Comune di Gioiosa Marea tra Storia e Leggenda
Fino al 1364, anno di fondazione di Gioiosa Guardia, il territorio del Monte Meliuso era zona agricola e particolarmente fertile.
Il Conte Ruggero d’Altavilla che nel 1062 aveva liberato l’Isola dal dominio arabo, intorno al 1100 fondò il Monastero di Patti.
Successivamente, concedendolo in feudo ai Monaci Benedettini, vincolò le popolazioni del Meliuso e del territorio circostante al Monte di Guardia a provvedere al mantenimento dei Frati, mediante periodici contributi.
In seguito il Monastero di Patti venne affidato alla guida dell’Abate Ambrogio, uomo d’ingegno, accorto politico che richiese ed ottenne dal Conte Ruggero d’Altavilla il controllo su tutto il territorio con importanti attribuzioni e poteri sul Monte di Guardia, sul Casale di Zappardini nonché in materia di magistratura delle acque, di decime sulla pesca per tutto il territorio della Diocesi e di Gioiosa, inoltre in materia di dogane (sulla carne, il pane, il vino, l’olio, i ceci ecc.), con annesso diritto a disporre del servizio personale degli uomini abili al lavoro del Casale di Zappardini, oltre a particolari potestà sull’esercizio della tonnara di Roccabianca in territorio di Patti e su quella esistente a Capo Calavà, precisamente a San Giorgio, in territorio di Gioiosa Marea.
L’Abate Ambrogio venne, dunque, ad assumere per primo tutti i poteri propri ad un governatore sul territorio del Meliuso e del Monte di Guardia. Tuttavia, da documenti dell’epoca risulta che l’Abate Ambrogio godé della fiducia e della benevolenza degli abitanti della zona.
Nel 1129 l’Abazia, con decreto pubblicato a Mileto, fu elevata a Vescovato ed il controllo sul territorio da parte delle Autorità Ecclesiastiche dell’epoca si fece più insistente e vessante. Nel 1208, infatti, risulta che per ordine del Vescovo la popolazione del territorio fu costretta a prestare servizi personali alle dipendenze del Monastero per il miglioramento e la coltura delle terre, senza in compenso nulla percepirne o quasi.
Frattanto, la contesa sui diritti di sovranità sulla Sicilia della Casa D’Angiò ed il clima politico interno che si venne a determinare nel 1318, offrirono l’occasione attesa agli abitanti del Meliuso e delle zone limitrofe per ribellarsi al potere ecclesiastico. La sommossa popolare fu repressa nel sangue e si concluse con la scomunica emessa dal Pontefice Giovanni XXII avverso i rivoltosi superstiti. Nel 1357, con la venuta al trono di Federico III, Vinciguerra d’Aragona è nominato Capitano di Patti a vita.
Frattanto, le popolazioni sparse per la campagna si riuniscono in comunità più compatte e meglio difendibili, consentendo in tal modo il sorgere, in epoche successive, di Giojosa, Librizzi, San Salvatore, Montagnareale e Sorrentini. È dello stesso periodo, peraltro, la costruzione della Torre chiamata «Oppidum Guardiae Jojusae» attorno alla quale gli abitanti dell’antica Gioiosa costruiranno le prime case e la Chiesetta del Giardino che ospiterà poi la scultura della Madonna omonima, attribuita alla Scuola del Gagini.
Santo protettore di Gioiosa Guardia è dapprima San Giovanni Battista, poi San Nicolò, Vescovo di Mira.
Sulla sostituzione del Santo Patrono sono state tramandate diverse leggende.
Narra una leggenda che « una grande carestia affliggeva Gioiosa Guardia. I poveri abitanti non sapevano più a quale Santo raccomandarsi e si struggevano in lacrime ed orazioni, quando videro lontano sul mare una barca a vela che si indirizzava sulla spiaggia, e giuntavi, scaricare una grande quantità di frumento.
Fuori di sé dalla gioia, i gioiosani si precipitano giù alla marina offrendo tutte le loro ricchezze per l’acquisto del frumento. Nuova sorpresa: il capitano ricusa ogni compenso e divide il grano senza dire chi sia, da dove venga, né dove vada.»
Dopo qualche anno, alcuni abitanti di Giojosa, recatisi per i loro traffici a Bari, vedono in una Chiesa un’immagine di San Nicola rassomigliante in tutto e per tutto al capitano benefattore. Tornati al paese raccontano il lieto riconoscimento.
Con questo atto è, dunque, affermata definitivamente la signoria del Vescovo di Patti su Giojosa, che fu mantenuta sino all’abolizione dei diritti feudali, alla fine del Sec. XIX. La popolazione restò così sottomessa al feudatario in modo assoluto ed, to; nessuno dubita che il Capitano sia San Nicola in persona e da quel giorno proclamano loro Protettore il Venerando Vescovo
Nell’anno 1442 Re Alfonso di Aragona conferma la signoria vescovile di Patti alla quale attribuisce il diritto di eleggere il Capitano, i Giudici e gli altri Ufficiali di Giojosa ed inoltre di esigere i tributi come Signore della terra di Giojosa a tutti i livelli, da lui dipendente.
Le cronache dell’Isola, però, registrano frequenti ribellioni e sanguinose rappresaglie, perché la popolazione tentò ripetutamente di difendere i propri diritti ed i propri beni.
Il Capitano di Giustizia Gurbs, meglio conosciuto con il nome di Pietro Gubbio, nominato dal Sovrano in persona, dal quale aveva avuto concessi ampi poteri, fu quasi subito rimosso per le lamentele del Vescovo e dei signorotti del luogo.
Nel 1445 Re Alfonso concesse la Capitaneria di Giojosa ad Andrea Gorgone che in parte riuscì a migliorare le condizioni di vita della popolazione, sottraendola alle vessazioni. Purtroppo questo periodo durò pochissimo. Il Vescovo reclamò la propria autorità al Consiglio della Corona che sentenziò: « Non al Re appartiene la facoltà di eleggere il Capitano di quelle terre, ma alla Chiesa ed al Vescovo ». Così il paese tornò di nuovo sotto la medesima giurisdizione Vescovile e Gorgone venne rimosso
Le vessazioni ripresero. La Città è condannata da Rosario Frangipane, Giudice del Tribunale del Concistorio, a pagare le decime sul raccolto ed in più a riconoscere al Vescovo di Patti, il diritto di signoria.
