San Filippo del Mela si adagia sulle pendici dei Peloritani settentrionali, tra le verdi colline alberate che degradano ad ovest verso il torrente Mela e si affacciano ad oriente sul Floripotema. Dai rilievi si ammira lo scenario del Tirreno, di Milazzo e delle isole Eolie. Il paese conta circa 7500 abitanti, distribuiti nel centro urbano, posto a 123 metri di altitudine, e nelle quattro popolose frazioni di Cattafi, Archi, Corriolo e Olivarella.
Dal punto di vista economico, fin da epoche lontane, San Filippo, conobbe le più intensive colture di uliveti, agrumeti, vigneti e dei più svariati alberi da frutto e piantagioni, che erano le uniche fonti di economia. Oggi questo tipo di attività è ancora attivamente praticata con l’ausilio di serre, in seguito alla costruzione della Centrale Termoelettrica dell’Enel, il territorio si è sempre più arricchito di insediamenti industriali.
Le frazioni
ANGELI Questa borgatina dista circa 1,5 km. dal centro. Prende nome da un’antica chiesetta dedicata a S. Maria degli Angeli che sorgeva all’interno di “U Bagghiu” di normanna memoria.
ARCHI Dista a 4,5 km. dal centro. Risale alle antichità classiche, anzi addietro, in occasione degli impianti dell’Enel nel corso dei lavori sono venute fuori una ventina di tombe a cappuccina. Spiritualmente, prima della seconda guerra mondiale, la gente del territorio di Archi dipendeva dalla Chiesa madre di S. Filippo, ma sotto il governo di Mons. Luciano Geraci (1937-39) fu creata in Olivarella la nuova parrocchia dell’Immacolata, e in tempi più recenti, in vista del rapido incremento industriale e demografico della zona, anche quella di S. Maria della Catena di Archi.
CATTAFI Questa frazione del Comune è a circa 2 chilometri, sulla strada interna che da San Filippo porta a Pace del Mela. Cattafi inferiore è tutto sui bordi di una strada che porta alla statale 113 e che verso la fine del caseggiato prende anche il nome di Cucugliata. Cattafi superiore sorge poco più ad est, sulla strada di Pace del Mela. Viene detta volgarmente “U Quartiere”, denominazione che si rifà all’aquartieramento di un corpo di cavalleria spagnolo dislocato nel feudo di Cattafi durante l’assedio di Milazzo 1718-19.
CORRIOLO Dista 3 km dal centro. Questo villaggio è dislocato in gran parte lungo la statale. I numerosi reperti archeologici, affiorati indicano almeno in parte, il luogo ove il villaggio anticamente sorgeva, si ritiene che il greco “korion”, l’attuale Corriolo, risalga ad un periodo che va dal VI al III sec. a.C..
Cenni storici
In molte zone del territorio comunale sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici d’epoca greco-romana. Tra le varie ipotesi che sono state avanzate, alcuni studiosi collocano in contrada Reilla il tempio di Diana Facellina o una sua dipendenza (l’Artemisio) e ad Archi, precisamente alla foce del torrente Floripòtema, il canale navigabile che nell’antichità costituiva l’imbocco del Nauloco, un ampio bacino capace di ospitare le 300 navi di Sesto Pompeo che il 3 settembre del 36 a.c. si scontrarono e furono sconfitte a largo delle acque di Milazzo dalla flotta di Ottaviano Augusto.
Secondo la tradizione, riportata dallo storico Rocco Pirri, agli inizi della conquista normanna dell’isola (1082-1088), il Conte Ruggero d’Altavilla, avendo conseguito nella zona di Milazzo una decisiva vittoria sugli arabi, fece costruire un monastero (non più esistente) di monaci basiliani e una chiesa dedicata a San Filippo.
All’abate del monastero, che era uno dei componenti del braccio ecclesiastico del Parlamento siciliano, fu riconosciuto il diritto angarico di riscuotere dai contadini del feudo la ventesima parte del loro raccolto. Il 9 marzo 1094, il monastero e le terre di San Filippo, originariamente assegnate al vescovo di Messina, passarono sotto la giurisdizione della nuova diocesi di Patti e successivamente alla Prelatura di Santa Lucia.
Nel secolo XV la comunità monastica venne a mancare, non si sa se per mancanza di vocazioni religiose o per sopraggiunte difficoltà di ordine economico. Un catastrofico terremoto del 1542 seminò rovine e morti per tutta la Sicilia. Nel 1547 e nel 1576 si ebbe un micidiale attacco di peste, che da Messina si estese fino a S. Lucia, dove trovarono la morte circa cinquemila persone. Privo della sua comunità basiliana, il cenobio si avviò rapidamente verso la sua completa rovina.
