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Noir d’agosto. Di Palermo, visse nel ‘600, e’ l’assassina in cima alla lista dei Serial killer

veleni e pozioni   Probabilmente sono in pochi a sapere che per numero di vittime, in cima alla lista degli assassini seriali, c’è una cortigiana di Palermo Giulia Tofania, giustiziata a Roma nel 1659, insieme alla figlia e ad altre persone, con l’accusa di avere avvelenato solo nella capitale, 600 persone, per lo più uomini. Un destino segnato quello dell’avvelenatrice figlia di Tofania D’Adamo, una “magara” accusata di avere assassinato con il veleno il marito ed altre persone. Tofania venne giustiziata a Palermo il 12 luglio del 1633.  Anche i complici Francesca Rapisarda e Pietro Di Marco finirono sul patibolo, la prima venne decapitata mentre al Di Marco venne riservato il pubblico supplizio, squartato nella pubblica piazza. Giulia, che secondo alcune fonti era figlia di Tofania, secondo altre, invece, era la nipote della “magara”, aveva lasciato Palermo dopo l’esecuzione della condanna a morte di Tofania. Descritta come una donna bella e affascinante, prende il nome di Giulia Thofania, e vive per qualche tempo a Napoli poi si sposta a Roma dove diviene una nota cortigiana ma anche una fattucchiera molto ricercata. La più prolifica serial killer della storia, perfezione il metodo della madre e, anche grazie all’amicizia con un farmacista, mette a punto una pozione che presto diventa ricercatissima dalle donne romane che vogliono liberarsi di mariti, amanti, parenti scomodi. La pozione diviene nota come “Acqua di Tofania” o “Manna di San Nicola”. La ricetta “perfetta” sarebbe stata messa a punto da Giulia nel 1640. Un mix ben dosato di antimonio, piombo, atropina estratta dalla Belladonna, in dosi tali da causare un avvelenamento lento, progressivo e letale. Su Giulia Thoafania, gravavano da tempo molti sospetti, anche perchè  amava avvelenare personalmente gli uomini. La donna viene però denunciata da un “sopravvissuto” alla sua letale pozione. Riuscita a fuggire all’arresto rifugiandosi in un monastero, venne comunque catturata poco dopo e rinchiusa in carcere. Sotto tortura confesso 600 avvelenamenti, negando sempre, però, di avere operato anche a Napoli. Con lei vennero arrestate anche la figlia, Gerolama Spera ad un gruppo di donne alcune apprendiste della fattucchiera e altre con l’accusa di avere utilizzato l’acqua di Tofania per eliminare i mariti. Condannate a morte vennero giustiziate a Campo de’ Fiori nel 1659.

animazione 3 -Giacobbe grande

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