Una nota tratta dai Riveli del Tribunale del Real Patrimonio, datata 1569, qui riprodotta, mentre stabilisce che « la Universita dedicta de la Giusa Guardia no tene patrimonio alcono excepto uno magazeno ad effectu da reponersi li fromenti dela robba », quantifica tra le « graveze » l’ammontare delle decime per la carne e per il vino nonché delle gabelle dovute al Vescovo di Patti.
Questo stato di fatto perdurò fino al 1812, anno in cui si emanò in Sicilia la « Legge per l’abolizione dei diritti angarici e perangarici » che annullava i diritti feudali e quindi anche le decime sugli animali, sui prodotti dell’agricoltura ed i servizi personali. Di questa legge beneficiò Giojosa Guardia, città feudale, soggetta alla potestà baronale del Vescovo di Patti.
La « quaestio » si concluse definitivamente l’11 dicembre del 1841, quando il Decurionato di Giojosa, conformemente alla legge, intraprendeva un giudizio ad istanza del Pubblico Ministero per lo scioglimento dai vincoli derivanti dai restanti diritti promiscui, stabilendo il canone della liquidazione. La causa fu definita nel 1842 a favore di Gioiosa.
L’Esodo
La riorganizzazione e l’insediamento della comunità agricola sulla costa, a seguito calamità naturali verificatesi negli anni 1783-1784, durò circa vent’anni, poichè, contrariamente a quanto si possa immaginare, l’individuazione del sito , rispondente a quello attuale di Gioiosa Marea, fu l’esito di una lunga ricerca che ritardò l’ubicazione, per la diversità di opinini delle Autorità preposte alla Civica Amministrazione e della Popolazione. In proposito i pareri appaiono documentalmente divisi sulla scelta alternativa di due zone: “Ciappe di Tono”, sul tratto a pianoro che prosegue in acclive verso il mare, dove è appunto edificata Gioiosa Marea, e una località denominata “Contino”, in contrada “Cicero”.Superata e risolta la democratica contesa e ottenunta l’approvazione del Governo, nel 1786 i cittadini benestanti, che si trovavano a disporre di adeguate risorse, iniziarono la costruzione delle prime case di Gioiosa Marea.Due anni dopo, il 2 Maggio 1788, anche il Comune fu autorizzato a trasferirsi nel nuovo sito e a far fronte alle insorgenze finanziarie relative alla costruzione di opere pubbliche e di pubblica utilità del nuovo Centro Urbano. A parte il tempo impiegato per l’individuazione della zona più adeguta al nuovo insedamento urbano,un’altra causa contribuì a rallentare gli effetti dell’esodo dal Monte Guardia. I contadini, sia per l’attaccamento alla natia terra, sia per le difficoltà obiettive che comportava l’allontanarsi dai campi, preferirono costruirsi le proprie case nei terreni a loro dati in custodia e coltura. Cominciarono così a popolarsi le varie Contrade intorno alla odierna Gioiosa Marea, tra le quali in specie quelle di Casale, di landro, di Maddalena, di S. Leonardo, di Santo Stefano, di Galbato e di Francari, dando luogo al riorganizzarsi degli abitanti in comunità raggruppate intorno alle Chiese, le quali sostituiscono così in fase la primitiva istanza di dell’abitato intorno ai fortalizi. Si tratta per lo più di Chiesette che assumono tutt’oggi nella struttura degli abitati la funzione di polo aggregante di ogni Contrada. Oggi ne esistono una dozzina e alcune di esse sono divenute Parroccchie al centro di una vita sociale contadina abbastanza attiva, vitale, ricca di tradizioni e da dove ormai si dipartono popaggini residenziali. In queste Contrade vivono ancor’oggi lavoratori dei campi che mantengono viva l’antica specializzazione tramandata da padre in figlio, quali ad esempio, i cosiddetti, noti in tutta la Sicilia come veri e propri rari specialisti nell’arte agreste della .
La Nuova Gioiosa , che ai piedi del Monte di Guardia assume il nome di Gioosa Marea, nel 1800 ha il primo piccolo agglomerato urbano.Sono poche case di gradevole aspetto, ispirate ai temi architettonici in voga a quell’epoca. Ma ciò che costituisce motivo di particolare rilievo nella struttura urbanistica di questa nuova Città, è che il volto risulta lo stesso (assieme alla pietre, ai materiali e ai criteri di costruzione delle case in rovina sul Monte). La struttura della nuova Gioiosa nasce, infatti, per concezione e disegno urbanistico, identica a quella della vecchia Giojosa. Anche qui, come sul Monte di Guardia, notiamo le Chiese costruite nella parte più alta e poi, mano mano degradanti verso il basso, le case. Nella parte bassa lungo la spiaggia che, a fronte della struttura del luogo formava un ampio golfo, erano già insediati i pescatori. La disposizione delle case più vecchie, riconoscibili dalle strutture murarie e dalla composizione degli interni (ampi magazzini con soppalchi e piccole camere sul retro), andava dalla punta dov’è l’accesso alla grotta fino all’incirca l’attuale P.zza Cristoforo Colombo, descrivendo un ampio arco; il che fa pensare all’esistenza di una spiaggia moto ampia che doveva ben superare l’attuale Stazione ferroviaria e spingersi fino all’odierna Via Garibaldi. La toponomastica di questa zona cittadina si differenzia da quella della zona alta del paese, infatti è caratterizzata da stradine con tracciato irregolare, molto strette e ben diverse dallo sviluppo perfetto su parallele della rete viaria, di esecuzione moderna e innestata a sud della Via G. Natoli che farà da asse portante per il nuovo Paese. Esisteva alla fine della Via Garibaldi, una costruzione che presentava tutte le caratteristiche di un piccolo cantiere per la costruzione o la riparazione delle barche; dai più vecchi la zona è chiamata (Locanda), e ciò fa presupporre l’esistenza di un piccolo complesso cantieristico con annesso albergo dove si poteva soggiornare per il temo necessario alle riparazione delle barche.
