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Ode a Lucia Annibali

Lucia AnnibaliIl 1 Aprile del 2014 il Circolo della stampa di Pesaro ha premiato Lucia Annibali, avvocatessa 36enne emblema della misoginia corrente e della forza dirompente. Lucia il 16 marzo del 2013 aveva ricevuto in faccia un getto di acido. Commissione affidata dall’ex a due bravi, raccattati al mercato della delinquenza locale. L’individuo che per non sporcarsi le mani aveva vilmente demandato ad altri la vicenda, è stato condannato a vent’anni e in sede giudiziaria si è pure difeso adducendo, con omissioni e mezze parole, principi cari ai tanti che considerano la donna una cosa da usare a proprio piacimento. Il figuro in questione desiderava semplicemente cancellare l’identità della sua non più “cosa” e per farlo, ricorreva a pratiche assai in voga, presso gli integralisti fanatici della supremazia maschile sul creato. “Ammazzarla non basta. Bisogna lasciarla vivere con il marchio del padrone e signore, impresso sulla viva carne per sempre” questo è il principio ispiratore. L’acido ha deturpato orribilmente il volto di Lucia che rischiava la cecità e prima ancora la vita e che, alle trecento persone ospiti della cerimonia, ha mostrato le diapositive a colori della sua faccia corrosa. L’acido ha rivelato al mondo una donna capace di lottare per riprendersi la libertà. La libertà di vivere con una faccia sfregiata in un mondo di belli, la libertà di affrontare un sistema fallocentrico capace di inchinarsi solo alle vittime preferibilmente morte, la libertà di dire alle donne calpestate: rialzatevi si può sconfiggere la prepotenza e la pochezza dei meschini, la libertà di scuotere le menti intorpidite delle ben pensanti, indignate per l’eccessivo uso della parola femminicidio “perfettamente sovrapponibile a omicidio” e no mie care, no perchè è proprio ed è solo della cultura maschilista il bisogno di rompere il giocattolino che non si vuole più, ma che nessun altro deve più avere. Sveglia! La bellezza è negli occhi di chi guarda e il tuo volto strappato e fiero è, ai miei occhi, bello. Bello assai Lucia.

Gabriella Grasso

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