Con la legge del 10 agosto 1812, i nati del comprensorio di S. Filippo si registrarono, fin dal 1820, allo stato civile di Santa Lucia.
Fu il Regio Decreto del 16 ottobre 1853 a sancire la nascita ufficiale del Comune autonomo di San Filippo. Con la creazione del Comune, non immediatamente fu conseguita la completa autonomia e indipendenza anche nel campo dei beni patrimoniali e demaniali, a cui il paese aspirava. Infatti, I confini tra i due Comuni vennero fissati con Regio Decreto del 15 novembre 1858.
Riguardo alla denominazione ufficiale da dare al Comune, si verificarono non poche incertezze prima di giungere a quella definitiva. Il primo timbro del Comune, recava la dicitura municipalità di San Filippo. Veniva così a cadere l’antica denominazione San Filippo di S. Lucia. Fu dal 1877 che venne usato in modo definitivo San Filippo del Mela. II primo sindaco fu Don Luigi Carrozza.
Durante l’epopea dei Mille, nei giorni che precedettero l’epica battaglia di Milazzo (20 luglio 1860), le zone di Archi e Corriolo furono al centro degli scontri tra l’esercito borbonico e le truppe garibaldine comandate dal Generale Giacomo Medici. Molti filippesi presero parte agli eventi bellici e in contrada Angeli venne approntato un ospedale per soccorrere i feriti. Emblematica è la testimonianza dello scrittore milazzese Giuseppe Piaggia, che così descrive una fase dello scontro di martedì 17 luglio:
“…e due compagnie della brigata Medici, sotto il comando del colonnello Simonetta, accompagnate con piccoli drappelli di messinesi, e cacciatori delle Alpi, e campagnoli di Camastrà e S. Filippo, occupavano le colline che costeggiano a sud la strada provinciale poco prima degli Archi, e parte della gente medesima portavasi sù colli trà quali il summenzionato torrente ha corso a lato sud del villaggio di Corriolo“.
Due lapidi, una datata 1892, posta sulla facciata del palazzo in passato sede della Società Operaia, in via Garibaldi, e l’altra posta nella facciata di un vecchio palmento nella villa Formigari a Corriolo, ricordano il passaggio dell’eroe dei due mondi e gli storici avvenimenti. Il 21 ottobre 1860, con 506 “si” e nessun “no”, San Filippo votò la sua unione al Regno d’Italia. Il censimento, compiuto l’anno dopo, registrò 2825 abitanti.
Nell’Ottocento secolo il territorio filippese era ricoperto da numerose colture di vigneti, oliveti, agrumeti e alberi da frutto.
Grande importanza, inoltre, rivestivano l’allevamento del bestiame e la produzione della seta. Intorno alla metà del secolo, poi, molte donne praticavano l’attività di filandiere.
Particolarmente diffuse erano anche le industrie della calce e del gesso.
Nel 1870 il paese contava 2867 abitanti e attraverso la realizzazione d’importanti opere pubbliche, diventava sempre più armonico e migliorava il suo tenore di vita. La prima scuola, anche se in edifici privati, inizia nel 1873 al centro e nel 1877 nella frazione di Corriolo.
II 17 novembre 1889 venne deliberato un fondo per la costruzione della stazione del tranvia a vapore ad Olivarella che raggiunse grande importanza per traffico di merci ma anche movimento di passeggeri provenienti da tutti i centri vicini. L’esercizio tranviario durò un quarantennio e quando fu abolito, la stazione di Olivarella divenne casa cantoniera dell’A.N.A.S.
Nel 1890, nella frazione di Archi, venne inaugurata la stazione ferroviaria e nel 1894 fu istituito il servizio del telegrafo. Quattro anni dopo venne realizzata la rete idrica interna e nel 1923 i vecchi fanali a petrolio che illuminavano le strade del paese vennero sostituiti da un nuovo impianto ad energia elettrica.
Finalmente il 1° ottobre 1930 veniva inaugurato il nuovo plesso scolastico, primo nei paesi vicini.