La vera crescita urbanistica di Gioiosa Marea inizia nel 1820, anno in cui si registra l’apertura delle botteghe di alimenti, di utensili necessari alle varie attività degli abitanti, ora tanto più che la comunità contadina si è fusa con quella dei preesistenti pescatori. Mentre il Comune, che ha già realizzato la prima opera di pubblica utilità con la costruzione di una prima Fontana, dalla quale scorre l’acqua proveniente dalla , nei pressi della Chiesa della Catena, si accinge a programmare nuove opere pubbliche. Così nel 1842, viene realizzato un grande orologio opera del Maestro Bartolomei, che, infisso nell’apposita costruzione, consente agli abitanti della neo Gioiosa Marea di regolare gli sull’ora ufficiale. Anche se poi per cause diverse, forse per la salsedine, il meccanismo diventa un blocco di ruggine. Ormai non se ne ha più traccia. Nel sito, frattanto, viene costruita la nuova Casa canonica. Un nuovo orologio si avrà tuttavia nel primo periodo del Novecento ed è ancora in perfetta funzione sulla torre campanaria della Chiesa Madre. Nel 1848 Gioiosa Marea ha una Banda Municipale che fa presto a divenire famosa nell’entroterra siciliano. Il primo direttore fu il Maestro Lillo Pizzuto da Messina, valentissimo e da tutti molto apprzzato. I Gioiosani si diedero vanto di questa banda, a giusta ragione, e provvidero anche con contributi individuali al suo mantenimento. Addirittura, un legato testamentario di Don Francesco natoli assegnava la somma di Lire trecento, alquanto notevole all’epoca, per l’acquisto di una nuova divisa ai musicanti. Ma una nota di stroria e di colore vogliamo ricordare e riguarda la spontaneità sanguigna dei Gioiosani e lo sbarco dei Mille in Sicilia: i componenti della banda decisero di accompagnare, alla testa del suo esercito di volontari, Giuseppe Garibaldi che, provenendo da Palermo si dirigeva verso Milazzo, al suono delle più entusiasmanti marce e sinfonie.Intanto (nel 1850) si iniziava la costruzione della nuova importante arteria di collegamento regionale, che unisce Palermo a Messina, completata un anno dopo. Anche Gioiosa Marea è attraversata dall’arteria nevralgica che la mette più agevolmente in comunicazione con il resto della costa. Tuttavia, dopo il primo motivato entusiasmo per le difficoltà e l’importanza dell’opera d’alta ingegneria, per quei tempi, del traforo di Calavà, all’imbocco dei cinquanta metri di galleria, sorge una casa contoniera ed il custode addettovi richiede un pedaggio di 0,20 lire per i cavalieri e di 0,50 per le carrozze ed i carri. Più tardi, nel 1861, con l’abolizione del pedaggio, il Comune sarà obbligato a corrispondere una tassa di Lire 265,50 per la manutenzione del tratto di rete stradale.Quarantuno anni dopo (il 1892) la prima linea ferrata attraversa parallelamente il Paese, lungo la costa. Lo sviluppo urbanistico ed economico della neo ridente città sul mare coincide pressapoco con la nascita del circolo , dotato di appositi locali concessi dalla Civica Amministrazione, che ha già in progetto, sin dal 1880, una nuova importante opera pubblica: l ‘Acquedotto Cittadino. Nel 1911, dopo alterne vicende, finalmente vengono ripresi i lavori per il completamento della rete idrica da allacciare all’acquedotto già completato nel 1906. Nel 1910 viene ampliato il Vecchio Cimitero. Subito dopo viene costruito il e la che dalla “Passeggiata” porta alla Stazione Ferroviaria. Nello spazio di pochi anni si portano a termine altre importanti opere pubbliche, fra le quali : il Monumento ai Caduti, la Sistemazione el’Abbellimento di alcune Piazze, il vecchio Campo Sprotivo.Per quella ideale continuità nel tempo, dell’originaria struttura, anche Gioiosa Marea appare divisa in quattro quartieri: Catena, S. Maria, S. Nicola, Convento.Oggi è difficile rilevare questa antica suddivisione, poichè l’incremento urbanistico degli ultimi anni ha determinato l’estensione della Città verso i naturali poli di espansione ai margini del nucleo centrale, tanto che il tessuto urbano già si estende a Sud fino alla Contrado Rocca, ad ovest fino agli argini del Torrente Zappardino e ad Est fino alla Contrada Licari.
Torre Vinciguerra
La riorganizzazione e l’insediamento della comunità agricola sulla costa, a seguito calamità naturali verificatesi negli anni 1783-1784, durò circa vent’anni, poichè, contrariamente a quanto si possa immaginare, l’individuazione del sito , rispondente a quello attuale di Gioiosa Marea, fu l’esito di una lunga ricerca che ritardò l’ubicazione, per la diversità di opinini delle Autorità preposte alla Civica Amministrazione e della Popolazione. In proposito i pareri appaiono documentalmente divisi sulla scelta alternativa di due zone: “Ciappe di Tono”, sul tratto a pianoro che prosegue in acclive verso il mare, dove è appunto edificata Gioiosa Marea, e una località denominata “Contino”, in contrada “Cicero”.Superata e risolta la democratica contesa e ottenunta l’approvazione del Governo, nel 1786 i cittadini benestanti, che si trovavano a disporre di adeguate risorse, iniziarono la costruzione delle prime case di Gioiosa Marea.Due anni dopo, il 2 Maggio 1788, anche il Comune fu autorizzato a trasferirsi nel nuovo sito e a far fronte alle insorgenze finanziarie relative alla costruzione di opere pubbliche e di pubblica utilità del nuovo Centro Urbano. A parte il tempo impiegato per l’individuazione della zona più adeguta al nuovo insedamento urbano,un’altra causa contribuì a rallentare gli effetti dell’esodo dal Monte Guardia. I contadini, sia per l’attaccamento alla natia terra, sia per le difficoltà obiettive che comportava l’allontanarsi dai campi, preferirono costruirsi le proprie case nei terreni a loro dati in custodia e coltura. Cominciarono così a popolarsi le varie Contrade intorno alla odierna Gioiosa Marea, tra le quali in specie quelle di Casale, di landro, di Maddalena, di S. Leonardo, di Santo Stefano, di Galbato e di Francari, dando luogo al riorganizzarsi degli abitanti in comunità raggruppate intorno alle Chiese, le quali sostituiscono così in fase la primitiva istanza di dell’abitato intorno ai fortalizi. Si tratta per lo più di Chiesette che assumono tutt’oggi nella struttura degli abitati la funzione di polo aggregante di ogni Contrada. Oggi ne esistono una dozzina e alcune di esse sono divenute Parroccchie al centro di una vita sociale contadina abbastanza attiva, vitale, ricca di tradizioni e da dove ormai si dipartono popaggini residenziali. In queste Contrade vivono ancor’oggi lavoratori dei campi che mantengono viva l’antica specializzazione tramandata da padre in figlio, quali ad esempio, i cosiddetti, noti in tutta la Sicilia come veri e propri rari specialisti nell’arte agreste della .
