Madonna del Carmelo si svolge con la tradizionale processione l’ultima Domenica di Luglio. Negli ultimi anni la festa si è caratterizzata con manifestazioni culturali-religiose e ricreative che si svolgono nella settimana che precede la festività.
Delia13La facciata della chiesa con la sua tipica architettura rurale del ‘700, molto semplice, sobria e dignitosa fa emergere in maniera imponente il superbo portale in pietra calcarea bianca locale, sormontato da una nicchia che ospita una coeva statua marmorea della Madonna che campeggia sulla piazza come nelle antiche chiese medievali del ‘400. Maria in alto nella facciata è la porta del cielo, è la madre di Dio che porta al cielo.
Sopra la nicchia una grande finestra centrale delimitata da una fila di pietre dello stesso materiale del portale arricchisce la facciata.
Il campanile altissimo ed elegante ha uno stile composito che ricorda ad un tempo la maestosità del neoclassico e la mistica elevazione del gotico.Delia14
Come tutte le chiese dei carmelitani anche il Carmelo di Delia fin dalla sua fondazione fu dedicata alla Madonna. Ma questa chiesa oltre ad essere dedicata alla Madre di Dio, fu concepita come un luogo sacro che doveva parlare di Maria, della sua vita, della sua missione. Per questo gli affreschi del coro, dell’abside e del catino autentiche opere d’arte che caratterizzano questo tempio di Dio e ne costituiscono, assieme agli stucchi, l’elemento più antico sono di carattere mariano e raccontano le vicende più importanti della vita della Madonna.
L’autore degli affreschi, degli stucchi e delle tele della Madonne della Mercede e di San Pasquale Baylon è Antonio Capizzi da Racalmuto(1731).
Nel coro a destra è rappresentata con toni molto realistici la nascita della Madonna, una scena ormai di altri tempi, quando la donna partoriva a casa assistita da amici e parenti che preparavano chi l’acqua, chi il fuoco, chi i panni. Di fronte a sinistra sono raffigurati S. Gioacchino e S. Anna che contemplano Maria bambina posta su un fiore che affonda le sue radici nei cuori dei due genitori. Questa immagine di Maria bambina, molto inconsueta e non facilmente riscontrabile nell’iconografia mariana, rappresenta, sicuramente, la scena più bella, più espressiva e senz’altro la più significativa della chiesa. Maria, fasciata secondo l’uso del tempo, che sboccia dal fiore ha un grande significato teologico. Maria è il fiore del Carmelo. Infatti, il monte Carmelo nella Bibbia è chiamato “flos”, il monte dei fiori. Maria è il fiore della Chiesa, della cristianità, è il fiore che ha partorito per gli uomini il fiore dei fiori: Gesù Cristo. Nel catino in alto si trovano al centro l’Incoronazione di Maria, a destra la Presentazione di Maria Bambina al Tempio e a sinistra la Visitazione a S. Elisabetta. Nell’abside a destra c’è la scena della Purificazione e a sinistra quella dell’Annunciazione.
Sopra l’altare troneggia la statua lignea di pregevole fattezza della Madonna del Carmelo alta due metri. Fu benedetta ed esposta al culto il 16 Luglio del 1865. L’autore è sconosciuto. La corona che cince il suo capo apparteneva alla vecchia statua oggi scomparsa. L’immagine post tridentina della Madonna è quella che i Carmelitani crearono per il proprio ordine religioso: la Madonna con Gesù Bambino in braccio nell’atto di dare l’abitino o scapolare ai loro devoti.
La chiesa è ornata inoltre da quattro splendide tele. Senz’altro la più importante e significativa è quella di S. Anna sulla destra entrando. Questo quadro fa parte di quelle opere d’arte pittoriche che si diffusero nel ‘600 e ‘700 e che vennero intitolate “ Sacra Conversazione”. Sono rappresentati un gruppo di santi: campeggia in alto la Madonna con il Bambino, poi c’è S. Anna con San Gioacchino, il profeta Elia con la vedova di Serepta, S. Giuseppe, S. Giovanni Battista bambino e S. Teresa d’Avila. La tela con tutti questi santi sistemati quasi a grappolo, fa parte di una tipologia di quadri prodotti nei secoli successivi al Concilio di Trento. E’rappresentato un piccolo paradiso dove tutti i santi conversano amorevolmente ed in piena comunione tra di loro. Elemento molto importante e significativo del quadro è la presenza di S. Teresa d’Avila, la riformatrice del Carmelo e la cui spiritualità pervadeva tutto l’ordine carmelitano. La Tela è arricchita da una maestosa e pregevolissima cornice in legno scolpito e dorato nella cui parte alta è incastonato centralmente lo stemma dei principi di Palagonia, ultimi signori di Delia.
