Fumata bianca, e il resto è ormai storia. Dopo un anno il ricordo restituisce alla memoria attimi di gioia incontenibile. Ancor prima che la parola ne svelasse la grandezza, qualcosa di amabile c’era già in quell’uomo dall’aspetto goffo e simpatico. Non si conoscevano il nome, la provenienza, l’accento, eppure quel volto trasmetteva una tenerezza inspiegabile. Pochi istanti e poi il nome: Francesco. La rivoluzione era appena cominciata. Da quel momento la Chiesa ha cambiato rotta. Sta imparando ad uscire per strada, ad aprire le porte agli imperfetti e ai bisognosi del perdono di Dio, ad allargare gli spazi e a ridurre le distanze, a non giudicare, a non condannare, ad accogliere senza discriminare. Papa Francesco è ultimo tra gli ultimi. La forza del suo pontificato sta nell’esempio, nella capacità di vivere il Vangelo con coerenza e coraggio. Senza timore segue il consiglio di Francesco d’Assisi: “Predicate il Vangelo con la vita e, se fosse necessario, anche con le parole”. Lui non ha portato un’idea di pace, ma la pace, nella questione Siria per esempio. Non predica l’amore, ma manifesta questo sentimento in ogni suo gesto. Non dice: “Siate poveri”, piuttosto vive in semplicità la sua stessa vita. Niente fumo negli occhi.
Il mondo lo stava aspettando.
Valentina La Ferrera
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