La Nuova Gioiosa, che ai piedi del Monte di Guardia assume il nome di Gioosa Marea, nel 1800 ha il primo piccolo agglomerato urbano.Sono poche case di gradevole aspetto, ispirate ai temi architettonici in voga a quell’epoca. Ma ciò che costituisce motivo di particolare rilievo nella struttura urbanistica di questa nuova Città, è che il volto risulta lo stesso (assieme alla pietre, ai materiali e ai criteri di costruzione delle case in rovina sul Monte). La struttura della nuova Gioiosa nasce, infatti, per concezione e disegno urbanistico, identica a quella della vecchia Giojosa. Anche qui, come sul Monte di Guardia, notiamo le Chiese costruite nella parte più alta e poi, mano mano degradanti verso il basso, le case. Nella parte bassa lungo la spiaggia che, a fronte della struttura del luogo formava un ampio golfo, erano già insediati i pescatori. La disposizione delle case più vecchie, riconoscibili dalle strutture murarie e dalla composizione degli interni (ampi magazzini con soppalchi e piccole camere sul retro), andava dalla punta dov’è l’accesso alla grotta fino all’incirca l’attuale P.zza Cristoforo Colombo, descrivendo un ampio arco; il che fa pensare all’esistenza di una spiaggia moto ampia che doveva ben superare l’attuale Stazione ferroviaria e spingersi fino all’odierna Via Garibaldi. La toponomastica di questa zona cittadina si differenzia da quella della zona alta del paese, infatti è caratterizzata da stradine con tracciato irregolare, molto strette e ben diverse dallo sviluppo perfetto su parallele della rete viaria, di esecuzione moderna e innestata a sud della Via G. Natoli che farà da asse portante per il nuovo Paese. Esisteva alla fine della Via Garibaldi, una costruzione che presentava tutte le caratteristiche di un piccolo cantiere per la costruzione o la riparazione delle barche; dai più vecchi la zona è chiamata (Locanda), e ciò fa presupporre l’esistenza di un piccolo complesso cantieristico con annesso albergo dove si poteva soggiornare per il temo necessario alle riparazione delle barche.
La vera crescita urbanistica di Gioiosa Marea inizia nel 1820, anno in cui si registra l’apertura delle botteghe di alimenti, di utensili necessari alle varie attività degli abitanti, ora tanto più che la comunità contadina si è fusa con quella dei preesistenti pescatori. Mentre il Comune, che ha già realizzato la prima opera di pubblica utilità con la costruzione di una prima Fontana, dalla quale scorre l’acqua proveniente dalla , nei pressi della Chiesa della Catena, si accinge a programmare nuove opere pubbliche. Così nel 1842, viene realizzato un grande orologio opera del Maestro Bartolomei, che, infisso nell’apposita costruzione, consente agli abitanti della neo Gioiosa Marea di regolare gli sull’ora ufficiale. Anche se poi per cause diverse, forse per la salsedine, il meccanismo diventa un blocco di ruggine. Ormai non se ne ha più traccia. Nel sito, frattanto, viene costruita la nuova Casa canonica. Un nuovo orologio si avrà tuttavia nel primo periodo del Novecento ed è ancora in perfetta funzione sulla torre campanaria della Chiesa Madre. Nel 1848 Gioiosa Marea ha una Banda Municipale che fa presto a divenire famosa nell’entroterra siciliano. Il primo direttore fu il Maestro Lillo Pizzuto da Messina, valentissimo e da tutti molto apprzzato. I Gioiosani si diedero vanto di questa banda, a giusta ragione, e provvidero anche con contributi individuali al suo mantenimento. Addirittura, un legato testamentario di Don Francesco natoli assegnava la somma di Lire trecento, alquanto notevole all’epoca, per l’acquisto di una nuova divisa ai musicanti. Ma una nota di stroria e di colore vogliamo ricordare e riguarda la spontaneità sanguigna dei Gioiosani e lo sbarco dei Mille in Sicilia: i componenti della banda decisero di accompagnare, alla testa del suo esercito di volontari, Giuseppe Garibaldi che, provenendo da Palermo si dirigeva verso Milazzo, al suono delle più entusiasmanti marce e sinfonie.Intanto (nel 1850) si iniziava la costruzione della nuova importante arteria di collegamento regionale, che unisce Palermo a Messina, completata un anno dopo. Anche Gioiosa Marea è attraversata dall’arteria nevralgica che la mette più agevolmente in comunicazione con il resto della costa. Tuttavia, dopo il primo motivato entusiasmo per le difficoltà e l’importanza dell’opera d’alta ingegneria, per quei tempi, del traforo di Calavà, all’imbocco dei cinquanta metri di galleria, sorge una casa contoniera ed il custode addettovi richiede un pedaggio di 0,20 lire per i cavalieri e di 0,50 per le carrozze ed i carri. Più tardi, nel 1861, con l’abolizione del pedaggio, il Comune sarà obbligato a corrispondere una tassa di Lire 265,50 per la manutenzione del tratto di rete stradale.Quarantuno anni dopo (il 1892) la prima linea ferrata attraversa parallelamente il Paese, lungo la costa. Lo sviluppo urbanistico ed economico della neo ridente città sul mare coincide pressapoco con la nascita del circolo , dotato di appositi locali concessi dalla Civica Amministrazione, che ha già in progetto, sin dal 1880, una nuova importante opera pubblica: l ‘Acquedotto Cittadino. Nel 1911, dopo alterne vicende, finalmente vengono ripresi i lavori per il completamento della rete idrica da allacciare all’acquedotto già completato nel 1906. Nel 1910 viene ampliato il Vecchio Cimitero. Subito dopo viene costruito il e la che dalla >Passeggiata> porta alla Stazione Ferroviaria. Nello spazio di pochi anni si portano a termine altre importanti opere pubbliche, fra le quali : il Monumento ai Caduti, la Sistemazione el’Abbellimento di alcune Piazze, il vecchio Campo Sprotivo.Per quella ideale continuità nel tempo, dell’originaria struttura, anche Gioiosa Marea appare divisa in quattro quartieri: Catena, S. Maria, S. Nicola, Convento.Oggi è difficile rilevare questa antica suddivisione, poichè l’incremento urbanistico degli ultimi anni ha determinato l’estensione della Città verso i naturali poli di espansione ai margini del nucleo centrale, tanto che il tessuto urbano già si estende a Sud fino alla Contrado Rocca, ad ovest fino agli argini del Torrente Zappardino e ad Est fino alla Contrada Licari.
