Dopo una ennesima lunga nottata di tregenda sul Palazzo dei Normanni si stende la quiete, chiusi gli uffici dei Gruppi Parlamentari, finiti i capannelli dentro e fuori l’aula, liberati i giornalisti dalla tremenda fatica dei lavori d’aula… arriva l’estate. Ma che estate è?
Intanto è l’estate di un Governatore che nel breve giro dei due anni dal suo rivoluzionario insediamento è riuscito a:
Rinsaldare la servitù militare della Sicilia verso gli USA con la costruzione del mostro MUOS alla faccia ed alla salute dei siciliani, primi fra tutti i suoi concittadini Geloi;
Chiudere stupefacenti accordi con le multinazionali delle trivelle consentendo di riportare indietro l’isola persino a prima del martirio di Enrico Mattei, oggi si trivella ovunque e comunque pure per estrarre poche gocce di catramazzo laido;
Non far nulla a Termini Imerese che, dopo aver dovuto rinunciare a qualsiasi futuro turistico, (e chi conosce Termini può facilmente immaginare come senza quel chilometrico squallore di Area Industriale, sarebbe stata una seconda Taormina), oggi rinuncia anche a qualsiasi possibile ulteriore presenza industriale.
Lasciare nella più assoluta anarchia l’intero settore dell’energia e dei rifiuti, un far west che neanche il magistrato/assessore, infine cacciato dalla giunta, è riuscito a sedare. Buchi per centinaia di milioni di Euro, discariche come unica strada per lo smaltimento, interessi leciti e, soprattutto illeciti di tutti i tipi…
Innescare i peggiori meccanismi di conflitto sociale soprattutto nelle aree del precariato, consentendo così a chi in quel precariato pesca, di ritrovare forza, aderenze sociali, massa critica, ne è ultima dimostrazione l’incendio dei Monti della Conca d’Oro, catastrofica carbonizzazione del paesaggio di una già massacrata Palermo felix.
Consentire allo stato di intascarsi tutto il dovuto con un accordo transattivo che lascia la Sicilia in brache (bucate) di tela, tant’è che per giungere alla terza finanziaria si va ad accendere un nuovo mutuo per quasi sessanta milioni di Euro, tanto, paga cappiddazzu.
Cancellare qualsiasi risorsa per quel che potrebbe essere l’unico vero motore produttivo siciliano, ovverossia il Made in Sicily (Natura/Cultura/Tipicità delle produzioni).
Disarticolare le province regionali e sostituirle con pachidermi commissariati ad hoc da crocettiani ed amici, innescando lotte di campanile anacronistiche e intestine soprattutto nella già immiserita Sicilia centrale.
Certo, non tutto è negativo, se una valutazione positiva va fatta si deve fare per dei pezzi della giunta che, a questo punto, ci chiediamo come siano ancora là, vista la fine del valido Cartabellotta, silurato istericamente proprio nel momento più importante del suo breve mandato.
La lode va a Mariarita Sgarlata, già Assessore all’Identità Siciliana, che dopo aver trovato il disastro più assoluto creato dal Direttore Gesualdo Campo, ha riportato la macchina in condizioni accettabili ed ha persino portato alla linea di partenza alcuni dei più importanti Parchi Archeologici, primo fra tutti quello di Siracusa. Oggi, non si comprende bene per quale motivo, l’Assessore non è più all’Identità ma segue l’altro campo bombardato del territorio ed Ambiente, lì ha già depositato il nuovo DDL su Parchi e riserve, atteso da 33 anni e spera di iniziare l’iter per le nuove, attese aree naturali protette.
Comunque, da oggi, il circo va in ferie, nell’arena i resti pronti alla decomposizione, di tante grandi e piccole sicilianità. I carnevali, di Sciacca e Acireale, l’Autodromo di Pergusa ma anche i cadaveri della rivoluzione, gli smembrati corpi di alleanze, illusioni, ideologie, politiche che, il “rivoluzionario” Rosario, che si firma sol con il nome, è finalmente riuscito a far fuori.
Ci chiediamo, ma era questo che voleva? Ma era questo che avevano immaginato di fare Lui, Lumia, gli otto donne ed uomini del listino, sì, quelli scappati in altre formazioni alla prima avvisaglia di possibile asilo? Certo tutto questo non lo volevano i siciliani, proprio così caro Rosario, non lo volevamo, quindi, tu che puoi, fatti le vacanze, divertiti, rilassati, vedi di riflettere sul da farsi, noi ci attrezzeremo per comprare il pane, che altro non si può, e, fiduciosi, aspetteremo l’unica cosa che da te adesso ci serve… le dimissioni.
Antonino Testalonga