La tela della Pietà, entrando sulla sinistra, copia di un quadro di Domenico Provenzano, è stato dipinto da Francesco Guadagnino da Canicattì. Anche questa bella deposizione è post tridentina. Se si osservano altre immagini della Madonna sotto la croce, prima del concilio di Trento, Maria non è mai straziata, pare che non sia presa dal grande dramma della morte del Figlio, è serena ed assume un atteggiamento quasi regale. Dopo il concilio di Trento, l’immagine dell’Addolorata attraverso l’ordine dei Servi di Maria che la portarono come loro vessillo, fu quella di una madre straziata dal dolore. Si vede, infatti, in questa tela, Maria impietrita dal dolore ricurva sul figlio che giace morto.
Il terzo quadro rappresenta “L’Estasi di San Pasquale di Bajlon” che adora il Sacramento circondato dagli angeli Michele, Gabriele e Raffaele.
La quarta tela è quella della Madonna della Mercede. Dopo il Concilio di Trento anche i frati della Mercede ebbero la loro Madonna: Maria che salva gli schiavi prigionieri dei turchi. Nella parte in basso del quadro si nota il corteo di schiavi salvati, in alto c’è la Madonna con i santi della Mercede, S. Pietro Nolasco e S. Raimondo Nonnato con i fregi di cardinale.
Pregevole e molto antico è il quadro della Madonna di Monserrato che si nota entrando subito sulla destra. Si trovava nella piccola chiesa di Monserrato che agli inizi del secolo scorso dopo essere andata in rovina fu sconsacrata.
Gli stucchi settecenteschi, alla maniera del Serpotta, sono di pregevole fattura. Lateralmente emergono quattro stupendi medaglioni sorretti dagli angeli con le figure di S. Angelo di Licata e S. Giovanni Evangelista a destra e l’arcangelo Michele e S. Luca a sinistra. All’ingresso le immagini di S. Pietro e S. Paolo.
Pregevole è anche l’acquasantiera di pietra sorretta da una mano, probabilmente, più antica della stessa chiesa.
La chiesa della Madonna del Carmelo di Delia è un meraviglioso scrigno pieno di inestimabili gioielli d’arte.

Delia15La Chiesa dell’Itria
La Chiesa della Madonna d’Odigitria, il cui culto è il più antico e diffuso della Sicilia, fu edificata fuori dal centro abitato prima del 1602, anno in cui venne fondata e le fu dedicata la più antica delle confraternite di Delia. Nel 1657 si fece la prima processione con l’immagine della Madonna, probabilmente quella statua lignea posta oggi sull’altare maggiore e portata a spalla da due monaci basiliani ”li calojari” come li chiama il popolino. Intorno al 1745 venne ricostruita e riaprì le sue porte al culto nel 1769. Nel 1872 la chiesa venne temporaneamente chiusa al culto perchè si temeva il crollo del pavimento nella sottostante cripta; la riaprì al culto, dopo averne riparato il pavimento, un padre francescano, P. Samuele, al secolo Alfonso Averna, da tutti chiamato “il padre guardiano”. La vita austera e penitente che conduceva questo cappuccino, gli procurò presso il popolo la fama di santo e quella di operare guarigioni. Più tardi nel 1885 la chiesa dell’Itria fu al centro di disordini e di agitazioni della popolazione deliana per un’ennesima ondata di epidemia colerica che colpì il paese. Per arginare la diffusione di quella malattia si pensò di utilizzare la chiesa dell’Itria come locale di isolamento che fu chiamato “lazzaretto”. A quanto pare i deliani mal sopportarono quelle misure di sicurezza e di cautela poiché ritenevano che i malati potevano ricevere le cure più adeguate soltanto a casa propria.