Palazzi storici
La riorganizzazione e l’insediamento della comunità agricola sulla costa, a seguito calamità naturali verificatesi negli anni 1783-1784, durò circa vent’anni, poichè, contrariamente a quanto si possa immaginare, l’individuazione del sito , rispondente a quello attuale di Gioiosa Marea, fu l’esito di una lunga ricerca che ritardò l’ubicazione, per la diversità di opinini delle Autorità preposte alla Civica Amministrazione e della Popolazione. In proposito i pareri appaiono documentalmente divisi sulla scelta alternativa di due zone: “Ciappe di Tono”, sul tratto a pianoro che prosegue in acclive verso il mare, dove è appunto edificata Gioiosa Marea, e una località denominata “Contino”, in contrada “Cicero”.Superata e risolta la democratica contesa e ottenunta l’approvazione del Governo, nel 1786 i cittadini benestanti, che si trovavano a disporre di adeguate risorse, iniziarono la costruzione delle prime case di Gioiosa Marea.Due anni dopo, il 2 Maggio 1788, anche il Comune fu autorizzato a trasferirsi nel nuovo sito e a far fronte alle insorgenze finanziarie relative alla costruzione di opere pubbliche e di pubblica utilità del nuovo Centro Urbano. A parte il tempo impiegato per l’individuazione della zona più adeguta al nuovo insedamento urbano,un’altra causa contribuì a rallentare gli effetti dell’esodo dal Monte Guardia. I contadini, sia per l’attaccamento alla natia terra, sia per le difficoltà obiettive che comportava l’allontanarsi dai campi, preferirono costruirsi le proprie case nei terreni a loro dati in custodia e coltura. Cominciarono così a popolarsi le varie Contrade intorno alla odierna Gioiosa Marea, tra le quali in specie quelle di Casale, di landro, di Maddalena, di S. Leonardo, di Santo Stefano, di Galbato e di Francari, dando luogo al riorganizzarsi degli abitanti in comunità raggruppate intorno alle Chiese, le quali sostituiscono così in fase la primitiva istanza di dell’abitato intorno ai fortalizi. Si tratta per lo più di Chiesette che assumono tutt’oggi nella struttura degli abitati la funzione di polo aggregante di ogni Contrada. Oggi ne esistono una dozzina e alcune di esse sono divenute Parroccchie al centro di una vita sociale contadina abbastanza attiva, vitale, ricca di tradizioni e da dove ormai si dipartono popaggini residenziali. In queste Contrade vivono ancor’oggi lavoratori dei campi che mantengono viva l’antica specializzazione tramandata da padre in figlio, quali ad esempio, i cosiddetti, noti in tutta la Sicilia come veri e propri rari specialisti nell’arte agreste della .
La Nuova Gioiosa , che ai piedi del Monte di Guardia assume il nome di Gioosa Marea, nel 1800 ha il primo piccolo agglomerato urbano.Sono poche case di gradevole aspetto, ispirate ai temi architettonici in voga a quell’epoca. Ma ciò che costituisce motivo di particolare rilievo nella struttura urbanistica di questa nuova Città, è che il volto risulta lo stesso (assieme alla pietre, ai materiali e ai criteri di costruzione delle case in rovina sul Monte). La struttura della nuova Gioiosa nasce, infatti, per concezione e disegno urbanistico, identica a quella della vecchia Giojosa. Anche qui, come sul Monte di Guardia, notiamo le Chiese costruite nella parte più alta e poi, mano mano degradanti verso il basso, le case. Nella parte bassa lungo la spiaggia che, a fronte della struttura del luogo formava un ampio golfo, erano già insediati i pescatori. La disposizione delle case più vecchie, riconoscibili dalle strutture murarie e dalla composizione degli interni (ampi magazzini con soppalchi e piccole camere sul retro), andava dalla punta dov’è l’accesso alla grotta fino all’incirca l’attuale P.zza Cristoforo Colombo, descrivendo un ampio arco; il che fa pensare all’esistenza di una spiaggia moto ampia che doveva ben superare l’attuale Stazione ferroviaria e spingersi fino all’odierna Via Garibaldi. La toponomastica di questa zona cittadina si differenzia da quella della zona alta del paese, infatti è caratterizzata da stradine con tracciato irregolare, molto strette e ben diverse dallo sviluppo perfetto su parallele della rete viaria, di esecuzione moderna e innestata a sud della Via G. Natoli che farà da asse portante per il nuovo Paese. Esisteva alla fine della Via Garibaldi, una costruzione che presentava tutte le caratteristiche di un piccolo cantiere per la costruzione o la riparazione delle barche; dai più vecchi la zona è chiamata (Locanda), e ciò fa presupporre l’esistenza di un piccolo complesso cantieristico con annesso albergo dove si poteva soggiornare per il temo necessario alle riparazione delle barche.