Nel 1940 tutta la gioventù valida, ed anche non pochi anziani della prima guerra mondiale, fu chiamata alle armi. Ne fu coinvolta anche la popolazione civile. Nel paese se non vi fu distruzione di abitazioni, molti furono i pericoli e le sofferenze specie nell’imminenza dell’invasione delle forze anglo-americane. Bunker in cemento ed altri apprestamenti difensivi furono costruiti e tenuti da reparti militari al centro urbano, ad Olivarella e in contrada Sorgente. Non mancarono mitragliamenti aerei e lungo la statale saltarono i ponti sul Mela e sul Floripotamo, minati dalle truppe tedesche in ritirata.
Il primo sindaco dell’era repubblicana fu il Dottor Salvatore Carlo Cannistraci, che resse le sorti del Comune dal 1946 al 1966.
Dopo si sono alternati numerosi sindaci ed alcuni commissari, nell’amministrare il Comune, fino ad arrivare all’attuale sindaco Dott. Giuseppe Cocuzza. Oggi San Filippo del Mela è una cittadina in costante sviluppo industriale, artigianale e commerciale ma rimasta comunque legata alla sua storia e alle sue tradizioni.
Arte
Lungo il corso Garibaldi sorge l’ex Palazzo Comunale, in stile neoclassico, edificato alla fine dell’Ottocento sullo spazio precedentemente occupato dalla casa ospizio dei frati cappuccini e inizialmente adibito a edificio per le scuole elementari. Subito dopo si scorgono Piazza Duomo e la pregevole facciata della Chiesa Madre dedicata ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo.
L’edificazione della Chiesa Madre fu iniziata dall’architetto Giovan Battista Vaccarini, abate di San Filippo dal 1758 al 1768, e venne portata a compimento verso la fine del medesimo secolo dall’Abate Domenico Gargallo. Essa sorge sulle vestigia dell’Antica Abazia Basiliana, di cui oggi non rimane alcuna traccia. Dal 1968 è retta da una comunità dei Frati minori conventuali di Sicilia. Il luogo di culto, oltre all’antica statua lignea di San Filippo d’Agira (XVIII sec.), custodisce quelle della Pietà (1964), 24.06.2007 Artigiano, della Madonna del Carmelo, (XVIII sec.) e del Cuore di Gesù (1933).
All’entrata della chiesa, sulla destra, è posto un bel fonte battesimale in marmo (1935). Dietro l’altare maggiore si ammira una grande tela che raffigura la Vergine col Bambino e gli apostoli Filippo e Giacomo (XVIII sec.), mentre nella sagrestia si trova un dipinto che rappresenta “il primato di Pietro” (XIX sec.).
Sempre sul corso Garibaldi, si incontra la chiesetta di Sant’Antonio da Padova, un tempo intitolata alla Madonna Odigitria dove non vi sono dati precisi sulla sua costruzione.
Vi sono conservate le statue di Santa Teresina, dell’Addolorata (1904) e quelle molto antiche della Madonna del Rosario e dell’Ecce Homo, opera in gesso di notevole spessore artistico. Sopra l’altare è posta la statua di Sant’Antonio da Padova (1947).
Immettendosi nella stradina a fianco della chiesa, si raggiunge un piccolo spiazzo da dove è visibile una raffinata edicola che contiene un antico quadretto dell’Addolorata (XVII sec.), restaurata nel 1995 grazie all’intervento dell’UPCF. Un tempo anche questa edicola era dedicata alla Madonna Odigitria. Nelle immediate vicinanze si trova il caratteristico “catoiu”, che fino al XVI secolo funzionò da sepolcreto del casale.
Poco distante, in Piazza Liberazione, sorge il Monumento ai Caduti. Nella centrale Piazza Francesco Paolo Fulci si affacciano il vecchio plesso scolastico elementare e il villino Fulci, che presenta sulla facciata un bassorilievo in marmo raffigurante “le virtù italiche”.
Proseguendo si imbocca la Via Crispi, nella quale si erge la piacevole e moderna architettura del nuovo Palazzo Municipale (1996). Piazza Fulci e Piazza Duomo rappresentano il principale punto d’incontro per i giovani, mentre gli anziani si ritrovano al Circolo Operaio Indipendente, fondato nel 1912. Chi cerca un po’ di tranquillità, si può immergere nella pace delle graziose e lussureggianti oasi dedicate a San Pio da Pietrelcina e a San Francesco d’Assisi.
Una bella strada panoramica é dedicata a Charlie Chaplin, ricordato nella targa marmorea come “il poeta del sorriso”.
Facilmente raggiungibili sono i caratteristici borghi rurali di Pancaldo (in territorio di Santa Lucia del Mela) e Faraone (in territorio di Milazzo), che conservano il loro fascino.
Fonte: www.comune.sanfilippodelmela.me.it