Mentre c’è chi lotta per sconfiggere lo stereotipo femminile, che umilia ogni donna normale per il solo fatto di non essere una bellezza da copertina, c’è pure chi impegna ogni minuto di ogni singolo giorno per annichilirsi. Si chiamano disturbi dell’alimentazione o per meglio capirci: anoressia e bulimia e chi c’è l’ha difficilmente ammetterebbe di essere malato. L’anoressia, per semplificare così scriverò, è una vero e proprio stile di vita: una filosofia della disciplina e dell’autocontrollo che passa attraverso il peso corporeo, il digiuno a oltranza, il vomito autoindotto (con le mani o con qualunque altra cosa ci si possa infilare in gola), l’uso continuo di lassativi, l’abuso di liquidi per togliersi il senso della fame e per tenere le mani impegnate a tavola. Gli altri: genitori, medici di famiglia e farmacisti di fiducia, amici e professori, gli altri i non malati insomma, i sani che per paura, vergogna o disinteresse non danno peso alla “cosa” fingono di non capire fino a che la “cosa”gli esplode in mano. Il web è il luogo virtuale nel quale il popolo degli adepti si ritrova, per scambiarsi consigli su come vomitare senza farsi scoprire o come digiunare senza darlo a vedere.
I siti pro-ana ad esempio sono pagine personali o anche blog nei quali ragazze e sempre più frequentemente ragazzi, inneggiano ai disordini alimentari come forma di potere su di una vita che non va esattamente come loro vorrebbero e mentre il foodporn bulimizza i media, vomitando prodotti su prodotti addosso ai consumatori, loro: i malati, sentono il mondo sfuggire. La preoccupazione degli adulti non sempre corrisponde all’attenzione che quei bimbi non ancora adulti richiedono e allora non trovando altro a cui aggrapparsi, loro: i malati, si tormentano il corpo: contando e ricontando il numero di calorie o preoccupandosi di rimettere fino a vedere il sangue «e anche questa volta sono sicura di aver vomitato tutto xké è uscita la solita kiazza abbondante di sangue rosso vivo… ormai non mi spaventa più ci ho fatto l’ abitudine… » o tagliuzzandosi per punire una volontà debole che ancora una volta ha ceduto al richiamo del cibo.
«Sono un po’ di giorni che non scrivo e questo perché mi si è rotta la bilancia quindi non ho la minima idea di quanto peso e sto letteralmente impazzendo! E’ una cosa bruttissima non avere il controllo di quello che mi succede e devo trovare una soluzione anche perché non è proprio il periodo giusto per comprare una nuova bilancia!». «Io non ho la bilancia, per misurare i progressi mi faccio una foto ogni 10 giorni e le confronto e provo dei vestiti che prima mi stavano stretti per vedere se entrano meglio :)”. E’una comunità che si chiude in un mondo che venera un disturbo. Un mondo che ha delle regole ben precise, racchiuse in un decalogo diffuso da numerosi blog ProAna:
1. Se non sei magra, non sei attraente;
2. Essere magri è più importante che essere sani;
3. Compra dei vestiti, tagliati i capelli, prendi dei lassativi, muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra;
4. Non puoi mangiare senza sentirti colpevole;
5. Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo;
6. Devi contare le calorie e ridurne l’ assunzione di conseguenza;
7. Quello che dice la bilancia è la cosa più importante: perdere peso è bene, guadagnare peso è male;
8. Non sarai mai troppo magra;
9. Essere magri e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e autocontrollo. Pagine personali, storie comuni che assai spesso finiscono male.
“Sono una ragazza di 16 per niente a suo agio con il proprio corpo, aiutatemi, ve ne prego..!”
“Vi prego di dare una mano anche a me, sto impazzendo cavoli, ho fatto 5 mesi che non ero sicura di niente tranne di quello che mangiavo, il minimo per restare in piedi, e molte volte nemmeno quello, adesso ho perso tutta la forza di volontà, sono stata imboccata e obbligata a mangiare, ho ripreso kili, e mi sento una merda, ma anche se continuo a dirmi: “ora non mangi” appena torno a casa da scuola mi trovo sempre piatti pronti e già preparati e riscaldati, e immancabilmente si siede mio padre di fronte a me a guardarmi mangiare.
ragazze se continuo così impazzisco, mi sento morire, AIUTATEMI!”