La vera crescita urbanistica di Gioiosa Marea inizia nel 1820, anno in cui si registra l’apertura delle botteghe di alimenti, di utensili necessari alle varie attività degli abitanti, ora tanto più che la comunità contadina si è fusa con quella dei preesistenti pescatori. Mentre il Comune, che ha già realizzato la prima opera di pubblica utilità con la costruzione di una prima Fontana, dalla quale scorre l’acqua proveniente dalla , nei pressi della Chiesa della Catena, si accinge a programmare nuove opere pubbliche. Così nel 1842, viene realizzato un grande orologio opera del Maestro Bartolomei, che, infisso nell’apposita costruzione, consente agli abitanti della neo Gioiosa Marea di regolare gli sull’ora ufficiale. Anche se poi per cause diverse, forse per la salsedine, il meccanismo diventa un blocco di ruggine. Ormai non se ne ha più traccia. Nel sito, frattanto, viene costruita la nuova Casa canonica. Un nuovo orologio si avrà tuttavia nel primo periodo del Novecento ed è ancora in perfetta funzione sulla torre campanaria della Chiesa Madre. Nel 1848 Gioiosa Marea ha una Banda Municipale che fa presto a divenire famosa nell’entroterra siciliano. Il primo direttore fu il Maestro Lillo Pizzuto da Messina, valentissimo e da tutti molto apprzzato. I Gioiosani si diedero vanto di questa banda, a giusta ragione, e provvidero anche con contributi individuali al suo mantenimento. Addirittura, un legato testamentario di Don Francesco natoli assegnava la somma di Lire trecento, alquanto notevole all’epoca, per l’acquisto di una nuova divisa ai musicanti. Ma una nota di stroria e di colore vogliamo ricordare e riguarda la spontaneità sanguigna dei Gioiosani e lo sbarco dei Mille in Sicilia: i componenti della banda decisero di accompagnare, alla testa del suo esercito di volontari, Giuseppe Garibaldi che, provenendo da Palermo si dirigeva verso Milazzo, al suono delle più entusiasmanti marce e sinfonie.Intanto (nel 1850) si iniziava la costruzione della nuova importante arteria di collegamento regionale, che unisce Palermo a Messina, completata un anno dopo. Anche Gioiosa Marea è attraversata dall’arteria nevralgica che la mette più agevolmente in comunicazione con il resto della costa. Tuttavia, dopo il primo motivato entusiasmo per le difficoltà e l’importanza dell’opera d’alta ingegneria, per quei tempi, del traforo di Calavà, all’imbocco dei cinquanta metri di galleria, sorge una casa contoniera ed il custode addettovi richiede un pedaggio di 0,20 lire per i cavalieri e di 0,50 per le carrozze ed i carri. Più tardi, nel 1861, con l’abolizione del pedaggio, il Comune sarà obbligato a corrispondere una tassa di Lire 265,50 per la manutenzione del tratto di rete stradale.Quarantuno anni dopo (il 1892) la prima linea ferrata attraversa parallelamente il Paese, lungo la costa. Lo sviluppo urbanistico ed economico della neo ridente città sul mare coincide pressapoco con la nascita del circolo , dotato di appositi locali concessi dalla Civica Amministrazione, che ha già in progetto, sin dal 1880, una nuova importante opera pubblica: l ‘Acquedotto Cittadino. Nel 1911, dopo alterne vicende, finalmente vengono ripresi i lavori per il completamento della rete idrica da allacciare all’acquedotto già completato nel 1906. Nel 1910 viene ampliato il Vecchio Cimitero. Subito dopo viene costruito il e la che dalla >Passeggiata> porta alla Stazione Ferroviaria. Nello spazio di pochi anni si portano a termine altre importanti opere pubbliche, fra le quali: il Monumento ai Caduti, la Sistemazione el’Abbellimento di alcune Piazze, il vecchio Campo Sprotivo.Per quella ideale continuità nel tempo, dell’originaria struttura, anche Gioiosa Marea appare divisa in quattro quartieri: Catena, S. Maria, S. Nicola, Convento.Oggi è difficile rilevare questa antica suddivisione, poichè l’incremento urbanistico degli ultimi anni ha determinato l’estensione della Città verso i naturali poli di espansione ai margini del nucleo centrale, tanto che il tessuto urbano già si estende a Sud fino alla Contrado Rocca, ad ovest fino agli argini del Torrente Zappardino e ad Est fino alla Contrada Licari.
Chiesa di S.Nicola di Bari
Poche sono le fonti a cui possiamo fare riferimento per delineare un profilo storico riguardo alla struttura architettonica della Chiesa.
La chiesa di San Nicolò di Bari raccoglie l’eredità dell’omonima Chiesa in Gioiosa Guardia.
Chiesa di S. Nicolò, o del Monte, così denominata nella vecchia Gioiosa Guardia, poiché si trovava nell’estremità dell’abitato, cioè nella parte occidentale del borgo. Chiesa Madre, già, nella vecchia Gioiosa Guardia, dimostrato dall’elenco dei sacramenti amministrativi (battesimi, cresime, matrimoni) contenuto presso i libri parrocchiali e custoditi nell’Archivio Capitolare di Patti, e dalle numerose visite pastorali (la più celebre quella del 20 luglio del 1565 di S. Ecc. Rev. Mons. Bartolomeo Sebastiani (1568) che decretò :” Solo in detta Chiesa di S. Nicolò, unica sede Arcipretale, fosse tenuto il fonte battesimale e il SS. Sacramento”).
Fino dai primi dell’800 le funzioni religiose venivano officiate nella vecchia Gioiosa Guardia. Con il trasferimento sulle Ciappe di tono, le messe iniziarono ad essere celebrate in una Chiesetta, quella che, oggi, è adibita a Sacrestia. In seguito con l’ingrandirsi del paese, questa si rivelò insufficiente ad accogliere i sempre più numerosi fedeli da qui l’esigenza di costruire una Chiesa più grande.
L’edificazione della nuova Chiesa di S.Nicola di Bari avvenne in più tempi: la prima parte si è conclusa nel 1825 con la costruzione della zona relativa allì’Altare Maggiore e la rimanente parte con le tre navate nel 1855. Nel 1902 sotto l’Arcipretura di E. Barbera è stato costruito il campanile, a pianta quadrata, nel quale, qualche anno dopo, fu inserito l’orologio.
PROSPETTO PRINCIPALE – Portale in pietra concluso da un frontone curvo, interrotto al centro da un’ edicola con la Statua di S. Nicolò.
INTERNO – Presenta una pianta rettangolare con 3 navate ed una zona absidale sormontata da un cupolone con lanterna.
Altari e opere d’arte presenti sono tutti provenienti dalla Vecchia Gioiosa Guardia. Un particolare riferimento si deve fare in favore di Mons. Silvestro I Pisano dei Baroni di S. Margherita, in Saliceto di Gioiosa Marea, che si preoccupò di abbellire la Chiesa, commissionando, in particolare, l’altare del Santissimo. Morendo nel 1784 donò alla Statua di S. Nicolò: Mitra, Pastorale, Croce ed Anello Vescovile. Quest’ultimo viene infilato al dito della Statua durante la Festa in suo onore.
NAVATA CENTRALE
ALTARE MAGGIORE: Altare in marmi mischi di stile barocco datato 1771, privo di tabernacolo, presenta mensa, 5 gradini a pianta mistilinea. Sulla parte superiore dell’altare si trova posizionata la Statua in legno di S. Nicolò di Bari, patrono del paese, datata 1869. Ai lati il presbiterio in legno di noce, intagliato con motivi di foglie d’acanto databile intorno alla fine del 1600 inizi 1700.
