Chi conta sul futuro – sovente s’inganna
Antonio Maria Gianelli nasce il 12 aprile del 1789, la domenica di Pasqua, a Cerreta, in provincia di La Spezia, da Giacomo e Maria; fu battezzato il 19 aprile. La sua infanzia fu serena assieme agli altri 5 fratelli; la sua è una famiglia contadina che lo forma ad una vita semplice, essenziale, austera, che lo aiuta ad aprirsi ai valori autentici, ad una vita genuina. Dal padre impara la bellezza della carità verso i poveri a cui dona anche il poco cibo (“la bocca l’hanno anche i poveri”) e dalla madre le prime preghiere ed i rudimenti della dottrina cristiana e la sera la famiglia si riunisce per il Rosario. Da piccolo impara che tutti siamo chiamati ad essere santi, che tutti possiamo diventarlo se lo vogliamo, e che il cammino verso la santità si percorre nel quotidiano. Questo stile di vita più tardi chiederà alle sue “Figlie spirituali”. Inizia i suoi studi sotto la guida del parroco: 5 km da casa che il piccolo Antonio percorre a piedi tutti i giorni sia in primavera che d’inverno sotto il vento o la pioggia che gli minano la salute, spesso scalzo per non consumare le scarpe; alla sera rincasa carico di fascine di legna per il fuoco e passa la serata dedicando il tempo allo studio alla luce fioca del focolare perché la famiglia non può permettersi di avere molto olio per la lampada, tanto che un giorno il maestro ha da stupirsi di come scrive male i compiti, mentre in classe ha un’ottima calligrafia. Fino ai 18 anni la sua vita trascorre tra studi, preghiera, catechismo, lavoro e opere di carità. Con l’aiuto di una ricca signora di Genova, proprietaria dei terreni coltivati dai suoi genitori, entra nel seminario di Genova. Nel maggio del 1812 è ordinato sacerdote. Insegnante di retorica, trascorre i suoi primi anni di sacerdozio in un lavoro intenso e appassionato specialmente per la buona formazione dei giovani sacerdoti. A Chiavari, egli è un prete per tutti, attento alle necessità degli ultimi: sia dei loro bisogni materiali che di quelli spirituali. In questi anni di servizio la carità lo porta a pensare in grande. Il bisogno di provvedere è forte, non può non compromettersi, o stare a guardare. A tutto e a tutti vorrebbe dare una risposta. Per questo cerca collaboratori: là dove non arriva lui possono arrivare altri e così, da quest’urgenza interiore, da questo zelo pastorale per il suo gregge, sono nate le “Figlie di Maria SS.ma dell’Orto”; questo nome è stato dato perché la Congregazione è nata all’ombra del Santuario di Chiavari. Antonio Maria Gianelli afferma che il suo unico modello è Gesù, Buon Pastore, ed Egli stesso lo è stato come Prete, Fondatore e Vescovo. Viene nominato Vescovo di Bobbio il 6 maggio 1838, ma neanche questo difficile ministero appaga in lui il grande fuoco missionario: accresce infatti, con zelo instancabile, il suo coinvolgimento nelle missioni popolari. Consumato dalle fatiche apostoliche, più che dalla malattia, muore a Piacenza, all’età di 57 anni, il 7 giugno del 1846, così povero da non lasciare nemmeno i soldi per la sepoltura. Il corpo del Vescovo Gianelli partì da Piacenza in una semplice bara, posta in un carretto funebre, trainata da cavalli e mestamente attraverso la valle fino a Bobbio, attorniata senza fine di continuità da due ali di folla, giunte ad omaggiare il loro “Santo di Ferro”. Dopo i solenni funerali in Cattedrale fu sepolto nella cripta nei Sepolcri dei Vescovi accanto a suoi predecessori. In seguito le sue spoglie vennero trasferite nella contigua cappella a lui dedicata riposando in una preziosa urna trasparente sotto l’altare sempre nella cripta del Duomo di Bobbio. Al momento della ricollocazione delle spoglie mortali, il muratore si accorse che la cassa non era stata sigillata bene, ma, apertala, ne trovarono miracolosamente il corpo intatto. Papa Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922), nel 1920, dichiarò l’eroicità delle virtù praticate da Antonio Maria Gianelli; questi fu dichiarato Beato da Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) il 19 aprile del 1925.
Il 21 ottobre del 1951, il Venerabile Pio XII(Eugenio Pacelli, 1939-1958) nel proclamarlo Santo affermò: “Un Vescovo che lo zelo pastorale divora”. Il 4 giugno del 2000 è stato nominato Santo patrono di Bobbio.
Significato del nome Antonio : “nato prima” o “che fa fronte ai suoi avversari” (greco).
Oggi si celebrano anche:
S. Colman (sec. VI) di Dromore (Irlanda), Vescovo e abate
SS. Pietro, Valabonso, Sabiniano, Vistremondo, Abenzio e Geremia, Martiri († 851)
S. Roberto di Newminster, Abate cistercense († 1159)
B. Anna di San Bartolomeo (1549-1626), Carmelitana Scalza
B. Maria Teresa de Soubiran La Louvière (F), Vergine, fondatrice († 1889)
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Jesus Christus, heri et hodie, ipse est in saecula!
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1930 William Chalmers inventa il Plexiglas. Il chimico canadese realizza il primo vetro di plastica, lastra trasparente sintetica (polimetil-metacrilato) che è infrangibile e consente di essere formata nel modo desiderato. La sostanza verrà commercializzata con i marchi di Plexiglas e di Perspex.
1848 Paul Gauguin
1940 Tom Jones
1958 Prince
1971 Geri Halliwell
proverbio
Bacco, tabacco e venere riducon l’uomo in cenere
accadde oggi
1654 Luigi XIV viene incoronato Re di Francia
1966 il quartier generale della Nato viene trasferito a Bruxelles
1977 a sorpresa, 7 voti bloccano al Senato la legge sull’aborto
1981 aerei militari israeliani bombardano e distruggono una centrale elettica in Iraq. Secondo le autorità di Tel Aviv, nell’impianto venivano prodotte armi nucleari
frase celebre
“Strappa all’uomo medio le illusioni di cui vive, e con lo stesso colpo gli strappi la felicità”
Ibsen, L’anitra selvatica
consiglio
Per trasportare un mazzo di fiori
Per trasportare un mazzo di fiori non incartato senza sciupare i petali e i pistilli, lo si avvolga in un foglio grande di carta di quotidiano leggermente inumidito
cosa vuol dire
Perdere le staffe
Perdere il controllo di sé
L’immagine è presa dal cavaliere che, perdendo le staffe, perde l’equilibrio e rischia di cadere dal destriero
consiglio per terrazzo orto e giardino
Rinnovare la pacciamatura
Lo strato pacciamante che avevamo posato per la difesa dal freddo e in seguito incorporato con i lavori primaverali, ritorna in estate di grande utilità, sia per frenare l’evaporazione del terreno, con risparmio di acqua e di tempo per annaffiare, sia per mantenere aerati e sgombri da erbe i sottochioma. Per la pacciamatura delle piante acidofile, come l’ortenzia, l’azalea, il ridodentro, la camelia, ricordiamo di impiegare terriccio di castagno o di erica.