Nel 1967 diventò la parrocchia della nuova zona di espansione del paese e fu dotata di ampia canonica; nel 1988 è stato costruito il campanile progettato dall’architetto G. Riccobene.
La chiesa custodisce nel suo interno opere di notevole valore: l’antichissima statua lignea della Madonna d’Itria, la statua del Salvatore scolpita intorno al 1755 dal Bagnasco che viene usata nell’ “Incontro” della Domenica di Pasqua, quella di Santa Lucia del 1700, la statua di San Francesco d’Assisi, quella di Sant’Antonio di Padova e un quadro della Madonna della Rocca del 1756. Durante l’anno la chiesa vive i suoi momenti più belli nelle feste di Sant’Antonio di Padova a Giugno, di San Francesco d’Assisi ad Ottobre e di Santa Lucia a Dicembre.

Delia16La Chiesa di S. Antonio
La Chiesa di Sant’Antonio Abate con la relativa confraternita esisteva già nei tempi della fondazione del paese. Il 17 gennaio, festa del santo patrono dei campi, delle sementi e degli animali, i contadini sfilavano con i loro muli e asini bardati a festa lungo un viottolo limitato da filari di fichidindia che costeggiava l’edificio sacro per andare a ricevere, davanti la porta della chiesa, la rituale benedizione solenne perché nel nuovo anno il raccolto fosse più copioso. Sorgeva extra terra nel quartiere vecchio detto degli “Ebrei”. Nello stesso posto della vecchia e pericolante chiesa venne elevata ad opera di Giovanni Garallo tra il 1740 e il 1763 la nuova costruzione in pietra intagliata ad una sola navata con abside a semicerchio. Nel 1922 fu costruita la cella campanaria dai fratelli Rosselli di Favara. Nel 1926 accanto alla chiesa fu edificato un istituto per l’ educazione dei fanciulli gestito tutt’oggi dalle suore francescane del “Signore della Città”. Oggi, non si festeggia più in maniera solenne Sant’Antonio Abate ma la chiesa diventa il cuore di Delia durante la Novena dell’Immacolata che richiama un tale numero di fedeli che spesso, non trovando posto, partecipano alle sacri funzioni dal sagrato della Chiesa.
La chiesa recentemente restaurata presenta al suo interno cinque cappelle barocche delle quali quattro ornate da colonne tortili sormontate da maestosi baldacchini. Tutti e cinque gli altari delle cappelle sono di legno intagliato e dorato che, come quelli della Chiesa Madrice, sono dei veri e propri preziosi tesori di quell’arte povera del legno isolana che ormai in pochissime chiese viene conservata e valorizzata. E’ stata riaperta la cripta e rifatto il pavimento usando una ceramica molto simile all’antico pavimento del 1700. Vi si conservano le statue di Sant’Antonio Abate, di San Francesco da Paola, di San Biagio e dell’Immacolata tutte del 1700, quella del Crocifisso è sicuramente molto più antica mentre le piccole statue di San Luigi Gonzaga e di Santa Elisabetta d’Ungheria sono del secolo scorso.

Delia17La Chiesa della Croce
La Chiesa della Croce, a differenza delle altre, ha origini non molto antiche ma già esisteva nel 1795. Era una piccola costruzione di pianta quadrata con il tetto a terrazzo sul quale vi era una grande croce che serviva per la “Scinnenza” che si incominciò a rappresentare dopo il 1760. Pericolante alla fine del 1800, fu interamente ricostruita nel 1925 ad opera del sac. Vincenzo Micelisopo che i deliani chiamavano “Patri Ciuzzu”. Vive il suo momento più importante il Venerdì Santo quando nel pomeriggio sul suo sacrato viene rappresentata la “Scinnenza” alla presenza di migliaia di spettatori. Nel suo interno si conservano le statue del Crocifisso e dell’Addolorata della scuola dell’Ortisei e una statua della Madonna di Fatima. La Chiesa è sede della festa del Crocifisso che si svolge in genere la domenica più vicina al giorno 14 Settembre festa dell’ Esaltazione della Croce.

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