PULPITO: Datato 1874 restaurato da Arc. Nunzio Forzano
ORGANO A CANNE: Datato 1725, trasportato da Gioiosa Guardia, commissionato insieme a quello della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, ad un mastro artigiano Annibale Lo Bianco di Galati Mamertino. L’organo, restaurato di recente, presenta una buona acustica in quanto proporzionato alla dimensione della Chiesa. Esso è posizionato sopra il portone d’ingresso.
NAVATA LATERALE SINISTRA
ALTARE SINISTRO: Nella cappella del’abside sinistro di pregevole fattura vi è l’Altare del Santissimo. Altare in marmi mischi, di stile barocco napoletano allegro, costruito nel 1778, su commissione di S.E. Mons. Silvestro Pisano. E’ composto da una mensa, con due gradini, incorniciata da mostra architettonica che fa da quinta allo scenografico tabernacolo, sormontato da una corona poggiata su otto piccole colonne in marmo rosso.Sotto la corona, finemente scolpito in marmo, un Agnello, metaforicamente simbolo di Gesù Cristo Vittima Immolato. In basso, nel paliotto dell’altare vi è scolpito il Pio Pellicano che nutre al bisogno i suo figli dalle sue viscere, simbolo di abnegazione.
I ALTARE Sn. : Proveniente da Gioiosa Guardia, datato 1769, con tabernacolo. A fargli da cornice scolpiti in marmo, alcuni simboli come l’uva e le spighe di grano.In alto la Statua della Madonna Addolorata portata in processione il Venerdì Santo ricoperta di monili d’oro, come ex voto di Grazie ricevute.
II ALTARE Sn.: In alto Dipinto olio su tela del pittore Olivio Sozzi raffigurante “Cristo deposto dalla Croce e sostenuto da un angelo alla presenza dell’Addolorata, della Maddalena e di San Giovanni Evangelista”. Datato 1737/1740″. Restaurato da Rosario Schillaci di Acicatena (CT) su commissione di S. Agnello.
III ALTARE Sn.: Dipinto olio su tela datato 1737/1740 pittore Olivio Sozzi raffigurante “Cristo Redentore e i SS. Rocco, Giovanni Evangelista,Santa Barbara e Santa Febronia da Patti”. In basso uno scorcio di Gioiosa Guardia.
Sopra la porta laterale della Chiesa una lunetta su cui vi è apposta una tela ad olio: “Rappresentazione di Cristo e la Samaritana”.
IV ALTARE Sn.: “La Madonna dell’Itria” o ” Digitria (guaritrice del cammino) dipinto che riporta in basso a sinistra l’iscrizione “Olivio Sozzi Anno Domini 1737″.
V ALTARE Sn.: “Rappresentazione della “Trinità in Gloria” . Tela ad olio di Olivio Sozzi datato 1740. In basso i SS. Vincenzo Ferreri, Francesco di Paola e Antonio Abate.
NAVATA LATERALE DESTRA
ALTARE DESTRO: Altare quasi tutto in gesso, riprende la stessa struttura e conformazione dell’altare di S. Maria, la parte originale risulta essere solo il tabernacolo. In alto la Madonna del Rosario, in legno scolpito, 1920. A Sinistra dell’altare è posizionata una pregevole st
atua dell’Ecce Homo del 1890, che viene portata in processione durante il Venerdì Santo, e a destra la Statua del Sacro Cuore di Gesù. 1935. Sulla parete sinistra dell’Altare troviamo un dipinto rappresentante “SANT’ANNA CON LA MADONNA BAMBINA ed i SS. Giuseppe e Gioacchino” 1737/40, di pittore ignoto.
I ALTARE Ds.: Altare di Gioiosa Guardia datato 1769, mentre il Tabernacolo 1771. Dipinto olio su tela di O. Sozzi 1737/1740 raffigurante “L’Addolorata, la Maddalena e San Giovanni Evangelista con effige in carta pesta su croce lignea” di ignoto scultore siciliano del XVIII sec.
II ALTARE DS.: E’ possibile ammirare una tela di un pittore siciliano ignoto del XIX sec. raffigurante“Cristo che risuscita Lazzaro da Betania alla presenza delle sorelle Marta e Maria”.
III ALTARE DS.: Dipinto olio su tela datato 1740 del pittore Olivio Sozzi raffigurante la ”Vergine ed il Bambino in Gloria attorniati dalle SS Lucia di Siracusa e Rosalia di Palermo”.
IV ALTARE Ds.: Dipinto olio su tela datato 1740 del pittore Olivio Sozzi raffigurante “La Vergine ed il Bambino in Trono attorniato da San Gaetano da Thiene e Antonio da Padova”.
V ALTARE Ds.: Dipinto olio su tela datato 1737/1740 pittore Olivio Sozzi raffigurante “La Vergine ed il Bambino che liberano un’anima dalla perdizione”. Alla sinistra S. Giuseppe e in basso le anime del Purgatorio.
Chiesa di S.Maria delle Grazie
E’ ubicata in Piazza Cavour del Comune di Gioiosa Marea, ed è la più interessante del piccolo Centro Tirrenico. Anche se costruita da appena due secoli, ha uno stile semplice ed al suo interno conserva opere di ottima fattura. I lavori di costruzione iniziarono nel 1796, fu completata ed aperta al culto nel 1803, tale data è riportata sull’arco che apre il Presbiterio. Nella costruzione della Chiesa è stata mantenuta la stessa pianta della precedente Chiesa in Gioiosa Guardia, ha pianta rettangolare con un forte sviluppo longitudinale, è divisa in tre false navate, poichè manca il transetto ,ed ha un abside visibile dall’esterno. Il Terreno su cui fu costruita, venne donato dal Sig. Paolo Maccagnano ed era retta dai Padri Filippini che rimasero a Gioiosa Marea fino al 1885 nell’oratorio annesso, sino a quando per le leggi di soppressione fu incamerato dallo stato e poi utilizzato come Sede Comunale.
Il Campanile della Chiesa risale al 1814 ed è di stile arabesco, la sua peculiarità è il materiale usato per la realizzazione della cupola e cioè la Pietra Pomice, diversa dalla struttura portante del campanile costruito in pietra arenaria, trasportata dalla vecchia Gioiosa Guardia.
Prospetto Principale – Tripartito da lesene lisce, è caratterizzato da un portale d’ingresso sormontato da un frontone curvo ridotto, restaurato nei primi anni del ’900.
Opere presenti – All’interno sono conservate pregevoli opere provenienti dall’omonima Chiesa e da quella della Madonna del Giardino, entrambe site in Gioiosa Guardia.
