Agira, antichissima cittadina, famosa per aver dato i natali ad uno dei maggiori storici del mondo antico, Diodoro, rischia di ritornare alla ribalta per quanto sta accadendo tra le pittoresche stradine del quartiere delle “Rocche”.
Stradine queste che si narra siano di età saracena, piccole, contorte, sino a qualche tempo fa pregne delle voci di una popolazione rurale e intensamente legata alla sua identità. Gente, quella agirina. Agira, affascinante eppur dimenticata, con un panorama mozzafiato godibile dall’alto della cima del monte Teja, tra i ruderi del castello ed i pochi resti dell’acropoli greca.
In questi giorni, alla folta schiera dei disoccupati agirini, è arrivata la notizia, insperata e accolta con grande sollievo, dell’apertura dei cantieri di lavoro. Finalmente un po’ di olio nei secchi ingranaggi delle famiglie.
Che si fa? si pensa a ripristinare la salita al castello? Si pensa a sistemare le aree periferiche? Si pensa a intervenire all’ingresso da Sud, lasciato in balia del nulla, con la splendida centrale elettrica sottoutilizzata e il “riparo Longo” manco segnalato ai turisti? No, si pensa, invece, a sostituire la pavimentazione del quartiere delle Rocche, l’unica rimasta in ciottoli e catene laviche, con una pessima e del tutto inopportuna pavimentazione in mattonelle moderne, si dice di colore rossastro…
Qualcuno insorge, è il “solito” ingegnere Elio Pistorio, famoso antagonista del collega sindaco e fulcro di tante battaglie (non di rado perse ma ben combattute) per la salvaguardia dell’identità del paese.
Però il Pistorio lo fa per politica, si vocifera in paese, lo fa perché va contro Tano (il Sindaco per antonomasia giunto al suo terzo mandato), quindi non è detto che abbia ragione. Silente, o almeno così pare, il locale circolo legambientino, tutto preso dal suo ruolo di centrale operativa di protezione civile, silente la società civile agirina, ammesso che ne sia rimasta traccia.
Le carte finiscono in Soprintendenza, ad Enna e da queste si giunge ad un sopralluogo diretto, ad eseguirlo due funzionari della Soprintendenza (uno dei quali è l’Arch. Mameli, dirigente della Sezione Architettonica) il presidente del Consiglio comunale Luigi Manno e i tecnici comunali ing. Guido Gagliano e geom. Alessandro Buscemi, quest’ ultimo progettista dei lavori.
Non sappiamo cosa abbiamo pensato i due funzionari, ma preso atto dello stato dei lavori e confrontato gli stessi con il progetto a suo tempo vistato dalla Soprintendenza, hanno dichiarato che: “la scelta della pavimentazione utilizzata rispetta la consolidata modalità tecnica utilizzata per la riqualificazione dell’intero quartiere”.
Attenti cari lettori, non si dice che la scelta rispetti la tecnica tradizionale utilizzata, ma quella scelta per la riqualificazione. Come dire, facciamo conto che il Sindaco di Riobello in Alpe, decida di sostituire la pavimentazione tradizionale in porfido con una pavimentazione in mattonelle bituminose, si concede di procedere in quanto la stessa è consona alla scelta operata! Ed allora, io mi chiedo, ma cosa ci sta a fare la Soprintendenza?
Ho come l’impressione che qualcosa non torni più, e me ne rammarico non poco, ho come l’impressione che anche la scelta criticatissima dal Gotha della cultura italiana di “congelare” i Soprintendenti sia un segnale pesantissimo, una minaccia bella e buona, per chiunque tra loro avesse in animo di porre non già un bastone ma un tenero grissino, di quelli del tonno, tra le ruote di ingranaggi della politica.
Che poi non mi si venga a sciorinare la manfrina, pessima, del Manno, che il tutto è per i lavoratori, bollerei questa scelta con parole finenti tutte in … ate, infatti ai lavoratori si poteva far fare sia l’acciottolato che l’ammattonellato, anzi, il ricreare manovalanze capaci di esprimersi nelle antiche tecniche avrebbe consentito ad alcuni di loro di “abbuscarisi u pani” anche alla fine dei cantieri, di questa ennesima tragica, dolorosissima elemosina verso la dignità offesa e vituperata della gente siciliana.
Allora, caro Soprintendente, Lei che è persona di passione e conoscenza, si scongeli, dia una spallata alle pastoie e, prima che da Palermo giunga l’out out, freni le scelte di sindaciotti e co! Se lo fa saremo con lei, briganti e brava gente!
Antonino Testalonga
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