Entrata in vigore la riforma dell’ente intermedio chiediamo a Massimo Greco un aggiornamento sulle modalità attuative con particolare riferimento al costituendo consorzio di comuni ennese (anche in considerazione che non abbiamo più notizie della “cabina di regia” sorta ai tempi degli ultimi giorni di Pippo Monaco alla Presidenza alla Provincia regionale di Enna, con a “capo” il Presidente dell’Università Kore, Cataldo Salerno.
Questa riforma sarà un bene o un male per il territorio della provincia di Enna
La riforma è pessima complessivamente ma credo che non abbia più senso continuare a contestarla, rischieremmo di perdere tempo prezioso. Va invece visto il lato potenzialmente positivo del nuovo modello istituzionale. Cioè quello di sviluppare un ragionamento con tutti i comuni del centro Sicilia per arginare il fenomeno della progressiva desertificazione sociale ed economica incentivato dallo sviluppo delle Città metropolitane di Catania e Palermo.
Il documento firmato nei giorni scorsi dai 40 Sindaci sembra andare in questa direzione.
Esattamente, la sottoscrizione di questo documento ha una importanza strategica perché, in disparte la formalità istituzionale di estendere i confini del territorio della provincia di Enna attraverso la creazione di un nuovo consorzio di comuni, pone le basi per l’attivazione di politiche relazionali finalizzate ad uno sviluppo condiviso delle aree interne della Sicilia. Progetto al quali in tanti hanno sempre pensato ma nessuno è mai riuscito a concretizzare.
Dopo la stagione dei Patti territoriali, dei PIT, dei PRUST e dei PISU con quali strumenti si potrà promuovere la coesione sociale ed economica all’interno del consorzio?
Intanto partendo dalle risorse che ogni comunità dispone, mettendole a sistema in un unico progetto che vede coinvolti tutti, compresi quei territori che, per loro sfortuna storica, non possiedono risorse proprie su cui fare leva per lo sviluppo locale. Occorre, quindi, fare emergere tutti i tratti distintivi dello “stare assieme”. In sostanza non può essere una cena goliardica tra i Sindaci del costituendo consorzio a determinare il gioco di squadra. Ai comuni di Acquedolci, Caronia ecc… va offerta una progettualità. Parafrasando una canzone, “se stiamo insieme ci sarà un perché”, ma se questo perché non c’è o non ci sarà, sarà molto difficile indurre le rispettive comunità locali a fare una scelta di questo tipo.
Ad esempio cosa potrebbe unirci a questi comuni?
La storia insegna che le comunità si cerano allorquando i gruppi sociali sono accomunati dai medesimi interessi. E questi interessi possono essere diversi: economici, culturali, geografici, etnici, antropologici ecc… Ma questi interessi, che spesso rappresentano l’humus per un processo identitario, non sono cristallizzati ma mutevoli e dimensionati alle continue trasformazione sociali ed economiche dei territori. Un esempio per tutti è quello della strada Nord-Sud. E’ evidente che una infrastruttura di queste dimensioni e di questa portata potrebbe aggregare attorno alla stessa comunità geograficamente distanti e distinte. Ma poi ci sono tante altre esperienze e reti di relazione tra le varie comunità locali che in un progetto di questo tipo andrebbero fatte emergere e convogliate.
Ma chi dovrebbe fare tutto questo?
Intanto i Sindaci promotori ben potrebbero istituire un gruppo di lavoro che si occupa di questi temi e poi non dimentichiamo che nel nostro territorio disponiamo dell’Università Kore che, nel dare la propria disponibilità a contribuire alla creazione di questa aggregazione territoriale della aree interne, dispone di specifiche risorse professionali di ambito accademico.
n.d.r. Scusate, non vogliamo entrare nel merito di quanto sopra, ma abbiamo grossi dubbi nel potere pensare che una città come Santo Stefano di Camastra (ed anche altre) possa avere convenienza ad abbandonare Messina per venire ad Enna, anche nel senso di tempi di percorrenza stradali.