Ricordare, a loro: ai malati, che la vita è una sola non serve a niente, dirgli che rischiano parecchio, l’amenorrea che può diventare sterilità ad esempio, serve anche meno e allora in attesa che si creino o si potenzino i centri di aiuto e assistenza per le MALATTIE sopra descritte, chiudiamo con un post scritto da una malata consapevole di esserlo: “WARNING: questo sara’ un post stupido. Perche’ mi gira cosi’. Cose tipo “Distruggi cio’ che ti distrugge” oppure “Ricorda che la bulimia sara’ un ricordo”. Lo so che a molte di voi piacciono, per molte di voi sono d’aiuto, e lo so che sono una decorazione carina per le pagine del diario pro-recovery e/o della stanza della clinica. Ma a me stanno un po’ sulle palle. E vi spieghero’ perche’. Mi stanno sulle palle come mi stavano sulle palle i cuoricini che le mie compagne di classe delle elementari mettevano sulle i. Come le dediche sul diario di scuola (16 che mi vuoi bene 15 vorremmo sempre bene 6 la mia migliore amica). Che ci volete fare, sono nata acida e moriro’ acida. Qualche dottore in passato ha perfino tentato di convincermi che rifiutando questi precetti non faccio altro che dimostrare che sono ancora legata al mio disturbo alimentare. Stronzate. Non credo che non voler fare un cartellone rosa con scritto “Io sono piu’ forte della bulimia” equivalga a voler mangiare/vomitare per il resto della vita. Quindi no, non c’e’ nessuna ragione bulimica recondita per questo odio, e’ solo che sono acida e moriro’ acida, con o senza disturbo alimentare. Lo so che alla fine avete ragione voi, che auto-convincerci che si guarira’ e’ utile, che ripetere le proprie affermazioni quotidiane ti porta a crederci e a farle diventare realta’. Che pensare positivo e blablabla. Pero’ boh. Con me non hanno mai funzionato. Anzi, se devo essere completamente onesta, con me hanno solo avuto l’effetto contrario: ogni volta che dopo aver riempito quaderni di frasi d’auto-incoraggiamento ricadevo nella bulimia mi sentivo ancora peggio. I quaderni diventavano l’emblema del fallimento. Nella mia mente bulimica colorata solo in bianco e nero non esisteva (e non esisterebbe tuttora) il “questi sono ancora validi la prossima volta che cerco di guarire”.
Senza contare che poi le frasi pro-guarigione mi suonano troppo come le frasi pro-anoressia. Ripetersi “mangia sano” invece di “non mangiare”. Per qualche ragione, preferirei che la tecnica che uso per guarire sia diversa dalla tecnica che ho usato per ammalarmi. Mi rendo che quella e’ la psiche umana, non ci si puo’ tanto girare intorno, e se una cosa funziona in un verso perche’ non dovrebbe funzionare nell’altro. Perche’ non usare la tenacia per stare bene, dopo che la si ha allenata ammalandosi. Avete perfettamente ragione – pero’ io volevo guarire diventando piu’ indulgente con me stessa.
Poi ovviamente, come mi risponderete voi, ci sono inspirational quotes diverse, e alcune effettivamente ti dicono che devi essere piu’ indulgente con te stessa (devi essere indulgente) o altre cose semi-sensate. Alcune ti dicono che “Sei bella a qualsiasi peso” e per carita’, siamo tutti d’accordo: anche se poi, per me personalmente, leggerlo mi fa solo partire un mega-sospiro di sufficienza piuttosto che farmi pensare che sono sempre e comunque figa.
Pero’ vabbe’. Intanto buona guarigione, ricordatevi che siamo piu’ forti dei disturbi alimentari, ce la possiamo fare e la bulimia porta solo malinconia”.
Gabriella Grasso