Le pietre al popolo. Non sta succedendo niente, se il mondo è tutto ciò che accade a noi non sta accadendo niente. Tutto è una proiezione del nostro subcosciente, fuori dal subcosciente non c’è niente e dunque facciamoci una bella risata, magari collettiva. Ridiamo delle battute sessiste, dei libri bruciati, delle sberle in Parlamento, degli scioperi per il dormitorio inteso ospedale, della cancellazione negli istituti tecnici dell’insegnamento della storia dell’arte: la Carrozza ha mantenuto la posizione della Maria Stella, al riguardo. Storia dell’arte non viene esclusa da tutti gli istituti, ma in molti le ore sono state gravemente ridotte. La polemica è nuovamente scoppiata e così se ne è potuto ancora discorrere, fra un figlio di fascista e una nuora di terrorista pure con gli emiri. Facciamoci una grassa risata, grassa e pure liberatoria. “Una operazione barbarica” quest’ultima, la definì Marinella Galletti “che produce ignoranza e che fa tacere i professori rimasti nella scuola, protetti dal posto sicuro”. Fuori i dannati, dentro i fortunati che preparano classi di allievi e futuri insegnanti del nulla. Si domandava Salvatore Settis: «A che cosa serve la Storia dell’arte? Serve per capire. Serve per capire un mondo come il nostro inondato da immagini senza subirle passivamente, sapendone smontare e ricostruire i meccanismi di persuasione. Perché se rinunciamo a capire, faremo come i ciechi della parabola illustrata da Brueghel nel quadro conservato a Capodimonte: quando un cieco guida l’altro, tutti cadono nella fossa». La redazione riunitasi in assemblea plenaria e indossate casacche multicolore in omaggio a Vasilij Kandiskij, memori della recente simil operazione fatta dai ben più sobri consiglieri comunali, in quel di Leonforte, ha elaborato una riforma scolastica che vuole quest’oggi offrire all’attenzione dell’attento suo pubblico. La riforma è così intesa: abolizione delle materie: tutte. Letteratura, non serve. La gente difatti legge la sera per prendere sonno ergo… Matematica non conta. Per noi d’ora innanzi conteranno gli altri. Storia, geografia, latino e greco manco a dirlo. Lingue straniere non ne parliamo proprio. Abitando noi nel Paese più bello del mondo non abbiamo bisogno di valicarne i confini epperciò la conoscenza dell’italiano catodico basta e avanza. Servirà solo e per ciò solo questa sarà insegnata: Fila Indiana. La scuola del domani dovrà preparare i futuri cittadini alla nuova condizione di sudditi, incapaci di funzioni logiche e ben contenti di elemosinare quelli che un tempo furono i loro diritti. L’apprendimento della Fila Indiana servirà pertanto alla volontaria e meccanica disposizione in ordine dinnanzi agli sportelli municipali, dispensatori di acquiescenza monouso per grandi e per piccini. Il pensiero difforme sarà rigorosamente vietato e pure la capacità di analisi, destabilizzante e caotica. Pure vietato sarà il cerchio. Disporsi in cerchio infatti equivarebbe ad annullare le differenze e indurrebbe all’eguaglianza e l’eguaglianza si sa è un pregiudizio, non esiste. Così come non esistono l’individuo e la libertà.
Gabriella Grasso
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