Un grande economista osannato negli Stati Uniti, che fu l’uomo chiave per risollevare l’America dalla “Grande crisi del ‘29”. Era un nicosiano praticamente sconosciuto a Nicosia, la città dalla quale era emigrato insieme al padre nel 1886. Ferdinand Pecora, tra i più illustri e celebri personaggi della storia dell’economia e della finanza mondiale era nato a Nicosia, ma la sua città non gli ha mai dedicato alcuna attenzione. Non esiste una strada a lui dedicata, non si è mai tenuto un convegno su un uomo il cui rigore sarebbe, in questi anni di crisi, una possibile direzione da seguire e neanche gli studenti delle scuole superiori lo conoscono, benchè si tratti di una figura che potrebbe essere d’esempio per i giovani per la dedizione, l’impegno, la voglia di studiare ed emergere. Anzi perfino un concorso per le scuole che da anni si svolge a Nicosia organizzato dalla Uil che quest’anno era anche dedicato alla sua figura, per la prima volta ha dovuto “espatriare”, anche se si è svolto a Roma.
Questo nicosiano famoso nel mondo ma sconosciuto ai suoi concittadini è stato il riformatore della finanza americana che con le sue riforme del Securities Act del 1933 attivò le politiche di protezione degli Stati Uniti per ben 60 anni dopo il crollo della Borsa di Wall Street del 1929. Pecora mise alla sbarra il gotha della finanza facendo chiudere oltre 100 Borse illegali. Il presidente Rooseevelt in persona, il padre del New Deal, lo invitò a fare giustizia per il bene del Paese contro i “bankster“, ossia i banchieri gangster che avevano scombussolato le regole del mercato finanziario con la complicità dei vertici politici dell’epoca. Pecora era nato a Nicosia il 6 gennaio 1882, e aveva 4 anni quando partì per l’America insieme al padre Luigi, ciabattino, e la madre Rosa Messina, casalinga. La loro destinazione era il quartiere di Brooklyn a New York. Un genio che riuscì a laurearsi in legge lavorando di giorno e studiando la notte e che è diventato il più illustre nome della finanza americana. E’ solo a lui che si deve la nascita della “Security and Commission” che ha regolato le operazioni di Borsa e protetto gli investitori dalle frodi e la divisione tra le banche commerciali e banche di investimento prevista dal “Glass –Steagall Act”. A lui ed al suo altissimo senso dell’onestà si deve anche una diversa percezione degli italiani in America allora identificati come “gente di mafia”. Pecora continuò a fare il giustiziere dei banksters per un anno e mezzo come membro della nuova Sec sotto la direzione di Joseph Kennedy e nel 35 Roosevelt lo nominò giudice della Corte Suprema di New York. Il “Time” gli dedicò la copertina nel giugno del 1933 poiché le sue inchieste galvanizzarono gli americani grazie alla sua stupefacente memoria, intelligenza e oratoria. Pecora fece sì che le sue udienze in Senato si trasformassero in un vero e proprio processo che tenne incollato alla radio l’intero Paese. Un uomo che oltre a trovare soluzioni alla Grande crisi, fu anche un profeta del futuro che si prospettava se la finanza avesse proseguito sulla via della speculazione. Aveva ammonito nel suo libro pubblicato nel ’39 che un altro ’29 era possibile e avverte “la gente dimentica e un giorno ascolterà nuovamente gli appelli suadenti della Borsa. La Finanza più si rafforza più si rifiuta di cambiare”. Morì novantenne nel 1971 e Wall Street gli tributò grandi onori. Michael Perino docente della St. John’s University School of Law di New York ha pubblicato il saggio” The Hollhound of Wall Street” ( Il demonio di W.S) che ricostruisce le vicende del personaggio ed ha conquistato cinque stelle nella classifica dei libri più letti d’America. Una figura di grande attualità che del quale la città che gli diede i natali dovrebbe andare orgogliosa.
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