NAVATA CENTRALE
Altare Maggiore, dedicato al Santissimo Sacramento, di autore ignoto, in stile barocco è in marmo e risale al XVIII Sec.. Il tabernacolo è incorniciato da quattro colonne sormontate da capitelli le cui decorazioni ricordano lostile corinzio. i colori vanno da giallo di Siena al rosso di San Marco D’ Alunzio. Alle spalle il coro presbiterale in legni di noce intarsiato, risalente alla seconda metà del ’600.
Sopra l’ingresso principale l’Organo a canne risalente al 1725, realizzato da un mastro artigiano Annibale Lo Bianco di Galati Mamartino . Restaurato nel 1999.
Grotta del Tono
La Grotta del Tono è una delle bellezze naturali di interesse storico- geologico.
Ubicata di fronte alla Stazione Ferroviaria ad una quota di circa m 10 s.l.m., vi si accede tramite un’imboccatura larga circa 180 cm ed alta 160 cm, e si sviluppa attraverso una varietà di cunicoli, che si intersecano in diversi punti sia a destra che a sinistra congiungendosi tra di loro.
La cavità era originariamente al livello del mare, come suggeriscono le sabbie fini incoerenti che restituiscono gusci di Pulmonati individuati al fondo di una delle gallerie. Internamente, almeno nel settore esplorato, essa si articola in due camere di dimensioni diverse e numerosi cunicoli, ciechi in alcuni segmenti, tra loro collegati con andamento quasi circolare, oggi parzialmente percorribili. ( Tratto da “Gioiosa Guardia” a cura della Reg. Siciliana Ass.to Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione Soprintendenza beni Culturali e Ambientali di Messina Servizio per i Beni Archeologici – Unità Operativa VII)
Caratterizzata da rocce calcaree dà origine ad un fenomeno di tipo carsico che si manifesta nella Grotta con concentrazioni calcaree e formazioni stalattitiche e stalagmitiche.
I primi accenni sulla Grotta risalgono al XIX Sec. – Busacca, nel dizionario geografico-statistico-biografico, così scriveva: “Degno di ammirazione è un sotterraneo che pochi anni or sono si scoprì ne Comune di Gioiosa Marea…” – Nella “Geografia d’Italia”di Gustavo Strofanello si legge: “Poco lungi dall’abitato di Gioiosa Marea, presso il mare, fu scoperto un sotterraneo….”
Nel 1981/82 sono stati eseguiti all’interno della Grotta due brevi interventi esplorativi dando alla luce materiali preistorici relativi alle culture di “Diana” di “Piano Conte” e di “Piano Quartara” località dell’isola di Lipari da cui prende il nome la ceramica, oggi esposti nel Museo “Paolo Orsi” di Siracusa.
Allo stato attuale non è possibile risalire alla natura dell’insediamento della Grotta e quindi si richiede la necessità di eseguire degli interventi mirati ad approfondire le indagini. E’ da tenere presente che la facile accessibilità ha favorito in passato l’insediamento umano.
E’ stata avanzata una istanza di finanziamento all’Assessorato Regionale Beni Culturali ed Ambientali con la quale si chede l’approvazione del progetto intitolato “DAL BUIO ALLA LUCE” (Prog,13613 del 29/09/03) volta alla fruibilità delle Grotte.
Nell’Agosto 2005 l’Amministrazione Comunale di Gioiosa Marea si è fatta carico di effetture degli interventi atti a poter rendere fruibile parte dei locali.
Antiquarium “Gioiosa Guardia”
Il piccolo Antiquarium Comunale è stato allestito all’interno dei locali dell’ex Biblioteca dislocati in pieno centro urbano, lungo la Via Umberto I°, asse stradale principale della cittadina. Esso si compone di una grande e ampia sala espositiva e di due ambienti funzionali alla struttura.
L’Antiquarium è dedicato al sito antico di Gioiosa Guardia, un insediamento protostorico progressivamente ellenizzato individuato negli anni ottanta su un terrazzo delle pendici orientali del Monte Meliuso e intende offrire al visitatore tutte le informazioni necessarie sull’abitato antico e sulle presenze archeologiche note nel territorio prossimo.Il percorso espositivo, dimensionato agli spazi disponibili, , si snoda all’interno della sala con andamento anulare rispetto ai grandi contenitori, utilizzati per lo stivaggio delle granaglie, sistemati su pedane al centro del vano.I reperti esposti documentano tutte le fasi di vita dell’abitato: da quella protostorica, con reperti databili tra il Bronzo finale e l’età del Ferro (vtr. A) e quella greca (VI-IV) sec. a.C..), con oggetti che costituivano l’arredo domestico di alcune delle abitazioni più compiutamente esplorate (vtrr. B e C) e il corredo di alcune sepolture (vtr D) databili nel corso del IV Sec. a.C.L’esposizione include anche una bella ricostruzione didattica di un telaio per la tessitura della lana.
Tra gli oggetti in mostra si segnala :
• Nella vetrina A – la grande piastra d’argilla proveniente da una capanna dell’età del Ferro.
• Nella vetrina B – un posto di rilievo ha la bella cuspide di giovellotto in bronzo con decorazione dipinta a peandro, rinvenuta all’interno del vano 10, assai ben conservata. Nella stessa vetrina si segnalano la grattugia in bronzo dal vano 9, i numerosi pesi da telaio e il vasellame del magazzino -vano 14.
• Nella vetrina C – il grande cratere a colonnette, purtroppo frammentario, ma di ottima fattura, del vano 20 si presenta senza dubbio come un vaso di pregio.
• La vetrina D – contiene tutti i corredi delle sepolture rinvenute nei livelli di crollo e distruzione dell’abitato. Tra gli oggetti di corredo si segnala la lekane a figure rosse della prima metà del IV sec. a.c., attriibuita al “Pittore di Adrasto” o comunque alla sua cerchia.
Il Museo di Arte Sacra progettato in collaborazione tra il Comune, la Parrocchia San Nicolò e la Diocesi, è altro luogo qualificante del Museo diffuso in diocesi. Organicamente collegato col Museo diocesano, si relaziona con i numerosi beni culturali e con le varie testimonianze di rilevante valenza artistica presenti in Gioiosa Marea e nei comuni dei Nebrodi e della Costa Saracena.
Tratto da GIOIOSA MAREA – Storia Note Immagini, Comune di Gioiosa Marea, 1980)
Fonte: www.comune.gioiosamarea.me.it